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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 2.1893 (1894)

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Orsi, Paolo: Necropoli sicula presso Siracusa con vasi e bronzi micenei
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https://doi.org/10.11588/diglit.9301#0018

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NECROPOLI SICULA PRESSO SIRACUSA

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si introducessero anche vasi metallici, in numero scarso,
e poi imitati sul luogo in terracotta.

Ormai è ben provato che nella Grecia ed in Mi-
cene stessa parecchie forme di vasi metallici si ripro-
dussero in creta ('). Lo stesso fatto si osserva nella
civiltà di Villanova che copiava in terra cotta i costosi
vasi in lamina, e sopratutto i primi esemplari introdotti
dall'Oriente (2). Ed il medesimo processo deve essere
stato praticato dai Siculi, perchè una civiltà inferiore e
povera tenta sempre a riprodurre, e più economicamente,
i prodotti importati da una civiltà più avanzata. Anche
osservazioni tecnologiche corroborano questa supposi-
zione: le altissime anse applicate ai bacini sono, a
mio avviso, ricordi e copie di anse in bronzo; in
terra cotta, così alte, sottili e deboli come sono, non
possono a lungo reggere, non sono pratiche e cascano ;
persino i bitorzoli o capezzoli di cui vanno adorne sem-
brano ricordi di chiovi o bulle metalliche.

Passiamo ora ai riscontri della forma. Se nell'arte
micenea mancano i paralleli direttissimi (3), intercede

(') I due calici argentei di Micene (Schliemann, Myccnes,
fig. 477, 528) sono certo forme parallele e prototipe della ca-
tegoria dei corrispondenti fìttili. Così il bicchiere d'argento coi
pesci (Mycènes, fig. 317) fu esattamente riprodotto in terracotta
persino colle stesse rappresentanze di pesci (Furtwaengler &
Loeschcke, X, 63); e cosi di seguito (Rohden in Baumeister Denk-
maeler, p. 1940). Anche per i leheti ad alto gambo del suc-
cessivo periodo del Dipylon la derivazione da tripodi metallici
è luminosamente provata da recenti scoperte (Pernice, Geome-
truche Vasen ausAthen, nelle Athen. Jl/itth. 1892, p. 206, tav. X).

(2) In nessun luogo meglio che a Bologna si studia l'imi-
tazione della terra cotta dal bronzo, sopratutto negli strati Be-
nacci ed Arnoaldi ; quivi ossuari, situle, fiasche, presentatoi, per-
sino coppe ad alto piede (Gozzadini, Scavi Arnoaldi Veli, tav. Ili,
4-8; Brizio, Monumenti archeol. della prov. di Bologna, tav. II,
12-13) così in bronzo come in creta. Veggasi per tutta la ci-
viltà della prima età del ferro il bell'articolo di Pigorini, Sulla
origine di varie stoviglie italiche, nel Bull. Paletn., 1887, p. 73
e quello recente ove mette a riscontro una Tazza fittile della
prima età del ferro rinvenuta in una tomba di Vejo {Bull.
Pai. It. 1892, p. 235) ed adorna di figura taurina, con altra di
Hallstatt in bronzo. Anche lo Schumacher (Eine prenestinische
/{iste im Museum zu Karlsruhe, p. 48), dopo molti raffronti con-
chiude, non esservi dubbio che la maggior parte delle forme
vascolari greche ed italiche si richiami in origine a prototipi
metallici fenici od orientali.

(3) Il Loeschcke, certamente ottimo conoscitore della cera-
mica di Micene, giudicò i vasi grezzi di Milocca, che sono eguali
di forma al nostro « ebenfalls mit der mykenàischen Keramik
in engem Zussammenhange » (apud Helbig, Ilom. Epos 2, p. 90);
il Furtwaengler invece (Myk. Vasen, p. 47) li disse « nach Tech-
nik und Form von den in Mykenae gefundenen schwarzen
Vasen verschieden ». Ed io stesso non saprei rintracciare ri-
scontri di sorta.

invece la più viva rassomiglianza tra questi vasi si-
culi e gli eguali recipienti in lamina delle necropoli
italiche dell'Etruria ('), i quali hanno soltanto il piede
più basso ; ora se una parte di codesti si accosta agli
ossuari tipici di Villanova, altri sono del tutto indi-
pendenti. E siccome vuoisi che i prototipi di molti
vasi villanovani, sopratutto se metallici) sieno stati
introdotti dall'Oriente per commerci trasmarini e ri-
prodotti in Italia in terra cotta, non è inverosimile che
un prototipo comune a taluni siculi e a taluni villa-
novani s'abbia quandocchesia a rintracciare in vasi fe-
nici od in micenei tardi. Nè, cronologicamente, la cosa
è insostenibile, come a tutta prima può sembrare ;
giacché se la necropoli di Cozzo Pantano risale al XI se-
colo in circa, le più antiche forme della civiltà di
Villanova non sono certo molto lontane dal mille (2) ;
e se pure una qualche differenza di tempo convien am-
mettere, pongasi mente a ciò che le influenze orien-
tali e greco-arcaicissime arrivarono più tardi nell'Italia
superiore che non nella Sicilia; poiché sulla Sicilia
agivano direttamente per mare, sull'alta e media Italia
per i lenti commerci terrestri da prima (via della penisola
balcania) per mare poi (3).

Anche la differenza rilevante fra la ceramica del
1° e del 2° periodo siculo, parziale nelle forme, com-
pleta nella decorazione, emana dai diversi prototipi

(') Vivissima p. e. cogli esemplari cornetani, Monumenti
dell'Istituto, 1883, tav. LIX, fig. 4; tav. LX, 5, e con altri ine-
diti di Narce al Museo di Papa Giulio in Poma.

(2) Si arriva a questa conclusione anche per un calcolo in-
diretto, e cioè esaminando la cronologia dei vasi greci rinve-
nuti nei più antichi strati genuinamente etruschi di Bologna,
i quali spettano alla metà del sesto secolo a. C. Von Duhn, Un
sepolcro etrusco nel giardino Margherita a Bologna, negli Atti
e Memorie della Deput. di Storia Patria Romagnola, 1890,
p. 7; Gherardini, Di una tazza dipinta scoperta a Bologna,
Ibidem, 1892, p. 265. Ora, avendo durato la coltura di Villanova
parecchi secoli di seguito, non si dura fatica ad arrivare colle
origini verso il mille.

(3) Sulla Sicilia agiva direttamente la coltura di Micene e
forse i Fenici che ne erano gli introdutturi. Sulla più arcaica
civiltà di Villanova i Fenici non solo, ma la coltura della Grecia
antichissima si faceva pur sentire per terra (Helbig, Annali
Mit., 1875, p. 29; Idem, Provenienza degli Etruschi, p. 119;
Idem, I/omerisches Epos.2, p. 83; Undset, L'antichissima necro-
poli di Cometo, p. 83; Pigorini, Bull. Paletn., XIII, p. 78;
Schumacher, Eine prenestinische Ciste, p. 47-48). Le obbiezioni
che il Pais ha sollevato alla teoria dell'Helbig in un articolo
Intorno alle più antiche relazioni fra la Grecia e VItal'a
{Rev. Filol. Classica, 1891) poggiano esclusivamente su dati
tradizionali e mirano poi a sostituire alle vie terrestri attorno
l'Italia « antichissime relazioni marittime ».
 
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