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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0438

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MEGARA HYBLAEA

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dere la pietra delle cave vicine. Anche questo tipo
di sepolcro è frequente nelle necropoli elleniche
e sopra tutto in quelle, ove la roccia, mascherata a
grande profondità dalle alluvioni quaternarie, come
a Megara, non si prestava a ricevere i cadaveri dentro
incavi rettangolari in essa aperti.

I cassoni (goqol) di rozzi pezzi, siccome quelli che
esigevano minor spesa e lavoro, appartengono in genere
a gente povera, ed il loro contenuto lo conferma.

Scarsi, direi anzi eccezionali, i sepolcri a dado,
formati da un cubo di tufo incavato, per ricevere (di
rado dentro un'urna di rame) le ossa combuste (2).

I sepolcri di tegole alla cappuccina od a pio-
venti (xsQccfiswg doQoC) rappresentati da 20 casi accer-
tati, su 22 di tegole (2 a cassette?), costituiscono forse
gli esemplari più antichi del genere, diligentemente
esplorati ; la presenza di vasetti corintii segnalati in
taluni di essi fornisce la miglior prova, che prima di
esser stati in gran voga nella decadenza e nell'età ro-
mana, erano pure in uso nel VI", se non forse anche
nel VII0 secolo a. C. La costruzione a cassetta apparve
dubbia in due casi, ed in ogni modo dimostra la
maggior diffusione dell'altra maniera, più pratica e più
resistente allo schiacciamento (3).

Le anfore-sepolcri danno un rilevante contingente,
cioè circa oltre un quarto dell'intero; in taluni casi
servivano per ossa combuste di fanciulli ; per lo più a
raccogliere gli scheletrini di bambini e forse anco di
feti, introdottivi non già per la bocca capace, ma per
una lacerazione del ventre. Le minute e pazienti os-
servazioni da me fatte mi hanno permesso di rico-
noscere quasi sempre sul fondo dell'anfora avanzi delle

(') Al Fusco in Siracusa (Mauceri, Relazione sulla necro-
poli del Fusco, p. 6. Dagli Annali Istituto, 1877), sono per
lo più calati in un cavo della roccia. Si hanno a Selinunte
(Cavallari, op. c.j p. 10), Gela, Camarina, per non uscire dalla
Sicilia. Ad Aegae, p. e., sono rari i monoliti, frequenti quelli di
pezzi (Clero. Fouilles d'Aegae en Apolide nel Bull. Corr.Hell. 91
p. 219).

(2) Il Museo di Siracusa possiede parecchie di queste urne
in rame provenienti dalla necropoli del Fusco e dagli scavi di
Megara del 1879. Sono bacinelle quasi semisferiche, liscie, o
con un giro di rilievi lenticolari al labbro.

(3) Lo Stackelberger (Die Grader der Hellenen, tav. VII, 3
p. 41 ; Durm, Die Baukunst der Griechen, p. 243) afferma
in modo vago, che tali sepolcri di tegole a piovente sono al-
quanto più antichi di altri ateniesi a tegole lievemente curve;
ma è forse a Megara che se ne fissa per la prima volta la
cronologia dallo studio del loro contenuto.

sottili pareti craniali con poche altre ossa tubulari;
talora il cranio si disegnava nettamente nella terra
di penetrazione; le altre ossa sempre scarse, talora
appena avvertibili, per la facilità di decomposizione
in individui di pochi mesi o settimane (').

L'anfora era dunque il sepolcro dei bambini te-
nerissimi (2), per lo più dei poveri ; non sempre però,
poiché talvolta tali anfore si trovano collocate al di
sopra di sarcofagi, dove è a credere fossero tumulati
i parenti di condizione non ignobile; la mancanza
di residui craniali con dentizione sviluppata ci mette
in grado di affermare, che tali anfore, non più lun-
ghe di cm. 70, servissero quasi esclusivamente per
bambini di sotto di un anno.

Le grosse giarre {nid-oì) molto rare, hanno pro-
tetto i cadaveri di bambini di età più inoltrata, e
tanto si desume dal maggior sviluppo o dalla consi-
stenza degli avanzi scheletrici; il cadavere veniva di-
rettamente introdotto per la bocca, ostruita poi, al
modo stesso delle anfore, con un ciottolo od una sca-
glia (3).

Invece gli ossuari fittili servivano senza distin-
zione di età ad adulti e fanciulli combusti, probabil-
mente di modesta condizione ; se le loro famiglie ave-
vano il mezzo di consumare la xavcfig, non potevano
poi comporne gli avanzi altro che dentro un fragile
e disadorno fittile, il quale nei più dei casi era a forma

(!) Posso però con coscienza eliminare il sospetto, che tali
anfore, come fu notato in qualche altra necropoli greca (Pottier &
Reinach, La nécropole de Myrina, Paris 1887, p. 101), abbiano
servito per i banchetti e le libazioni funebri; in questo caso,
del resto, non si spiegherebbe la presenza in esse di suppellet-
tile sepolcrale.

(2) Per bambini servivano anfore nella necropoli arcaica di
Cartagine [Rev. Archéol. 1889,1, p. 166) e precisamente in quella
parte di essa che ha dato vasi dello stile geometrico. Nella
Grecia l'esempio più antico della deposizione di corpicini di in-
fanti in anfore è quello della grande anfora dell'Inietto (a. m. 1,10)
in stile del Dipylon, ora al Museo di Berlino (Furtwaengler,
Beschreibung der Vasensammlung in K. Antiquarium n. 56).
In epoca romana tale sistema diviene sempre più diffuso (Plinio,
H. N. XXXV, 46 « flctilibus doliis condì »), e si conoscono nu-
merosi esempi così di adulti (a Ravenna, Notizie degli Scavi
1889, p. 395) come di bambini. Presso le popolazioni galliche
della Provenza ed i Liguri della Liguria tale rito è in uso già
nel IIP sec. a. C. (Issel nel Bullettino di Paletnologia italiana
1885, p. 109, tav. IX).

(3) Il rito di seppellire i morti dentro giarre trovasi già
presso le popolazioni barbariche della Spagna (Siret, Les pre-
miers ages du metal dans le sud-est de VEspagne. Atl. tav. 35,
42, 46).'
 
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