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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 3.1893 (1894)

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Comparetti, Domenico: Gortyna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9300#0022
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GORTYNA

PYTIIION

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Negli intercolunni eranvi stele destinate a ri-
cevere iscrizioni, talune delle quali si son ritro-
vate, fra le altre quella da cui si rileva che il
tempio è il Pythion. Ma in questa parte del tem-
pio non si trovò alcuna iscrizione arcaica; anzi
delle iscrizioni rinvenute niuna è più antica del
secondo o tutt'al più degli ultimi anni del terzo
secolo av. Cr. ; lo stile dei frammenti architettonici
non permette di pensare ad un'antichità superiore
all' età ellenistica. L'aggiunta di quel pronaos, se-
condo conchiude l'Halbherr, dovette essere fatta
verso il terzo secolo av. Cr.

Una terza ed ultima modificazione, che può
dirsi anche un rimaneggiamento, subì il tempio
ai tempi romani. In quel periodo la cella fu tutta
disfatta e ricostruita, e si rifece pure la nQÓd-vGiQ
e l'altare, di prospetto alla facciata del tempio.
La cella, ossia la parte più antica dell'edifìcio,
sia per effetto dell' opera edace dei secoli, sia per
danni violenti che avesse subiti da terremoto o
incendio, pare fosse rovinata o minacciasse ro-
vina. Fatto è che : " i suoi primitivi muri a secco
(dice l'Halbherr), eccettuati forse alcuni blocchi
dell' orthostate che ancor tenevano fermo, furono
demoliti fino alla linea della crepis e poi ricostruiti
sullo stesso piano, ma non più col primo sistema
di strati alternativamente più alti e più bassi.
Utilizzandosi nuovamente il materiale antico ser-
vibile, i quadri iscritti e non iscritti, talora ridotti
nel senso della larghezza, di rado frammentati o
tagliati nelle superfici coperte di lettere, vennero
rimessi in opera con cemento e promiscuamente,
cioè senza più riguardo alle iscrizioni, le quali,
tutte sconnesse, rimasero per la maggior parte
nascoste dentro il muro o coperte dal rivesti-
mento delle pareti. In questa circostanza fu pure
aumentato da 0,587m a 0,83m, lo spessore di quei
muri, col porsi in opera i massi generalmente
adagiati ed accoppiati o disposti a più di duo in
questo senso. I più dei blocchi iscritti e special-
mente i maggiori vennero impiegati per formare
le serie inferiori; nelle parti più alte si misero
invece pezzi più piccoli e materiale più scadente.
Con ciò del primitivo edilìzio ellenico non rima-
sero intatti che il fondamento e la crepis; anzi
per cagione dell'ingrossamento dei muri è avve-

nuto che anche gli strati costituenti i gradini di
quest'ultima, furono dalla parte interna alquanto
modificati.

" Nel mezzo del muro occidentale venne aperta
un'abside semicircolare, unica alterazione notevole
che abbia subito la pianta primitiva, e fu costruita
con piccoli quadri, con uno spessore quasi d'un
terzo maggiore di quello degli altri muri.

" Due nicchie minori, ma non semicircolari nò
eccedenti dalle linee del piano antico, furono co-
strutte l'ima di faccia all'altra nel mezzo dei
muri laterali all'altezza di lm dal pavimento. Do-
vettero servire a contenere statue, come anche
a sostegno di statue o d'altri oggetti dovettero
servire due pilastri di muratura che furono ag-
giunti da ambo i lati fra le nicchie e il muro divi-
sorio della cella dal pronao.

" La decorazione della nuova cella era abba-
stanza ricca. Alle pareti coperte di uno strato di
stucco, e in tutto o in parte rivestite di candido
marmo, siccome puossi giudicare dai numerosi
frammenti che ancora qua e là vi aderivano, fa
riscontro il pavimento lastricato esso pure di belle
placche di marmo variegato.

" Due file ciascuna di quattro colonne, non scana-
late, d'ordine corintio, poste di fronte all'apertura
dell' abside sostenevano il soffitto. Queste colonne
sono parte di marmo cipollino, parte di granito
e diversificano l'una dall'altra, oltre che per la
materia, anche per le dimensioni; i capitelli va-
riano in altezza e son diversi fra loro anche nella
ornamentazione. Forse queste colonne furono prese
da altri edifizi di epoca romana o molto prossima
a questa, già rovinati o alla lor volta rimaneg-
giati nel tempo in cui avvenivano i restauri del
Pj/thion. Su una delle due colonne di granito si
legge una breve iscrizione in onore di Settimio
Severo, posteriore alla spedizione di questo im-
peratore in Bretannia, ossia al 209.

Parecchi frammenti grandi e piccoli di statue
e busti esistenti in questo tempio furono rinve-
nuti, ma nessun residuo di scultura arcaica.

Diamo qui il piano del tempio quale divenne
dietro queste ultime modificazioni e rimaneggia-
menti ai tempi romani, probabilmente imperiali,
quale cioè è stato ritrovato.
 
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