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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0432

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MEGARA HYBLAEA

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un più opportuno ancoraggio a legni più grossi ; aveva
però l'inconveniente marittimo di essere esposta in
pieno ai furiosi venti di levante, e quello militare di
trovarsi alla punta estrema della città, e solo parzial-
mente dominata dagli spalti; di più il piccolo corso
d'acqua che mette foce in essa la assoggettava ad un
lento ma continuo interramento.

Data quindi per la infelice postura topografica di
Megara la impossibilità d'avere un buon porto ('),
l'unico scalo militarmente e nauticamente acconcio po-
teva trovarsi al nord dell'attuale faro, dove, in fatto,
esso fu costruito.

La banchina constava di quattro filari di pezzi
poderosi, attualmente della lunghezza complessiva di
m. 24,50 ; ma tanto a destra come a s. essa è incom-
pleta o perchè i pezzi sono stati levati, o perchè pro-
fondamente insabbiati. Un pezzo isolato, ancora in posto
a m. 9 J- dalla estremità ovest del primo filare, da-
rebbe un totale di m. 34, che in ogni modo reputo
sempre assai al di sotto del vero. Che dalla testata di
oriente si spiccasse un muraglione, o gittata {%à>na,
%riXrj) destinata a chiudere un tratto di mare, formando
un vero porto artificiale, non oserei affermare (2), es-
sendo troppo superficiali le esplorazioni da me fatte
sul fondo del mare, coperto di melma e di alghe;
ma, ove si voglia proprio ammettere per Megara un
piccolo porto, è necessario supporre l'esistenza di una
gittata, che dalla punta del Faro Cantera entrasse nel
mare nella direzione di nord, legandosi colla banchina
da me scoperta.

In ogni modo, ad onta della scarsezza degli avanzi
in parola, non è senza interesse studiare la costru-
zione di un manufatto marittimo arcaico, certo tra i
più antichi che si conoscano. Ho detto che esso con-

(!) La mancanza di un porto militarmente e nauticamente
sicuro non fu certo una delle ultime cause della debolezza costante
di Megara. Già fin dal loro primo arrivo in Sicilia pare che i Me-
garesi non possedessero navi proprie (Eforo in Strabone VI,
p. 267c), nè mai assursero a potenza marittima di qualche conto;
per qualche tempo furono pirati, mai dominatori del mare.

(2) Il primo requisito per avere un Xiurjv era sempre a
rintracciarsi nella conformazione della costa, per modo che un
punto di essa s'avesse potuto adattare a bacino con l'aggiunta
di opere suppletorie di banchine, moli, gettate. Così sono co-
struiti i piccoli porti delle piccole città di Antissa, di Eresos,
di Mitilene e di Metymna, che sono tra i meglio conosciuti nella
attuale scarsezza di nozioni sulle opere portuali dei Greci (Kol-
dewey, Die antiken Baureste der Insel Leslos, untersucht und
aufgenommen. Berlin 1890, p. 5, tav. IV, VI, Vili). Anche Cla-

stava di quattro filari di blocchi, messi tutti in te-
stata, tranne un filare intermedio di legamento, che
va per fiancate; esso rappresentava così uno spessore
di m. 5,30-5,50, molto considerevole e più che suffi-
cente per il bisogno cui era destinato ; poteva anche
essere maggiore, supponendo che un altro filare interno
sia stato completamente asportato, prestandosi assai
bene la minima profondità dell'acqua a tale opera-
zione ; i massi di calcare, presso che eguali, misurano
una profondità di m. 1,35-1,50 per 0,55-0,75 di lar-
ghezza ; essi sono squadrati con cura, e con maggior
cura allineati e connessi e così per le dimensioni come
per il sistema tectonico ricordano tosto il muro di
cinta urbano ; nessuna traccia nè di chiavi metalliche
di legamento, nè di cemento, indizio di molta anti-
chità (*)• I massi da me trovati spettano ai filari più
bassi, quanto dire alle fondazioni della banchina.

Dalla parto interna di questa e precisamente nel
terreno franoso dell'alta ripa alcuni massi che spun-
tavano dal suolo furono da me ripuliti e sgombrati
allo intorno; essi costituivano una filata di blocchi
messi per il largo, fiancheggiata da una messa per
lo lungo, della larghezza complessiva di m. 2,15, che
cammina quasi normalmente alla banchina ; ho potuto
metterli a nudo per m. 4,20 in lunghezza, ma essi
continuano ancora ad addentrarsi nel terreno di frana,
e credo, che dopo pochi altri metri di cammino arrivino
a toccare la viva roccia, mascherata appunto da terre
di scarico; tra queste si notano molti detriti di ter-
recotte arcaiche, e di fatto nel breve saggio da me
tentato fu raccolta una figurina muliebre ieratica del
sesto secolo, ed altri frammenti pure arcaici. Non posso
pronunciarmi sulla destinazione di questo braccio di
muro, che alla sua estremità dista m. 10 dal rettifilo

zomene, in modo molto analogo a Megara, aveva il suo piccolo
porto artificiale, chiuso da una gittata, dentro il grande porto
naturale o golfo di Smirne (Le Bas-Reinach, Voyage archéol.
dans la Grece et VAsie Mineure. Intin. tav. 72).

(!) Inchiavati e con riempimento di cemento ad ìfinXexiov
sono i massi della banchina di Mitilene (Koldcwey, Lesbos, p. 5,
tav. IV), che aveva uno spessore di m. 4,70 e si vuol far risa-
lire al quinto secolo. La banchina di approdo nel porto piccolo
di Taranto, che tale ritengo, piuttosto che muro di cinta, l'avanzo
segnalato dal Viola (nelle Notizie degli Scavi, 1881, p. 392),
è pure di grossi blocchi non cementati, ora esistenti sotto acqua
a m. 35 dalla riva. Non dissimile pare fosse la costruzione del
secondo porto del Pireo, denominato Zea (Milchofer in Bau-
maisters, Denkmaeler, voi. II, p. 1199).
 
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