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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 3.1893 (1894)

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Comparetti, Domenico: Gortyna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9300#0192

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341

(rO-RTVNA

CONCLUSIONI

342

Tersa epoca.

La totale abolizione dell'alfabeto locale e l'ado-
zione del comune alfabeto jonico distingue le po-
che iscrizioni di quest'epoca da quelle delle epoche
antecedenti; l'uso costantemente mantenuto del
bustrofedismo e l'assenza di ogni segno speciale
per V co le distingue da tutte quelle dei tempi
successivi dal IV secolo in poi e ci autorizza a
collocarle qui fra le iscrizioni arcaiche, quantun-
que l'alfabeto non sia arcaico. Questo, che solo
incompletamente è rappresentato nei pochi e po-
veri frammenti, è il seguente:

A
B

r

A
E
C

H

O
I

K
A
M
N

O

P

P

$

T

V

Il A non è esemplato che in un luogo dubbio
del n. 177 (1. 14); ma non credo vi sia da pen-
sare che potesse avere altra forma.

La non esistenza di alcun segno speciale per co
è accertata almeno pei framm. 177 e 178 nei
quali abbiamo O = o, co; probabilmente altret-
tanto va creduto di tutti gli altri.

Quanto all' H, si nota la stessa oscillazione nel
suo uso come nell'epoca anteriore. Lo vediamo
usato nel framm. 182; ma nel framm. 177 ab-
biamo E = e, rj. Il ritrovare questa varietà nei
testi di due epoche fa pensare che piuttosto che
essere indizio di diverso tempo, l'usare o non usare
1' H fosse un fatto di arbitrio individuale.

Il vav è nel n. 177 sostituito dal p in posi-
zione interna (óiafiemà/isvog) come per alcune voci
si osserva in monumenti cretesi posteriori ; il che
prova che, almeno per Creta, questo fatto è assai
più antico di quello sia sembrato ad alcuni do-
vesse essere. Ma nel n. 178 vediamo usato per
quel suono, in posizione iniziale, il noto segno
speciale C che già conoscevamo usato in Creta
dalle monete di Axos e di Phaestos; il qual se-
gno non è certamente tanto antico quanto l'al-
tro F, come pretende Wilamowitz (Homerische
Untersuchungen p. 288) fondandosi su di una iscri-
zione di Amorgos malamente letta dal Rohl (cfr.
Museo Italiano I, p. 228), ma è certamente ante-
riore alla diffusione dell' alfabeto jonico, e di non
poco anteriore, come si rileva dal trovarlo nel-
l'alfabeto inessapico, e in altri alfabeti italici.

Dei segni non fenici, il <t> apparisce nel n. 178;
senza dubbio anche il / dovette avere il suo se-
gno, che però sarebbe importante sapere ; probabil-
mente X come nelle ricordate monete di Phaistos
che hanno §ONAXA3.1l e TU A <t>. Così pure sa-
rebbe importante sapere come fossero rappresen-
tati i suoni doppi xg ng, e se si usasse lo £, e con
qual segno, oppure continuasse a farne le veci il d.

Regolarità, uniformità, esattezza e perfezione
nel segnare i caratteri, nel commisurarli fra loro,
spazieggiarli, allinearli è qui anche maggiore che
nell'epoca antecedente. Poca differenza nelle di-
mensioni della scrittura fra un framm. e l'altro;
queste non superano mai il modulo dell' epoca an-
tecedente, che è pur quello dominante nelle iscri-
zioni posteriori.

Di divisione in colonne non abbiamo traccia in
questi scarsi residui; ma quell'uso trovasi a Creta,
come pur altrove, anche in iscrizioni meno anti-
che, neppur di molta estensione, come quella di
Dreros p. es., ed è possibile che taluno di questi
testi fosse pur così diviso.
 
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