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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0494

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megara iiyblaea

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che sotto si descrivono ('). — Bronzo. Uno spilletto a
capocchia discoidale. Cinque pallottine irregolarmente
sferiche, piene, dei diam. di inm. 17-20, probabilmente
destinate a qualche giuoco (2). Piccola sfera piena
(diam. mm. 30) attraversata da un foro longitudinale.
Sette palle ovolari di sottile lamina (asse m. cm. 13i)

tutte scomponibili in due metà; ognuna di queste è
munita nel suo margine di tre linguette in lamina
per introdurre e fissare in essa la metà corrispondente;
esse spettavano a qualche sferista, in questa tomba
sepolto, e ciò tanto più verosimilmente, in quanto lo
aq>ai()l£iiv delle gare ginnastiche non era soltanto pre-
diletto da fanciulli od efebi, ma ancora da uomini
adulti (3).

Sep. CCXVII. — Ossuario ad anfora contenente
un'olla gr. e due tazzine zonate in pezzi.

Sep. CCXVIII. — Idem, a contatto del prece-
dente; nell'interno, sul fondo, un cranio ed ossa di
bambino tenerissimo, con tre tazzine e due boccaletti,
pieni di ossicini.

Sep. CCXIX.—Piccolo sar-
cofago monolito, con tre sche-
letri infantili tutti distesi col
cranio ad est. Verso la metà
erano deposte due figure fittili
muliebri, a. cm. 20 i e 211,
del così detto tipo della Spes
(come tav. Vili, 3) con treccie
fluenti sul petto, lungo chitone
e fiore sul petto, sostenuto dalla
d. sollevata, mentre la s. regge
il lembo della veste. Otto skv-
phoi zonati. Aryballos cor. (con
quattro foglie annodate). Idem d'imitazione, con rozzis-
sima rappresentanza di tre opliti (in uno scudo episema

cattiva vernice del nostro e di quelli siciliani, che li distingue
da altri congeneri a superficie ben vetrificata, fa supporre con
fondamento l'esistenza di qualche fabbrica, forse anche siciliana,
dove malamente ed a minor prezzo si imitavano gli articoli
orientali. Però la cronologia proposta dal sig. Koehler mal può
reggere per gli esemplari cosi di Megara, come di Selinunte,
i quali vogliono ritenersi di almeno un secolo più antichi. Nei
precedenti scavi di Megara erasi già trovata una consimile figu-
rina di pretta faenza orientale, a forma di porco spino.

(') Perline identiche, e derivanti dalla stessa fabbrica (Fe-
nicia? Naukratis?) si ebbero da Podi (Salzmann, Kamìros,
tav. iii).

(2) Escludo a priori il loro uso come proiettili di guerra,
fiohtpMò'sq, i quali, analogamente alle glandae missiles, erano
esclusivamente di piombo (Droysen, Kriegsaitlierthiimer, p. 21);
per comprendere, almeno approssimativamente l'uso, giovi ricor-
dare Oribasa (Collectanea, voi. I, 528), che delle varie foggie
di palle da giuoco distingue cinque specie « piccole, grandi,
medie, grandissime e cave «.

(3) Sono molto rare le rappresentazioni di giuochi di palle;
delle migliori una è quella apud Gerhardt (Auserl. Vasenbil-
der, tav. 297-298) con una etera che contemporaneamente so-
stiene librate in aria tre, non si sa bene, se sfere o mele; da

questo difetto di rappresentazioni la difficoltà di una esatta spie-
gazione di queste megaresi. Potrebbero forse appartenere all'ul-
tima delle citate categorie di Oribasa, delle quali fornisce spie-
gazioni il Becq de Fonquiòres, Lesjeux des anciens, 2° ed. Paris,
1873, p. 196 & segg. Quanto all'età tengasi ancora conto di
Pausania, iii, 6. ocpuiQtì; ni èx xmv £<j»)$mv elf àVdgaff ttQJ(ó-
[tevot avvieXeTv. Hermann-Blumner, Grierli. Privai. Alther-
thiìmer, p. 262, n. 19. Sulle forme delle palle anche Eusth. ad
Odysseam, Vili, 376, e sui vari giuochi con esse cfr. Petersen,
Roem. Mittheilungen, 1891, p. 275 e segg. Attesa la loro natura
cava, cosi quelle in lamina come le fittili di questo sepolcro
potrebbero spettare al giuoco denominato ovqavia fièv j? eli
oÌquvòv rijg acpaiqui àvttfioì.rj, il lancio cioè della palla in alto
senza mai lasciarla toccar terra (Becq de Fonquiòres, op. laud.,
p. 178). Talora il giuoco delle palle veniva graziosamente com-
binato colla danza; e perciò erano molto preferibili palle leg-
giere, cave, che non compromettessero col soverchio peso l'agi-
lità dei moti orchestici; quindi piuttosto che giuoco di forza
lo era di agilità. Sull'esercizio della palla nei giovani e uomini
fatti dei paesi dorici vedi Furtvvaengler, Bine argivische Bronze
nelZ. Winkelmannsprogramm, p. 133 e 134. Essendo tale eser-
cizio essenzialmente dorico,si spiega come esso apparisca espresso
solamente in vasi di fabbriche doriche, non negli attici.
 
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