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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 2.1893 (1894)

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Ricci, Serafino: Il "Testamento d'Epikteta": storia e revisione dell'Epigrafe; con testo, traduzione e commento
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https://doi.org/10.11588/diglit.9301#0083

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il « testamento d' epikteta »

14(5

(Henzen, op. cit., pag. 34); cfr. le note seguenti intorno
a /.wvffixóv e a (ivqov.

fiovtìixóv. — Il Cauer interpunge tra fiovdixóv
e fivgov intendendo due cose diverse ; il Dareste tra-
duce: De la musique et des parfums (op. cit., pag. 12,
1. 9), e come lui avevano tradotto tutti dal Grutero
al Venturi (Bozza ms., Ardi. Veronese « Suono con-
vivale cantato ». — E strana la forma della voce in-
vece del femminile o del neutro plurale, è strana la
collocazione tra avstpàyog e (ivqov contraria ai soliti
elenchi di oggetti sacrificali (Ateneo, XIV, (fregai oc,
fivoov, OTrovóìr kifiavmxòc, £ff%aQÌg, TQayfjftccTa! —
Paton-Hicks, op. cit., n. 36 B, 1. 15 e segg. ... lega,
Xifiavcoròv, 6novo\eT<f\\v, (STéipavov; cfr. D, 1. 9 e segg.).
Singolare poi è la scelta della parola, mentre di solito
si cita o il singolo strumento musicale o il suonatore.
Tuttavia non convince l'ipotesi che si debba leggere
tiovaixòv /ivqov, cioè profumo per le Muse, alle quali
appunto celebravasi la prima smfirjviela Smosàv, per-
chè, togliendo a fiovdixóv il significato che tutti gli
attribuirono, mancherebbe nella celebrazione uno degli
usi di rito, che nelle tre parole ffreydvog, [lovffixòv,
iuqov si vollero riassumere e far spiccare fra la de-
scrizione generale.

fitQov. — Credo si riferisca alla unguentatiti delle
imagini o delle statue della divinità, uso continuato
sotto i Romani, intorno a cui sono celebri i luoghi di
Cicerone ( Verr. IV, 35) e di Tibullo (IT, 2, 3). Vedi
le molte citazioni presso Marini, Arv. p. 394 e 573,
cfr. Henzen, Ada fr. Arv., p. 14 e 16, quanto a quella
funzione celebrata dal collegio degli Arvali, (v. anche
Marquardt, R. A. V, 1, p. 341). La voce fivoov appare
unita di solito a Gxtyàvog (v. not. preced. a iiovgixóv) ;
un lavoro di Filonide tisqì /.ivccav xal axnpdvmv è ci-
tato da Ateneo (XV, 45 = 691 /; ed. Kaibel, III,
pag. 530, 1. 18), cfr. Polluce VI, 104-106.

36. vnò xov xaxaxvy%àvovxog àgxv\xrtqoc. — Cfr.
per Xàgxvx^g. V, 4. 15. 25. 29; VI, 18-22. Il si-
gnificato del verbo cloxvvw {Etym. Maga. — dqfió^m),
degli àoxvvoi di Epidauro e degli doxvvai di Argos,
equivalenti agli ctQXQVTfs (Gilbert, Oriech. Staatsalt.
I, pag. 79 ; 315) pare suggerirci quello di mode-
rator, rector. Il Dareste infatti lo chiama diredeur.
Però le sue funzioni ci autorizzano a crederlo piut-
tosto l'amministratore capo e il cassiere del xoivóv.
Perciò, mentre Y èn'usaotpog sarebbe il curalor dei col-

MONUMEKTI ANTICHI. — Voi. II.

logia funeralicia e gli i/itfiqvioi i magislri, l'agi, ri i]g
ne diverrebbe il quaestor (cfr. Schiess, Collègia fune-
raticia, p. 42 e segg.). — È anch'esso soggetto alle
leggi dell'associazione e multato di cinquanta dramme
(V, 31-32), nel caso di trasgressione.

Col. V, 1. xazd toc vótioc. — La voce vótioc, lo
statuto dell'associazione sancito dietro la 6ia9-r)xa della
testatrice (IV, 7 ; V, 9 ; VI, 26-27. 32 ; VII, 6-7.26. 30;
Vili, 22. 31), si alterna talora con xà yeyQafifisva,
xà ygàfiuaxa, xaitwc ysyganxai (o vófxog Vili, 21-
22. 30; t(ò vófi'j) VI, 27, sv %<$ vófivt VII, 25, xaià
tòv vófiov VI, 32; VII, 26-27. 29-30, VIII, 17. 20-
21), talora con iò ex xov vófiov ÈTthifiov (VI, 30-31);
tal'altra con oi | vó^iot. In questi casi, meno uno in
cui sv xoTg vójioig è sinonimo di sv xoìg vsvofiuffiò'voig,
sv xoìg ysygaii/ievoig (VII, 9-10), oi vójxoi sono le leggi
civili di Thera, le cui prescrizioni sono considerate
e il cui intervento è invocato per ciò che riguarda i
rapporti giudiziari e amministrativi (V 1, 20, 32;
VII, 4-5. 23; Vili, 14), tra i funzionari del xoivóv
e i suoi soci. L'inesattezza dell'uso di sv xoTg vó/ioig
nel significato di prescrizioni dello statuto privato è
giustamente rilevata dal Keil (op. cit., pag. 293, not. a
col. G. = VII) come « einer der Mangel imscharfen
Ausdrucke, deren es nicht wenige in der Inschrift *.
Quantunque molto si possa scusare o giustificare col
carattere notarile dell'epigrafe, non si possono negare
alcune scorrettezze nel testo dell'epigrafe, in riguardo
tanto della sostanza, quanto della forma.

3. xàv Tzìnxovaav tcó&ocÌov (cfr. I, 24; II, 5;
V, 23).— È la rendita corrente, il provento (ngòg-odoc)
in denaro, che in altre epigrafi è detto óidqogog {ano óè
xov 7im[_xovxoc~\ diayógov, Ross, /. G. L, n. 198,1. 14).
Cfr.,per il provento di prodotti e d'immobili, la voce xag-
nsia (III, 5). Quanto a I, 23-25, ove si deve costruire:
xal SóflSV T'ò xoivrp xov dvóqsìov dga\^iàg xaiG^ikiag
(xal xàv) nóSodov (arxàv) i*«p'ov avvali)r^aovvxi,
appunto perchè non può avere nóOodog il significato
di capitale, vedi not. alla trad., col. I, 24-25, p. 98.

4-5. ini aikXoyov. — (Cfr. VI, 23-24; VII, 13.
15; Vili, 17. 33-34). È il consiglio direttivo del
xoivóv, mentre o-vvaywyà ne è l'adunanza in genere
(cfr. Paton-Hicks, op. cit. n, 36 D ; 1. 28). — Alcune
iscrizioni di Cos (B. C. IL, III (1879), p. 459; IV
(1880), p. 1 e segg., e specialmente VI (1882), p. 249

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