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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 2.1893 (1894)

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Orsi, Paolo: Necropoli sicula presso Siracusa con vasi e bronzi micenei
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https://doi.org/10.11588/diglit.9301#0023

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CON VASI E BRONZI MICENEI

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È ammesso per consenso unanime, che di una vera
colonizzazione fenicia delle coste orientali della Sicilia
prima dei Greci, non sia lecito parlare ; l'elemento se-
mitico ebbe stabili sedi e colonie nell'altra parte del-
l'isola, ma nella costa d'oriente non fissò mai piede in
modo durevole. Impiantò bensì depositi di merci prov-
visori, e piccole fattorie con popolazione oscillante,
passaggera ed avventizia, fattorie che si chiudevano,
esaurita la merce e sfruttata una piazza, uno sbocco ;
in tal modo può darsi benissimo, che anche sul cher-
sonneso di Ortygia siasi piantato qualche baraccamento
di Fenici (l), i quali però non lasciarono di sè ricordi
monumentali ed archeologici ; non in fatti una necro-
poli od un solo sepolcro fenicio in tutta la costa
di levante, e molto controverse le reliquie toponoma-
stiche La ragione di questo fatto, senza voler ne-
gare i commerci fenici, sta appunto nella stessa indolo
di codesti commercianti, lumeggiata esattamente nel-
l'Odissea, in uno di quei passi che sebbene intercalati
posteriormente (3), descrivono con non minore fedeltà
e chiarezza cose vecchie, delle quali durava fresco il
ricordo (4). Per Omero il Fenicio è il negoziante di
mare, ardito e scaltro, il quale colla sua nave lascia
la patria per lunghi e lontani viaggi, restando talora
mesi e mesi sull'ancora in una rada determinata, sino
ad aver sfruttato una piazza ed uno sbocco, salvo a
ritornarvi, consumata la merce; se ne decantano so-
pratutto gli abbaglianti argentei vasi, le stoffe bellis-
sime, l'oro e l'ambra di cui commercia, per lo più

(/) Testimonianza fondamentale Tucidide, VI, 2. Cfr. poi
Holm, Geschichte Siciliens, I, p. 69. Topografia archeol. di Si-
racusa, p. 144. Di poco valore, anzi taluni falsi, gli argomenti
addotti dal Movers, Die Phoenizier, II, 2, p. 309. Sulla costa
di sud invece ed all'estremità occidentale dell'isola le fattorie
fenicie si trasformarono in vere città, con importanza politica.

(e) Riserve alle derivazioni semitiche dei nomi sono elevate
dal Pietschmann, Geschichte der Phoenizier (1889) p. 280. Noto
p. e. come il Dunker, Geschichte 4 ed. I, p. 61 e l'Holm., op. e,
p. 81, affermarono stazione fenicia l'isolotto di Thapsos, per la
sola simiglianza onomastica, mentre non vi esiste che una hella
necropoli sicula.

(3) Wilamowitz-Mcellendorf apud Pietschmann, op. e, p. 280,
nota 2.

(4) Sul carattere delle fattorie fenicie della costa levantina
mi occupai a proposito della necropoli del Plemmirio (Bull. Pa-
letti. , XVII, p. 134), dichiarando che « questa popolazione, nè
« molto numerosa, nè d'indole belligera, ebbe carattere essen-
« zialmente pacifico commerciale, fu mobile, fluttuante ». Cfr. an-
che Freeman, History of Sicily, I, p. 223 e 228; Pais, La Sar-
degna prima del dominio romano, p. 48.

Monumenti antichi. — Voi. II.

imbrogliando, ed astutamente esercitando, anche colla
violenza, il commercio degli schiavi (•). La mia ferma
opinione che una parte dei vasi siculi del secondo pe-
riodo derivi da prototipi metallici, oltre che nei ri-
scontri precedentemente istituiti trova dunque valido
appoggio nel poema.

Anche la cronologia dei commerci fenici regge in
accordo colla presunta età della necropoli; i Fenici
nel XVI secolo invadono Cipro e tutte le isole del-
l'Egeo e vi stabiliscono una vasta potenza commerciale,
non però politica; ma nel XIII secolo, appunto nel
pieno fiorire della coltura di Micene, i loro commerci
sono seriamente colpiti e compromessi (2), tanto che
si vedono costretti a mutar campo di attività, e but-
tarsi più ad occidente. Passata la supremazia dai Si-
donii ai Tirii, questi si spingono da Creta nel bacino
medio ed occidentale del Mediterraneo fino alle colonne
di Ercole ; se la data di fondazione d' alcune loro città
è controversa (3), resta però certo che nel dodicesimo se-
colo, se non forse anche prima, essi toccarono la Si-
cilia, Melita, Gaulos (4). Esportatori di articoli indu-
striali loro propri, non meno che di manifattura estera (5),
come nella civiltà micenea introdussero una quantità
di elementi prodotti nell'oriente, così tutto induce a
credere che anche in Sicilia accanto agli articoli di
loro produzione, abbiano introdotto i vasi fittili e me-
tallici, le spade, i pugnali ecc. della coltura di Micene ;
perocché è certo, che essi precedettero di parecchi se-
coli i Greci nello aprire rapporti commerciali coll'isola,
e la loro azione va appunto cessando, quando anche
le necropoli sicule della costiera di levante sono abban-
donate. Come essi erano stati esclusi dall'Egeo per il
rigoglioso movimento ellenico, così l'espandimento colo-

(1) Iliade, XXIII 741 e segg.; Od., XV, 415, 455; Perrot,
Histoire de l'art dans Vantiquité, voi. Ili, p. 884 e segg.

(2) Pietschmann, op. e, p. 279-280; Movers, Die Phoenizier,
II, 2, p. 129 e 263.

(3) Il 1100 circa adottato generalmente per Gades ed Utica
non si può seriamente sostenere (Pietschmann, op. e, nota 1,
p. 287). Per Cartagine, fondata verso il 1200, veggasi il Meltzer,
Geschichte der Kartager e Columba noli'Archivio storico Si-
ciliano, 1892, p. 287.

(4) Dunker, Geschichte des Alterthums, 4a ed., II voi., p. 61 ;
Meltzer, Gesch. der Karthager,!, p. 26; tutto fa però credere
che i primi loro tentativi sulla Sicilia orientale sieno un pò più
antichi.

(5) Erodoto, I, 1 parla espressamente di rpnqria Aìyvnxià
re xal 'Jaavgia da loro portati ad Argo. Per tutto veggasi Perrot,
Histoire de Vart dans Vantiquité, voi. Ili, p. 888 e segg.

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