Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 3.1893 (1894)

DOI Artikel:
Comparetti, Domenico: Gortyna
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9300#0202

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
361

aOBTYNA

CONCLUSIONI

362

tasi di negozi e di cambi (ngida^ai, àfis/vaàa^txi)
ci offre esempio di una valutazione in un numero
di vari animali (—vsroQsg xcà faQijv rvrvì sxi
òl 9oìQog); per le multe però o altri pagamenti
in tutte quelle iscrizioni l'unità di misura non è
più il bove, ma il lebete, come abbiam veduto.
Veramente, si può pensare che quando la legge
dice p. es. cento lebeti ciò non debba prendersi
alla lettera, ma indichi con un termine di signifi-
cato divenuto convenzionale un valore che nel
fatto prattico si potesse tradurre ne'suoi equiva-
lenti in bestiame o altro, come già in Omero
vediamo avvenire pur pei bovi p. es. nel caso di
Euriklea (Od. I, 43) che vien comprata pel prezzo
di venti buoi, non però dati in natura, ma in
xTéaxa equivalenti (èsixocàfioia eómxev). Ma que-
sto pensiero che regge bene per tempi come gli
omerici ne'quali è affatto ignoto l'uso della mo-
neta, vacilla dinanzi al fatto di una moneta che
in tempi assai meno antichi troviamo a Knossos
col nome di lebete, fatto che deve necessaria-
mente avere un rapporto coli'uso dei lebeti che
troviamo in quest' antica epoca a Gortyna. Questo
riman fermo però, che il nome di lebete o tripode
arrivò ad essere applicato a monete, non già per
l'impronta ma per l'equivalenza, per la stessa
ragione che condusse al nome pecunia, per quella
stessa per cui nei tempi presoloniani, secondo una
tradizione certamente attendibile, il didrammo o
staterò grave eginetico in Atene si chiamò bove,
tale essendo allora il prezzo ordinario di un
bove nell'Attica, fissato poi da Solone in cinque
dramme nuove che valevano ciascuna una pecora
(cfr. Boeckh Staatshauh. I, p. 104 sg.), e non
perchè Teseo (!) coniasse monete tali con un bue
per impronta, secondo la pazza fola di qualche
antico scrittore (cfr. Hultsch Gr. u. Róm. Metrol.
p. 164).

Sono fatti questi che si producono nei tempi di
transizione da un più antico uso ad un uso nuovo
che a quello si va sostituendo; coesistendo per
un certo tempo l'uno accanto all'altro, i nomi
dell'uso antico servono per le equivalenze fra
quello e il nuovo. Così, benché, come rileviamo
da Aristotele e da altre fonti autorevoli, la mo-
neta, coniata o no in Atene, fosse certamente co-

nosciuta e usata già nell'Attica ai tempi del co-
dice Draconiano, nell'ultimo quarto cioè del VII
secolo, pure le multe erano in quello stabilite con
formole quale ànorivsiv óexàfiotov (Poli. IX, 61),
cioè il valore di dieci bovi, che può pur essere dieci
didrammi o stateri. Questo che avveniva in Atene
in quei tempi in cui l'uso della moneta andavasi
già diffondendo, ma presente e vivo era tuttavia
l'uso antico, avveniva pure allora a Gortyna e
possiam dire a Creta, con questa differenza che
colà le leggi nominano una antica valuta di na-
tura più prossima a quella della moneta, una va-
luta metallica, non bovi dunque, ma lebeti o tri-
podi; e di ciò vedremo poi il perchè. Questo uso
ambiguo non dura nel linguaggio delle leggi scritte
che per un primo periodo, probabilmente non lungo ;
come poco dopo Bracone in Atene il codice solo-
niano alla unità di valore del vecchio uso, ai bovi,
sostituisce definitivamente la dramma che è l'unità
monetaria del sistema da Solone introdotto, così
a Gortyna le leggi della seconda epoca non par-
lano più di lebeti, ma di stateri in luogo di quelli,
che sono l'unità monetaria del sistema eginetico
colle nuove riforme ufficialmente e stabilmente
adottato ; traccia del primo uso antico non rimane
allora più che nel nome lebete, dato tuttavia ad
una nuova moneta diversa dallo staterò, dramma,
obolo, la quale nel vigente sistema monetario oc-
cupa un posto tanto inferiore e remoto che di
rado e quasi mai occorre occasione di ricordarla
nelle leggi.

Dopo tutte queste osservazioni, il problema, in
parte chiarito, viene a ridursi a questi ultimi ter-
mini; qual maniera di moneta è quella a cui
dapprima, per equivalenza con valori del vecchio
uso, fu applicato il nome di lebete o tripode?
Poiché tutta la antica moneta cretese fin qui
conosciuta è di sistema eginetico né arriva a
tanta antichità, siam ridotti a congetturare, e due
sono le spiegazioni che siamo in grado di pro-
porre, la prima delle quali fu altrove {Monumenti
antichi I, p. 108) da noi esposta e riassunta come
segue :

Ai tempi delle più antiche iscrizioni del Pythion
la moneta non è ancora introdotta in Creta; si
è però all'ultimo stadio dell'antico sistema di
 
Annotationen