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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0441

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LA NECROPOLI

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di oltre tomba per gli uni e per gli altri, è questione
che lascia aperto il campo a molte induzioni.

Il mobilio funebre, importante per la storia del-
l'arte, dei costumi, dei commerci (') e per la tecnologia
consta di:

I) Oggetti appartenuti al defunto in vita, e quindi
a lui cari, diversi secondo l'età, il grado e la posizione
sociale dell'individuo. La fanciulla e la donna scendono
nel sepolcro adorne dei loro vezzi di argento e bronzo
(xóa/xog yvvaixeìog), il fanciullo accompagnato dai suoi
giocattoli (naiyria), e come tali vanno considerate ta-
lune delle figurine fittili grottesche e la più grande
quantità dei vasellini ; l'adulto dei pochi vasi (lekythoi,
aryballoi, bombylioi, alabastra) che contengono gli un-
guenti, i balsami, le sostanze odorose. Di armi non un
solo esemplare, il che non basta a farci credere ad una
vita profondamente pacifica dei Megaresi, costretti
anzi per necessità politiche e topografiche, a star in
armi in terra ed in mare; forse i sepolcri militari
erano in altra parte, sovratutto se spettanti a cittadini
caduti in difesa della patria.

II) Vasi per profumi, ed altri destinati a
ricevere vivande; circa i primi basti ricordare ta-
lune rappresentanze vascolari, sopratutto di lekythoi
bianche (2), nelle quali vedesi il cippo funebre decorato
di tenie e di unguentari; ovvio quindi che si depo-
nessero anche dentro il sepolcro. Altri vasi come le
kylikes avevano servito alle libazioni, altri contenevano
pezzi di carnami, dei quali non rimasero che le ossa,
destinati o al viatico del defunto o ad ammansare,
come il pasticcio di miele ([isIitovttcc), l'ira di Cer-
bero (3) ; sopratutto nelle tombe infantili il fatto fu
constatato più volte, assieme a quello della presenza
di conchiglie eduli di varia specie. Qualche altro vaso
può in fine essere considerato come oggetto caro in
vita al defunto, come la grande anfora di tipo panate-
naico (sep. n. 311), forse premio ambito di qualche gara.

(») La grande maggioranza degli oggetti sono prodotti del-
l'industria greca, sia siciliana, sia continentale. Il commercio
orientale-fenicio è rappresentato da un certo numero di terra-
cotte, da vetri, pastiglie, ed argenterie.

(2) Collignon & Rayet, Céramique grecque p. 234; Monu-
menti dell'Istituto Vili, 45. Lechat, Elude sur Ics lécythes
blancs attiques à représ. funéraires p. 68.

(3) Blùmner-Hermann, Die griech. Privatalterthùmer (III ed.)
p. 368, p. 381, nota 2

III) Oggetti di carattere religioso e funebre, cioè
figurine fittili. Come debbasi veramente interpretare la
loro presenza nei sepolcri è ancora questione aperta ; sia
pure che il carattere delle terrecotte sepolcrali si debba
spiegare a seconda l'età ed il sesso del morto ('), non
di meno l'officio religioso della maggior parte di esse è
incontestabilmente provato (2). Tolti i giocattoli in-
fantili, delle altre terrecotte di Megara nessun'altra
è di carattere realistico. So bene che in necropoli di
età più tarda, come a Tanagra e Myrina, i soggetti
realistici non mancano, dirò anzi che sono numerosi,
ma certo è, che il rapporto di questi con quelli re-
ligiosi sta in proporzione inversa dell'antichità della
necropoli; anche le numerose maschere, trovate a
centinaia in tutte le necropoli dal 6° al 3° secolo
sono, verosimilmente, • non altro che delle effigi di
Demeter o Persefone.

Di codeste terrecotte della necropoli, non meno che
di quelle derivanti dallo scarico delle mura mi occupo
minutamente ai luoghi rispettivi. Per la generalità mi
basti qui notare, che in accordo collo stile dei vasi e
della restante suppellettile della necropoli, esse rappre-
sentano tutte l'arte nel suo periodo arcaico, di rado l'ar-
caismo raffinato. Prodotti analoghi, talora anzi identici,
si trovarono in altre necropoli della Sicilia, nell'Apulia, a
Rodi ed anche nella Fenicia settentrionale, a Cartagine
ed in Sardegna ; il quale fatto, rinforzato talora dalla
natura stessa dei soggetti orientalizzanti espressi da
talune terrecotte, può indurre nel sospetto che alcune
di esse sieno fenicie. Ma chi studi bene addentro la
loro origine artistica, la rintraccierà nelle colonie
greche dell'Asia Minore, le quali esercitarono tanta
influenza, da determinare nella stessa coroplastica fe-
nicia un periodo di imitazione dei modelli paleogreci ;
nulla osta però, anzi è certo, che a questa fase cor-

■ (') A questo risultato sarebbe giunto il Pottier col suo
studio: Quam oh causam Graeci in sepulcris figulina sigilla
deposuerint (1883).

(2) Per i sepolcri di Micene, fuori dell'acropoli, vedi lo
Tsountas 'Jyaaxcttpai xàqxov èu Mvxrjvaig ecc. Tav.IX. 15, 16.
Sono gli stessi e'itfioXci, creduti di Hera, che lo Schliemann
raccolse nei sepolcri dell'acropoli (Mycenes p. 136-141). In
tombe beote del periodo di transizione dal periodo di Micene
a quello del Dipylon si ebbero pure eidola di esplicito carat-
tere religioso (Boehlau, Jahrbuch des deutschen arch. Instit-
III, p. 343 e 344). Nelle necropoli poi dal sesto secolo in giù
l'uso ne è così generale, che non mette conto parlarne.
 
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