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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0404

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703

MEGARA HYBLAEA

704

A datare dal quinto secolo di Megara non rimase altro
che il nome (').

B) Le esplorazioni e gli studi.

11 primo a rivendicare nel cinquecento il nome e
l'ubicazione di Megara fu l'erudito Fazello, il quale
nelle sue Deche dell'historia di Sicilia (trad. Kem.
La Farina. Palermo, 1629 p. 69) scriveva: « Dopo
« l'Alabi, quasi un tiro di fromba si trova una fonte
« copiosissima di aqua dolce, della quale se ne porta
« con certe barchette nella città (di Augusta). Soprasta
« a questa fonte ed alla bocca del fiume Alabi (il Can-
« tera) quasi un tratto di mano una città rovinata,
« la quale da una banda è bagnata dal mare, le cui
<i muraglie, e' havevan di giro un miglio, fatte di
« pietre grandissime e riquadrate, che si vedono sparse
« qua e la, e le vestigia delle meravigliose habita-
« tioni, che ancor oggi si vedono fanno indubitata fede,
» che questa era la città di Megara ». Se si consideri
che il diligente Fazello scriveva la sua opera nel 1558,
e che allora ancora erano visibilissimi gli avanzi delle
mura e degli edifizi di Megara, vuoisi conchiudere
che sopratutto dal secolo decimosesto in giù sieno state
manomesse le reliquie monumentali della città, proba-
bilmente e precipuamente col proposito di trarne i
superbi massi per le fortificazioni della propinqua
Augusta, in modo analogo a quello che nello stesso
tempo toccò ai monumenti di Siracusa. La notizia del
Fazello toglie di mezzo anche l'altra questione sulla
priorità della scoperta di Megara, la quale lo Schubring,
come dirò più sotto, avoca, ma non giustamente, a se.

Il Cluverio nella sua pur sempre monumentale Si-
cilia antiqua (Leyden 1691 p. 131 e segg.) raccolse i
luoghi degli scrittori antichi intorno a Megara, discu-
tendone anche parecchi criticamente, ma non pare, che
nelle sue peregrinazioni insulari fosse giunto sul posto
della città, perchè non fa menzione di sorta dei suoi
avanzi monumentali.

(!) Se V^AXajiùv nóXig (ZixeXicts) xal norciftòg, ló; Ar^rjrqiog
èv avviavviioig, di Stefano Bizantino, s'abbia ad identificare con
Megara, ^6 questione che dipende dall'identificare o meno l'Alabo
col Cantera attuale. In ogni caso la notizia si riferirebbe a tempi
molto anteriori all'epoca di Stefano, la cui autorità, del resto,
è molto equivoca.

Non così l'accurato osservatore e topografo D'Amico,
il quale {Lexicon iopographicum siculum, Palermo,
1757 voi. I, 2, pag. 26) afferma di aver visto, alla
metà dello scorso secolo, « apud s. Cosmanum ingentis
turris vestigia » vestigia oggi scomparse, se non sieno
i ruderi sui quali è eretto l'angolo nord-est della casa
colonica del sig. Alfio Vinci; nella località poi de-
nominata Scala de Gigia (o. c. p. 247) egli notò
« frequentia sepulchra », che sono probabilmente i
sepolcri della necropoli sicula di Costa Gigia, e lì
accanto, nel punto denominato « La Muraglia » egli
vide « rudera substructionis ac murorum reliquias nec
« leves, antiqui Megarensis sive Hyblensis municipii
« cuiuspiam monumenta » Di non molto maggior
valore è il risultato della visita fatta alle rovine di
Megara dai viaggiatori Saint-Non (2) e Giovanni Houel;
quest'ultimo nel suo Voyage pittoresque des iles de
Sitile, de Malte et de Lipari (voi. Ili, p. 68 Paris
1785) così scriveva: « Au port appelé la Cantra,
« autrefois celui de Megare, j'observais de belles
« assises antiques de très-grandes pierres en talus, de
« la longneur de 80 pieds, et quelque fois de 12
« pieds d'epaisseur. Un aqueduc m'a fait juger qu'il
« y avoit autrefois près de là un reservoir, ou cet
« aqueduc amenoit l'eau des montagnes voisines. A un
« demi mille plus loin il y a une grosse tour antiquo
« de pierres. On voit 3 milles au midi un autre aque-
« due; il n'est pas à plus d'un mille de la mer. Il
<• étoit très grand ; il apportoit vraisemblablement des
« eaux à la ville de Megara ». L'Houel ha dunque
visto ancora in piedi porzione del muro urbano di
Megara; ma l'acquedotto che egli crede d'aver tro-
vato o non è antico, od oggi non esiste più ; la torre
sarà quella già segnalata dal D'Amico, e l'altro grande

(!) Il D'Amico menziona pure una memorietta intorno alle
antichità di Megara che un Bartolameo Albani affidava alle
stampe nel momento in cui egli scriveva; essa fu cercata da
me, invano, in tutte le biblioteche pubbliche della Sicilia, ed
anche di Roma. Pare non abbia, effettivamente, mai vista la luce.

(2) Saint-Non, Voyage pittoresque ou description des roya-
mes de Naples et de Sicile (Paris, 1786), IV voi. p. 319 «Nous
« trouvàmes effectivement une si grande quantité de matoni, que
« nous ne pùmes douter qu'il n'y eut dans ce lieu d'anciennes

u constructions.....Nous crùmes cependant découvrir, à force

« de chercher, la trace des murailles de l'ancienne Megare ; elles
" sont demolies jnsqu'au niveau du sol, mais on peut encore juger,
« par ce que l'on voit, que la ville étoit quarrée et très petite ».
Osservazione questa esattissima.
 
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