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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0459

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813

LA NECROPOLI

814

protoattici, fatti conoscere dal Boehlau, che colmano
la lacuna fra lo stile del Dipylon ed il vaso Fran-
cois, il nostro ha punti di contatto, ma anche di
divergenza nella rappresentanza del ventre. I Centauri
e le Centauromachie, di derivazione orientale, entra-
rono piuttosto tardi nei vasi, e sono alquanto rare (') ;
non di meno sono segnalate attraverso il periodo dei
vasi geometrici e delle laminette d'oro stampate, ma
nel nostro si dura poco a scorgere un periodo di più
perfetta elaborazione ed espressione di tutte le parti,
poiché le figure così umane come animali hanno già
perduto la secchezza scheletrica dei protoattici. Anche
lo stambecco o caprone pascente, barbuto, col lungo
corno, ed a testa chinata è passato dall'arte orientale
nella pittura vasaria protoellenica (2). La brocca me-
garese ha quindi molti punti di contatto e note sti-
listiche parziali comuni coi vasi rodii, protoattici, e
protocorinzii, per la comunanza che vi ha in tutti
codesti degli elementi orientali trasmessi alle singole
regioni per la mediazione delle colonie greche del-
l'Asia Minore- Tutto ciò ingenera naturalmente qualche
dubbiezza nel determinare il luogo di fabbricazione
del vaso. Ma vi ha di più. Anche le lotte dei Cen-
tauri, o fra di loro, o con altri animali, o coi Lapiti
sono un soggetto gradito della pittura vascolare ar-
caica, di diverse scuole e di vari centri (3).

Trattasi ora di conchiudere, se il vaso megarese •
sia o no fabbricato in Sicilia, e nell'uno come nel-
l'altro caso, se esso dipenda da fabbriche ionie (cal-

(') Enumerazione presso Boehlau, Jahrluch, II, p. 41.

(2) Nelle anfore di Melos, del genere di quelle fatte cono-
scere dal Conze (Boehlau,Eine melische Amphora nello Jahrbuch,
II, p. 212). Per lo stile protocorinzio basti citare le lekythoi
di finissimo lavoro del Museo di Berlino (Furtwaengler in
Arch. Ztg. 1883, X, I, Jahrluch, III, p. 247); lo si ha nelle
anfore tirenniche del VI secolo {Jahrbuch, IV, tav. 5, 6, 15)
da taluni credute protoattiche. Aggiungo i vasi rodii, a co-
minciare da quelli già noti (saggio in Collignon & Rayet,
Céram. grecque, fig. 28) fino ai bellissimi altri esemplari di re-
cente edizione (Furtwaengler nello Jahrbuch, I, p. 138-139) ; ad
attestare poi la origine orientale dello stambecco pascente basta
citare le phialai fenicie di Nimroud (Perrot et Chipiez, Hìstoire
de Vari, voi. Ili, fig. 407) ed una Wt>t] argentea di Cipro della
metà del secolo VI (Jahrbuch, II, 8, 2).

(5) In una delle hydrie di Phaleron due centauri strozzano
due caprioli ; uno di essi ha l'identico schema del nostro, poi-
ché col braccio d. spinto indietro brandisce un doppio ramo,
è ad avancorpo umano, ma scheletrico. La fig. centauresca è
trattata in modo molto analogo in un frammento arcaicissimo
dell'Etruria (Diimmler, Bollettino delVIstit. 1888, p. 178), con

cidesi, attiche), o corinzie, avuto riguardo ai centri di
fabbricazione proposti dall'Helbig e dal Furtwaengler;
noto, anzitutto, che il periodo di pittura cui esso
spetta è ancora alquanto oscuro, e non bene preparato
il terreno per una definitiva composizione dei gruppi.
Stilisticamente, ad onta di parecchie affinità dei pro-
toattici, se ne distacca sovratutto per il trattamento
non secco delle figure, e per le dimensioni ; il conte-
nuto stesso mitologico ci dice altresì, che tali scene
difettano nella pittura protoattica (poiché altro sono
le semplici figure isolate di centauri, altro le compo-
sizioni) e s'introducono alla fine del protocorinzio;
escluso l'atticismo con più verosimiglianza vi vedrei
una copia dell'ultima arte protocorinzia nel suo passag-
gio all'arte piena corinzia. In ogni modo copia, attese
le grandi dimensioni, le cattive tinte ed una certa
negligenza di disegno che lo distingue dagli originali
corinzii. Ora siccome il puro stile corinzio domina nel
secolo VII, e questo nostro vaso andrebbe attribuito
al finire del corinzio arcaico, non andremo errati as-
segnando ad esso almeno il principio del secolo VII,
per modo che esso resta in testa alla abbondante serie
dei vasi di fattura corinzia, siano dessi originali od
imitati, di Megara (').

2) Grosso bombylios cor. (alt. circa cm. 15 se in-
tero) con giro di foglioline sul bocchino, collo e fondo;
sul corpo una rappresentanza (animali ?) fra due larghe
fascio di fitte squamine. Tutto frantumato e guasto.

3) Saliera a forma di tricorno, con pomello nel

tre di tali mostri in lotta; sono ad avancorpo umano nel tipo
degli Apollini, e retrocorpo umano, ma il pittore ha dimenti-
cato di indicare i genitali ; il ramo brandito dal braccio spinto
indietro è uncinato, e stilizato come nei vasi di Melos, negli
ionici e protoattici, nei buccheri rossi e neri dell'Etruria, ove
frequentissime lo centauromachie, ed in altri vasi del VI secolo
della stessa regione (situla Castellani in Monumenti delVIstit.
X, 39, a rivista di altri in Schumacher, Jahrbuch, IV, p. 225).
La spada brandita dal Lapita combattente è pure di tipo
molto arcaico, e si richiama tutta agli esemplari in bronzo che
dal sud-est di Europa si diffusero nell'Ungheria e nel nord
(Naue, Die praehist. Schwerte, tav. V, 3 co ne offre una in
ferro, simile alla nostra, dei contorni di Atene, che è certo tra
le arcaicissime in tale metallo). Infine per tutte queste rappre-
sentanze veggasi l'esauriente articolo del Colvin, On rapresen-
tations of centauri in grcek vase paiting nello Journal ofhell.
studies, I, p. 107 e segg.

(!) Parecchi altri vasi consimili protocorinzii, d'imitazione,
di grandi dimensioni, furono da me visti sfuggevolmente nel
Museo Biscari di Catania, senza che abbia potuto rilevarne la
provenienza; però non cade dubbio sulla loro origine isolana.
 
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