Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

DOI Artikel:
Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0411

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
717

LA TOPOGRAFIA

718

nicipio e questi si riunirono a quelli di Megara clic
si trovano collocati nell'armadio IX nella sala della
ceramica; in Catania ed in Melilli io stesso comprai
varie testine, idoletti e monili di argento per conto
del Museo di Palermo, ove ora si trovano esposti ; i
vasi e la ceramica confusi in altre collezioni, ed i
monili fra le argenterie moderne provenienti dalle abo-
lite corporazioni religiose.

Finalmente verso la fine del 1888 riapparvero in
Catania e nella stessa Siracusa oggetti di scavi, e cioè,
frammenti di vasi ed altri monili di argento ; questi
ultimi furono venduti ad un orefice, gli altri, come cose
di poco valore, vennero offerti in vendita al Museo na-
zionale di Siracusa e furono comprati per poche lire.
Dal loro tipo si riconobbe subito la provenienza, molto
più che i venditori, essendo contadini che coltivano le
terre di proprietà del sig. Schermi e del sig. notaro
Vinci, proprietari dei terreni della Cantera, interro-
gati dichiararono che il sig. notaio Vinci, durante
taluni lavori agricoli, aveva scoperto delle colonne di
una forma che non seppero definire.

Constatato il fatto, se ne fece rapporto al Regio
Governo ed al sig. Prefetto della provincia, commen-
datore Tamajo, il quale profittando dello arrivo in
questa città del Regio Commissario per le anti-
chità di Sicilia, principe di Scalea, combinò assieme
all'ispettore degli Scavi e Musei, dottor Paolo Orsi,
una visita a Megara, avvisandone in procedenza ì
proprietari.

In quella visita locale si constatò che esistevano
taluni pilastri ottagonali nelle terre del detto sig. Vinci,
e che in quelle del sig. Schermi si erano fatti diversi
scavi clandestini, non già casuali o per lavori agri-
coli, ma invece per andare in cerca di oggetti antichi
all'insaputa del proprietario. L'importanza della sco-
perta dei monumenti e della Necropoli di una antica
città greca, fondata nell'ottavo secolo a. C, non si
potea più porre in dubbio, od appoggiato il rapporto
dal Prefetto e dallo stesso Regio Comnii>s;u-io, la Di-
rezione generale di antichità e belle arti fu solle-
cita ad ordinare la riprosa degli scavi, procedendo
ad una convenzione con i proprietari mediante talune
modalità.

Fatto ciò si cominciarono contemporaneamente i
lavori il 14 gennaio 1889 nei terreni del citato notaio
Vinci ed in quelli del sig. Schermi, sotto la nostra

direzione, con l'assistenza del R. Ispettore dott. Paolo
Orsi e del R. soprastante degli scavi, sig. Edoardo
Caruso.

Epperò nelle terre del sig. Schermi subito si ri-
conobbe che la superficie assegnata per gli scavi era
stata sfruttata dai cercatori di anticaglie, e quindi tutto
il personale si concentrò nel terreno del citato notaro
Vinci, ove nel 1879 ed anteriormente si era consta-
tata l'esistenza della Necropoli occidentale di Megara
Hyblaea.

La prima operaz'ono fatta in questa ripresa di
scavi, fu di collegarli con i procedenti e nello stesso
tempo scoprire i limiti settentrionali di essa necro-
poli, ed il suo comiuciamento dalla città, non ancora
precisato.

Le tombe subito apparvero disposte con molta re-
golarità, ed il solerte sig. Orsi le descriveva nume-
randole, notandone l'orientazione, la giacitura degli
scheletri e la posizione delle suppellettili in esse tro-
vato, lavoro lungo e penoso, ma che serviva bene alla
formazione del giornale dei travamenti ed alla con-
statazione dei pozzi archeologici.

Fra gl'intervalli dei numerosi loculi di tufo cal-
care simili a quelli da noi scoperti nel 1872 in Se-
linunte (vedi Bollettino della Commissione di Anti-
chità e Belle Arti di Sicilia, agosto 1872, n. V, tav. II,
pag. 11 a pag. 16. Tipi dei sepolcri delle due Ne-
cropoli, Manicalunga e della Galera Bagliaszo) si
rinvennero molte tombe a capanna di tegole in terra-
cotta e varie olle di argilla, nel cui interno si rac-
chiudevano ossa umano combusto e piccoli vasi.

I sarcofagi di tufo, come quelli di Selinuute, per la
maggior parto si trovavano coperti ; i grandi, con tre
grossi pezzi intagliati in modo da coprire l'intero lo
culo, altri coperti da duo pezzi, ed i più piccoli da un
solo; quasi tutti questi coperchi erano costantemente
fiancheggiati da ciottoli conficcati a cunei in giro e
murati con calce, onde impedire la filtrazione di
acqua o di terra. Questa cautela però non valse con
lo scorrere dei secoli, dappoiché scomposta, la mura-
tura e rimossi i pozzi dallo aratro durante i continui
Livori agricoli, l'acqua unitamente alla terra filtrava
(lui.ro i sepolcri; per tale fatto essi rinvenivansi, per la
maggior parte, pieni di torriccio finissimo, ad eccezione
di quelli a pila, costruiti di un sol pezzo. I grossi la-
stroni murati, come si è detto, con molta cura, si
 
Annotationen