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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0526

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MEO ARA IIYBLAEA

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io, anche quella di recente scoperta ('), e di fatto la
sporgenza zigomatica di quella e la magrezza visuale
è comune alla testa di Selinunte ed alla megarese.
Per tutto ciò non è errato il computo, che assegna
la nostra testa alla metà circa del VI secolo.

Colle terrecotte siciliane i confronti diretti ed i
parallelismi stilistici sono numerosi, ma giacché per
esse mancano punti fissi di cronologia, i risultati, sotto
tale rispetto, sono poco sicuri. Dorrebbe invece porsi
il quesito, quale rapporto interceda fra la testa me-
garese in pietra, ed il piccolo esemplare fittile, quindi,
allargando i limiti, fra la plastica e le terrecotte. Che
queste emanino in buona parte da quella non è inve-
rosimile anzi quasi certo, ma è del paro probabile, che i
plastici, lavorando in pietra come in argilla, sieno par-
titi da una fonte comune. La terracotta che sopra pub-
blico è una replica quasi perfetta della scoltura, sia
nella foggia della chioma, come nel kalathos, nelle
treccie laterali, nel profilo frontale, nella elaborazione
ed espressione del volto ; solo in essa è lievemente
attenuato il passaggio delle prominenze del mento e
dei zigomi, ed anche nel sorriso aleggia una certa soave
semplicità, che invano si cerca nella testa calcare; una
qualche differenza di età, per quanto piccola, pare dunque
interceda fra le due opere, ma stabilire quale essa sia
torna difficile, se non anche indifferente

Quanto al soggetto, sembra ragionevole premettere
trattarsi di una testa di divinità, sopratutto per rispetto
alla particolare copertura del capo ; quanto alla divi-
nità che si pensò di rappresentare la questione è al-
trettanto imbarazzante, quanto quella del classare per
soggetti le terrecotte primitive. Già per certe figure
arcaiche dell'acropoli fu non senza buone ragioni pen-
sato, che, se pur erano divinità, esse venivano prepa-
rate senza previo intendimento di rappresentare questa
o quella, mentre solo l'epigramma ad esse aggiunto
ne determinava il soggetto (3). Il che basta a provare
quanto sopra ebbi ad esprimere, che cioè in.pieno VI
secolo non si fosse pervenuti ancora a fissare il tipo

f1) Patricolo, Nuova metopa Selinuntina nei Monumenti
dei Lincei, I, 2a tavola. La testa di Hera si mostra alquanto
men dura della megarese.

(2) Un'altra terracotta niegarese (Museo di Siracusa n. inv.
1414) diademata anziché mitrata, presenta gli identici caratteri
zigomatici e la quadratura del mento della scoltura megarese.

(3J Fraenkel nell' Archaeol. Zeitung, voi. XL, p. 265.

artistico di talune divinità, molte delle quali avevano
caratteri plastici così comuni, da poter essere scam-
biate. Per la nostra testa, e per taluno dei riscontri
sopra addotti, il pensiero corre ad Afrodito, alla quale,
nell'arte arcaica, eia proprio il nóXog, WxàXuOo:, la
piriti), forme di coperture alquanto affini ('). Ma ac-
certate (e non supposte) rappresentanze arcaiche di
Afrodite non sono a noi pervenute, e quella di Canaco
non altrimenti conosciamo se non per la notizia di Pau-
sania; e però, mentre non escludo la possibilità della
spettanza della nostra testa ad una Afrodite, neppur

10 affermo in modo assoluto (-).

Nè inverosimile la sua pertinenza ad una Perse-
tene, per la comunanza di taluni attributi, e perché

11 pensiero, che avviva queste due concezioni religiose
s'incontra nella Afrodite Proserpina, di cui il Gerhardt
riconobbe il prototipo in una antica statua di Pompei,
panneggiata e coperta di alto modio (3). Ma anche qui
non è esclusa qualche incertezza, sia perchè non co-
nosciamo vero statue arcaiche di Persefone (4), sia
perchè il modio conviene altresì ad altre divinità ca-
tatonie, ed è quasi normale nelle rappresentanze così
di Hecate, secondo il tipo tricorporeo che vuoisi creato
da Alcamene, come di Cora (5).

Il Benndorf però ha creduto meglio di ravvisare
le sembianze di Hera nella testa selinuntina mitrata,

(') Furtwaengler in Roscher's, Lexikon der Mythologie,
p. 408 ; Muller-Wieseler, Hanibuch der Archaeologie, p. 575;
Id., Denkmaeler der alten Kunst. II, fig. 202, 285 d ; Baumei-
ster's, Denkmaeler des clas. AUcrthums, I, p. 88; Gerhardt, Ge-
schichtliche Abhandlungen, I, p. 258.

(2) Ecco p. es. un eidolon di Cipro in pietra, rappresen-
tante una dea seduta con altra mitra ed interpretato dallo Jahn
(Archaeol. Ztg., 1867, tav. 228, 3, p. 123) con tutta una serie
analoga, per Afrodite, più per riguardo al culto dominante, che
ai simboli. Ma invece una terracotta affine, sebbene più arcaica,
di Samos è creduta dal Michaelis (Archaeol. Ztg., 1864, tav. 182,
2, p. 40) una Hera, non tanto per rispetto a simboli, di cui la
figura difetta, quanto perchè Hera è la principale divinità del-
l'isola. Cfr. simili idoli della Sicilia in Gerhardt, Antike Bil-
dvserke, 95.

(3) Baumeister's, Denkmaeler, I, p. 88.

(4) Se ne hanno solo ricordi tradizionali nei periegeti (Over-
beck, Griech. Kunstmythologie, p. 409-414). Si volle vedere una
rappresentanza di Persefone e di altre divinità catactonie nel
monumento delle Arpie in Xanthos (Rayet, Monuments de l'art
antique, livr. 4, tav. 3-6), rea è dubbio se deità elleniche abbiano
trovato una estrinsecazione pura in monumenti di arte licia.

(5) Eoscher, Lexikon,!, p. 1903; Pausania, II, 30; Mailer,
Handbuch, p. 535, 538; Overbeck, Gr. Kunstmythol. II, p. 447;
Lénormant in Arch. Ztg., 1864, tav. 191.
 
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