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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 2.1893 (1894)

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Milani, Luigi Adriano: Il piombo scritto di Magliano
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https://doi.org/10.11588/diglit.9301#0028

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IL PIOMBO SCRITTO DI MAGLIANO

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dopo l'autopsia Ì5 nel caso di dileguare cotali dubbi, è quasi un
dovere di farlo a prò di quei che non hanno avuto la mede-
sima opportunità.

In questo caso l'autenticità è evidente. Singolarissimo in
sè stesso, il piombo sulle due facciate è scritto da mano che
evidentemente maneggiava l'alfabeto etrusco come si maneggia
il proprio, francamente, mantenendo sempre le forme obbliga-
torie delle lettere; ma usando la libertà propria di chi scrive
più per sè che per la lezione generale. Si scorgono fino a quattro
diversità di caratteri; sia che la medesima mano scrisse a di-
verse riprese, sia che si succedevano altre alla prima; queste
diversità non arrivando mai a cambiare l'essenziale dell' alfa-
beto, vieppiù confermano la genuinità del monumento.

La ruggine poi dimostra lo stesso. Cuopre tutto il piombo
e si scorge non solo dentro ogni lettera, ma perfin sui rialzi
formati dal bulino incavando le lettere; ed è quella ben nota
bianca che i falsificatori non sono mai riusciti ad imitare. Ri-
cordi le ghiande di Ascoli pur troppo famose, che ingannarono
anche i periti, appunto perchè il falsario aveva scritto sopra
ghiande irrugginite prive di scrittura. Il chimico confermerà
ciò che l'autopsia mostra ad ogni persona esperta.

Sul ragguaglio del trovamento quasi non occorre di ragio-
nare. Chi sopra qualche cenno di giornale ha osato di attac-
care il piombo, perchè fu trovato in un luogo finora non cono-
sciuto per tali scoperte e da un uomo appassionato per le anti-
chità, non ha dimostrato altro che la propria leggerezza. Incombe
a Lei di appurare bene le circostanze della scoperta, e, secondo
ciò che me ne dice, sono tutte favorevoli. Ma in ogni caso Lei
sa come lo so io, che un tal ragguaglio non è, nè può esser deci-
sivo. Le raccolte formate dai falsari per regola contengono anche
monumenti buoni, e dall'altra parte la scienza ha potuto con-
statare falsificazione là, dove, se si fosse trattato di un pro-
cesso, ogni corte di giustizia avrebbe ammesso la buona fede
dello scopritore e la probabilità del ragguaglio.

La sfinge etrusca questa volta si presenta sotto forma più
mite che non usa generalmente, la punteggiatura delle parole
e perfino come pare dei capi, e la ricorrenza di molte parole
per due o tre volte paiono prestarsi come appoggio all'Edipo
futuro. Nondimeno io per me sono persuaso che il piombo di
Magliano alla strage che già ha fatto aggiungerà altre vittime,
e che anche le traduzioni future avranno la sorte comune delle
altre etnische di non soddisfare che il proprio autore. Ma se
cadono quei sogni, il piombo resterà.
Firenze, A maggio 1888.

Suo obbligai

MOMMSEN.

Eiguardo alla grafia del piombo, associandomi alle
giustissime osservazioni del Mommsen, mentre constato
la disarmonia e una certa diversità fra la scrittura pre-
cisa ed uguale della faccia A e la scrittura trascurata,
a caratteri poco più grandi e disuguali, della faccia B,
non credo che tale diversità derivi da mani differenti.
Io credo ad una mano unica, la quale fresca, accurata
e sicura nella prima faccia, dove la superfìcie è liscia,
tersa e quasi piana, divenne un po'stanca a tergo; ed
ivi proseguì sviata, interrotta e continuamente contra-
stata dalle grandi scabrosità del piombo, dalle grinze
ed irregolarità della colatura.

Il processo della colatura del piombo, la ragione
della forma a cuore, e delle irregolarità della lastra, la
tecnica della scrittura sono accuratamente spiegati
nella qui allegata relazione del eh. prof. Grattarola,
direttore del Museo e Laboratorio di mineralogia del
R. Istituto di studi Superiori di Firenze, il quale ha
pure analizzato, dietro mio invito, la patina del piombo
di Magliano e dovette concludere in favore della sua
alta antichità.

Il prof. Milani, del Museo Etrusco di Firenze, mi consegnò
una lastra di piombo, incisa, perchè io vedessi se le proprietà
della lastra, considerata come un minerale, concludessero prò o
contro l'antichità dell'oggetto. L'interesse ehe presi a quel-
l'esame mi fece passare il limite consentito da miei studi, come
si vedrà dalle osservazioni qui riportate * che trasmetto tali e
quali al prof. Milani, perchè ne faccia quell'uso che crede.

La lastra di piombo ricevette la sua attuale forma, o una
molto vicina, per fusione e colatura. La superficie su cui il piombo
fuso venne colato era ad un dipresso orizzontale, ma non per-
fettamente ; per cui il liquido scorrendo più da una che dal-
l'altra parte, e cosi solidificandosi, la piastra riuscì più sottile
sull'orlo di destra e in basso, e più grossa in alto. E da questo
deriva la forma a cuore che ha la piastra.

Le due pagine della piastra sono fra loro ben differenti.
La pagina inferiore (in contatto col piano su cui fu colata) è
molto più accidentata della pagina superiore (superficie libera
della colata). L'azione dell'aria aderente al piano di colatura,
l'imperfetta orizzontalità, l'ineguale raffreddamento della fusione,
l'addossamento di nuovo liquido su porzioni già consolidate,
hanno lasciato le loro traccie sulla pagina inferiore che ne rimase
scabra, quasi granulare, pieghettata parallelamente all' orlo
esterno. La pieghettatura riuscì, come era naturale, più spiccata
nella porzione più grossa della piastra. L'orlo poi assunse quel
contorno a sporgenze e rientranze che si osservano in simili
casi, come dimostrò evidentemente un esperimento da me espres-
samente eseguito. La pagina superiore è nel suo complesso molto
più regolare e soprattutto liscia; ma è sensibilmente meno piana
e come rilevata su alcune porzioni; e in alcuni punti sollevata
in brevi coni come di vulcanetti col cratere sulla cima. Basta
fondere una analoga piastra per vedere ripetersi sulla superficie
liscia di essa queste accidentalità. Cosicché mentre la maggior
grossezza di alcune porzioni si spiega col rapido raffreddamento,
le prominenze coniche sarebbero da attribuirsi all'azione del-
l'aria racchiusa nel bagno che si sprigiona al momento della con-
solidazione (fenomeno della montata, rochage).

La scrittura è assai più accurata e nitida sulla pagina supe-
riore della piastra, e i vari giri di spira dello scritto sono divisi
da una linea spirale continua che ne segue l'andamento. Parrebbe
di riconoscere che il primo giro di scritto siasi eseguito regolan-
dosi sul contorno dell'orlo, dal quale sono equidistanti tutte le
lettere ; e che, dopo, sia stato tracciato il primo giro della linea
provvisoria sottostante coll'intendimento, presunto, non solo di
distinguere un giro dall'altro, ma di avere anche una guida
per l'incisione del secondo giro di scritto. Infatti le lettere di
questo secondo giro di scritto sono uniformemente distanti dalla
linea divisoria soprastante. In seguito sarebbe stato eseguito il
secondo giro di spira divisoria, servente di guida al terzo giro di
scritto e così per tutto il rimanente della scrittura. Sono evidenti
i segni delle riprese nei vari tratti della curva. La scrittura co-
mincia con pochi caratteri piuttosto grandi, ma presto si riduce
 
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