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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0497

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889

la necropoli

890

cui. 10 | con giro di fbgliette nel bocchino, spalle e
fondo; sul ventre figura virile alata corrente, con testa
barbuta dalla lunga chioma, di tipo prettamente assi-

rizante ; il torace ne è coperto da un breve cintone
cinturato, senza maniche ; nella faccia aversa è un'oca,
e tutto il campo è cosperso di stelline (').

Sep. CCXXXIX bis. — Ossuario ad anfora ad-
dossato al sarcofago preced.; era capovolto coll'ombelico
in su, e conteneva avanzi di uno scheletro di bambino.

Sep. CCXL. — Piccolo sarcofago monolito con
due coperte. Vi giacevano tre scheletri di fanciulli
coi cranii ad ovest, accompagnati dal seguente ma-
teriale : Arg. Due orecchini circolari, colle estremità
rastremate, per essere introdotte nel lobo dell'orecchio;
alla base sono decorati di un castelletto di cinque
palline, e nel corpo da costolature granulate ('). Grosso

(') Questi tipi di orecchino (%«■<) si ripetono costantemente
nella necropoli di Megara. Le palline di cui vanno adorni oc-
corrono anche in argenterie fenicie e per tali si potrebbero
tenere le nostre (Perrot, Histoire de l'art., Ili, p. 822 e 823 ;
Helbig, Das homerische Epos erlautert, 2a ed., fig. 97 e 98 da
sepolcri di Cervetri del 5° sep.). Esse convengono tanto al-
l'epiteto omerico di e. rqiyXiji'a a triplice bulbo, secondo la in-
terpretazione di Eliodoro accettata e difesa da Helbig (o. e,
p. 273), quanto, e meglio, a quello di e. fioQÓeuru che va sempre
unito all'altro, e richiama i globuletti delle more e dei lamponi,
cotanto simili a questi. Quindi la interpretazione adottata ge-
neralmente dai filologi di « orecchini artisticamente lavorati »
va abbandonata, per adottare la derivazione da [ìóqov. Di iden-
tici a questi conosco un esemplare derivante da un sepolcro
greco fenicio di Cipro, assieme a numerosi vasi geometrici (Ohne-
falsch-Richter nel Journal of cyprian studies, 1889, tav. II,
sep. 19, i) ed altro da Idalium (Cesnola-Stern, Cypern, tav. IV).
La composizione in grappolctti di palline si ha ancora in orec-
chini etruschi del Museo Gregoriano (Martha, L'art étrusquo,
p. 567-68) ; ora si sa (ibidem p. 584) che il primo periodo del-
l'oreficeria etrusca è di pretto carattere asiatico, e forse di fat-
tura fenicia. A questi esemplari orientalizzanti si contrappone
l'intera serio delle teste di Aretusa nei tetradrammi arcaici e
spezzati loro siracusani (Head, //istoria Nummorum, p. 151) della
fine del V secolo e del primo quarto del VI, teste che sono
tutte adorne di orecchini con una o più palline come i megaresi.
Vuol dire adunque che la moda greca prediligeva in questo mo-
mento oreficerie asiatico-cipriote.

anello del diam. di mm. 25. Almeno quattro spiralette
(shxsc) a tre giri, diam. mm. 15, però tutto rotte.'—
Bronzo. Tre grosse perle fusiformi 1. mm. 35-55. Un

pendaglio fuso tutto lavorato a giorno della forma
dell'unito disegno. — Fittili. Cinque piccoli skyphoi

(') Furono già citati e figurati esemplari consimili dei sepol-
cri n. 29 e 166. Questo genio corrente (« Knielaufendo Figur » dei
Tedeschi) tradisce qui, a preferenza che in altri esemplari, così nel
trattamento della barba come nella profilatura semitica del volto,
le sue origini da prototipi orientali ; sia esso di sesso femmi-
nile (Kij<>) o maschile (/(opf«f ?) trova riscontro diretto in pietre
incise asiatiche, Dumont & Chaplain, Céramiquo de la Grece
propre, p. 177. Di esemplari eguali cito uno rodio (Salzmann,
Camiros, 40,1), uno nolano (Furtwaengler, Beschreibung,n. 1014),
uno tanagrese (Collignon, VArchéologie grecque, fig. 108) ed
altro bellissimo di Megara (Cavallari, Vasi orientali di Si-
racusa e Megara Jblaea, tav. II, 2, IV, 1); un vaso protoattico,
sincrono ai cor. è edito da Schumacher (Jahrbuch, a. IV, tav. V,
VI, 2). In monumenti ceramici posteriori scompare del tutto.
Sul significato generale di tale schema nella pittura vascolare
arcaica non solo, ma anche nelle monete, gemme ecc. veggasi
Curtius, Die Knienden Figuren dar altgriechischen Kunst,
p. 10-11 e Studnicka, Jahrbuch d./nstit., 1890, p. 145, che le
interpreta per Deimos, Phobos, Eris, Ker, femminili queste due
ultime, e quindi indicate col colore convenzionale proprio alle
carni muliebri. Le megaresi sono invece tutte maschili e barbute.
 
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