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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0521

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937

GLI ANATHEMATA

938

Q. N. 180-182. — Due teste equine, con porzione
del petto e del collo in una, e tvaccie di pennellature
brune sulla criniera; il corpo era otriforrne, come
negli esemplari già descritti (sep. n. 197 e scarico
n. 117). Altra figuretta di cavallo piena e rozzissima.

N. 183-185. — Tre paperette fittili appena sboz-
zate.

Vasi. N. 186-219. — Aryballos cor. con circo-
letti sul ventre, dentro i quali sono inscritte delle
croci gammate. Parecchi (n. 4 interi) skyphoi zonati,
dei soliti nella necropoli. Pochissimi frammenti a
disegno nero su rosso, senza fig. Due altri vasettini
con traccie di vernice nera, l'uno in forma di pixis
l'altro di anforetta. Parecchi vasetti grezzi tutti di
minime proporzioni (quattro oenochoi, tre kantharoi,
due kelebai, quattro boccaletti, due kothones). Di più
tre lucerne monolichni piatte, vuote di sopra, di cui
una minuscola (1. mm. 45). Quattro piramidette fittili.
Quattro cilindri a doppia capocchia, ed una fuseruola.

VE TEI

Gli avanzi raccolti spettano in grande maggioranza
a quella categoria di conterie policrome a colori varie-
gati, o monocrome, che fino a poco tempo addietro erano
ritenute esclusivamente per fenicie, e che oggigiorno,

merosi esemplari, taluni di tanta simiglianza con altri megaresi,
(come uno di Camiros, Salzmann, Camiros, tav. XII), da giu-
stificare il sospetto della diffusione e riproduzione di matrici
da alcuni centri determinati. Nella necropoli di Mjrina, non
più antica del II secolo, si hanno le stesse maschere con tutti
i caratteri dell'arcaismo del VI secolo (Pottier & Iìeinach nel
Bulletin de corrcsp. kelL, VII, p. 83). Per la distribuzione di
queste maschere nella Grecia cfr. Heuzey, Catalogne, p. 58,
159, 233; Id., Monumenti grecs pubbl. par Vassoc. ics études
grecques, 1873, p. 17; Pottier, Les statuettes de terrecuite dans
antiquité, p. 21 e 62. Delle stesse maschere, con lunga chioma
e bende, uscirono da Olimpia esemplari di bronzo molto arcaici
(1* metà secolo VI, se non anche anteriori), veri anathemata
(Furtwaengler, aus Bronzefunde Olympia, p. 71. Archaeol. Ztg.,
1884, p. Ili), e piccole riproduzioni in oro, appese a collane
deposte in sepolcri, pure della metà del VI secolo si ebbero da
Cipro {Jahrbuch, II, tav. Vili, 5.; Perrot, Histoire, III, fig. 588).
Una serie di n. 108 esemplari interi, senza contare i moltissimi
rotti, proviene da Reggio Calabria, dal deposito detto « Griso
La Boccetta » ; va rilevata la particolarità della giacitura, in
quanto tali maschere, immesso l'una nell'altra, formavano delle
pile, a cominciare dalle minuscole alte mm. 25 fino a quelle
di erti 10; talune, eccezionali, erano grandi al naturale. Il de-
posito di « Criso La Boccetta » parmi rappresenti gli scarichi
e gli sgomberi degli anathemata di un santuario (Di Lorenzo,
Le scoperte archeologiche di Reggio C nel primo biennio di
vita del Museo, 1885, p. 54).

dopo le scoperte inglesi in Naukratis possono essere
in qualche parie riconosciute anche come prodotti greci
di quella colonia, imitanti l'industria egizia, già assai
tempo prima riprodotta dai Penici ; taluni archeologi (')
credono anzi che i genuini vetri fenici sieno non poli-
cromi, ma monocromi, interamente trasparenti, sebbene
tale opinione sia generalmente non accettata. Intanto
è certo che tutte le necropoli greco-arcaiche della Sicilia
hanno dato di tali vetri, la cui parziale origine fenicia,
dopo tutto sembra assai probabile, sebbene alcuni arti-
coli sieno stati poi anche dai Greci stessi dell'Oriente
(Asia Minore, Kodi, Naukratis) imitati.

N. 220-222. — Di vasetti vitrei ad uso di aro-
matari fu raccolto un frammento di alabastron a fondo
azzurro con fascie orizzontali, rette e spezzate, di
colore bianco e giallo alternato. Di più, parti di due
anforette diverse, pure azzurre, con lineole gialle nel-
l'una, gialle e bianche nell'altra (2).

N. 223-373. — Le perle (in tutto poco oltre
a 150) costituiscono un ricco assortimento per gran-
dezza, forma e decorazione (cf. tav. V, 7, 10). Sono
policrome o monocrome, quasi tutte a sfera schiacciata,
poche a dado od a cono tronco. Vaghissimi gli effetti
ed i contrasti dei celo ri, sebbene menomati dalla perduta
compattezza e trasparenza del vetro; ve ne hanno a
fondo nero con innestati occhietti a circoli concentrici,
bianchi e gialli; ma il più gran numero è di un bleu
carico con quattro fino ad otto occhietti bianco-azzurri.
Le monocrome, talora molto grosse, e sezionate in spic-
chi verticali sono azzurro cupe, verdemare trasparenti,
verderba opache, nerastre, una sola limpida, con una
infinità di tinte di passaggio. Si ebbero anche alcune

(*) Froehner, La verrerie antique, p. 21. Il Perrot invece
(Histoire de Vart, voi. Ili, p. 132 e sgg.) attribuisce tutto
questo genere di conterie ai Fenici.

(2) Tali balsamari vitrei policromi, i quali rinvengonsi ovun-
que s.ulle coste elleniche del Mediterraneo, in Etruria fanno
la loro prima comparsa a Vulci (Ballettino dell'Istituto, 1882,
p. 101) e Corneto (Ibidem, 1884, p. 120) nelle tombe a fossa,
la cui cronologia è con sufficiente esattezza conosciuta, poiché
si riportano al VII secolo (JJndset., L'antichissima necropoli
tarquìniese, p. 26), il che si confà coll'età del deposito megarese.
Perchè, dato pure che sieno imitazioni delle officine greche di
Naukratis, fondata nel 670, la loro cronologia si attaglierebbe
con esattezza a quella dello scarico, comprendente oggetti di
varie età non però posteriori al principio del V secolo, in grande
maggioranza spettanti alla pienezza del VI, se non anche agli
ultimi del VII.
 
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