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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 2.1893 (1894)

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9301#0112

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LA SITULA ITALICA PRIMITIVA

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fondo giallo dipinte con striscie e motivi geometrici
di colore brunastro, talvolta con figure primitive di
animali, le quali ricorrono in altre tombe più tarde e
sono i primi prodotti ceramici, che i Greci abbiano im-
portato in Italia. Ai vasi di questo genere, cui dal Furt-
wàngler fu dato il nome di protocorinzì, rivolsero fra
gli altri l'attenzione e ne parlarono ripetutamente
l'Helbig ('), l'Undset il von Duhn (3), e in modo
particolare lo Gsell (4). Nella necropoli di Corneto si
l'accolsero eccezionalmente in una tomba a pozzo recente,
ma più d'ordinario in tombe a fossa ed a camera (5).

L'importazione di questa famiglia di stoviglie coin-
cide senza dubbio con le prime fondazioni di colonie
elleniche nella costa orientale della Sicilia e nella
Campania (fi) ; onde si può ragionevolmente credere che
incominciasse in circa verso la fine del secolo Vili e
divenisse più frequente nel successivo (7).

Se si tien conto di queste date e si considera che
nella tomba a cassa contenente la situla, come in altre
di questo tipo disseminate nel sepolcreto delle Arca-
telle, non era la minima traccia di que' vasi del ge-
nere protocorinzio o geometrico, converrà conchiudere
con ogni probabilità, non essere la tomba stessa po-
steriore al secolo Vili.

Ma la suppellettile funebre, di cui formava parte
la situla, offre dati bastevoli per condurci a determi-
nare il carattere di questa.

Fu già largamente dimostrato che la civiltà di
Villanova consta di elementi, la cui origine risale al-
l'età del bronzo delle terremare e di altri propri della
prima età del ferro, che furono per via marittima in-
trodotti in Italia (8). Il patrimonio di cultura perve-
nuto per mezzo di questa seconda via noi possiamo
studiarlo in particolar modo nella necropoli corne-

(!) Bulleitino delVInst. 1877, p. 193-196; 1880, p 40; 1881,
p. 39-40; 1882, p. 10; Annali 1878, p. 296-301 ; 1884, p. 110,
nota 4 e 116; Die Italiker in der Poelene, p. 84-86; Dasho-
merische Epos *, p. 39, nota 4.

(2) Annali 1885, p. 13, 44, 64-65.

(3) Bullettino di paletti, ital., XVI (1890), p. 117-118.

(4) Fouilles dans la nécrop. de Vulci, p. 380 e sgg.

(=) Cfr. Gsell, Fouilles cit, p. 380, note 2 e 3, p. 381,
nota 1.

(6) Cfr. von Duhn, 1. c.

(?) Cfr. Gsell, op. cit., p. 381.

(8) Cfr. specialmente Undset, Annali dell'Inst. 1885,
p. 84-90. Lasciamo per ora da parte la terza via additata dal-
FHelbig, della quale toccheremo più innanzi.

tana. Già in parecchie delle più recenti tombe a pozzo,
e nelle più arcaiche a fossa compariscono oggetti
di carattere orientale, che possono credersi in parte
provenienti d'oltremare e recati sulle spiagge tirrene
dal commercio fenicio, in parte fabbricati da officine
locali per l'influsso esercitato dall'industria fenicia (').
Di siffatti oggetti conteneva esemplari notevolissimi la
tomba con la situla. Rammenterò in particolar modo
i cerchielli d'oro (2), le numerosissime pallottole di
vetro e i tubetti d'oro appartenenti a un monile (3),
alcuni oggetti sferoidali rivestiti di lamina d'oro pal-
lido (4), una fibuletta d'oro (5), quattro anelli d'ar-
gento (6), due scarabei di smalto, uno de' quali è imita-
zione fenicia di scarabeo egiziano, e un altro porta incisi
segni fenici ("). Con una così spiccata impronta fenicio-
orientale propria di moltissimi fra gli oggetti com-
ponenti la suppellettile funebre della nostra tomba,
nasce spontaneo il pensiero che anche alla situla sia
da attribuire un somigliante carattere.

La situla infatti appartiene a quella classe d'og-
getti di lamine di bronzo congiunte con chiodi, de' quali
il Pigorini specialmente ha affermata e comprovata in
modo, a parer mio, irrefragabile la originaria derivazione
dall'Oriente semitico (8). Ed egli stesso fra gli argo-
menti addotti a convalidare il suo assunto mise innanzi
quello gravissimo che « i lavori di lamina più antichi
che si scoprono in Italia entro strati archeologici ben
definiti sono quelli della prima età del ferro, e li ve-
diamo uniti ad industrie decisamente orientali, come
l'avorio, il vetro, ecc. » (9). Se il Pigorini, nel cui
avviso si mostrarono al tutto consenzienti altri ar-
cheologi, come il von Duhn (10), e lo Gsell ("), par-
lava in via generale dei lavori di lamina enea, noi
possiamo parlare in maniera specialissima della situla
della tomba tarquiniese, trovata appunto, come ve-

ti) Cfr. Undset, Annali 1885, p. 87-90; Helhis;, Las hom.
Epos p. 21-31.

(2) Notizie 1882, p. 196, n. 1 (= La necropoli antichiss.,
p. 67).

(3) Op. cit, p. cit, n. 3.

(4) Op. cit, p. cit, n. 4.

(5) Op. cit, p. cit, n. 5.

(a) Not. cit, p. 197, n. 8 (=La necrop. antichiss., p. 68).

(7) Op. cit, p. cit, n. 12.

(8) Bull, di paletn. ital, XIII (1887), p. 78-83.

(9) Bull, di paletn. cit, p. 79.

(10) Bull, di paletn., XVI (1890), p. 112 e 116,
(") Fouilles, p. 336.
 
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