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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 3.1893 (1894)

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Comparetti, Domenico: Gortyna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9300#0207

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371

GORTYNA

CONCLUSIONI

372

di anni. Certo, quando talune parti del nuovo co-
dice si scolpivano secondo l'alfabeto riformato,
l'antico alfabeto durava ancora nell'uso privato,
come si può argomentare da' sviste di artefici che
segnano °\ in luogo di a (n. 154). Il rapido diffon-
dersi della moneta coniata già in Egina e già pure
altrove, gli esempi di codificazione, già forniti da al-
tri paesi greci quali Rodi, Lokri, Atene e più assai,
quasi tutti, come gli antichi riferiscono e credono,
prendendo conoscenza delle istituzioni cretesi, de-
vono aver presto spronato costoro al rinnova-
mento e perfezionamento dell'opera già fatta.
Delle grandi riforme Soloniane ebbero certamente
conoscenza i Cretesi pel gran grido che levaron
dovunque ed anche pei rapporti che a quei tempi
si strinsero fra Knossos e Atene occasionati dalla
purificazione di questa operata da Epimenide dopo
i fatti di Cylone (Plat, Log. 642, Diog. L. I, 111,
Aristot. 'A&rjv. noi. 1).

Le leggi, come abbiam veduto, nella prima epoca
sono emanate separatamente, in un periodo di anni
che può anche essere di due generazioni, viste le
varietà che abbiamo distinte nella direzione della
scrittura e in altro. Nella seconda epoca le leggi
vengono codificate, ma, come pure abbiam visto,
non tutto in una volta, bensì a gruppi che vengono
successivamente elaborati e ciascun gruppo, al-
meno quello della Grande Iscrizione, neppur esso
fatto in una volta. In tutta quest'opera nuova, che
può essere andata avanti per più anni, v'è con-
tinuità tale che non è lecito pensare a grandi
intervalli di tempo fra le sue parti. Una persona-
lità di legislatore non si vede emergere nell'as-
sieme che faccia rassomigliare quest' opera a
quella di Dracone, Solone ecc.; la legge è imper-
sonale affatto (ved. la nostra nota sull' eyQanGe a
p. 235) e neppure arriva ancora ad affermare col
proprio nome la sua natura imperante; là dove
Solone diceva òxs ^sa/xòg èyàvrj óós (Pluf. Sol. 19)
qui si dice ancora ài xàSe xà yqà\iyiaxu èyqàxxai.
È tuttavia nuovo e recente il fatto che il verbo
antico delle leggi sia divenuto scrittura. Certo
però, le riforme che ci si presentano in quest'epoca
e la distinguono profondamente dall'antecedente
sono tali che a qualcuno che le iniziasse e le
promovesse si deve pur pensare, comunque ad

Iscrizioni arcaiche Cretesi.

opera compiuta la sua persona e il suo nome si
dileguasse nella collettività di róQivix o'dei roQ-
tvvioi TTffam'óóonei. Di parecchie istituzioni {rroXXà
imv vofiifimv) la tradizione cretese faceva autore
Thaletas a dire di Eforo (Strab. X, 4, 16) che ne
nomina anche talune ; ma è probabile che la ela-
borazione delle leggi e la codificazione di queste
fosse commessa ad uno special comitato di vo/jlo-
YQacf oi o vofio&éiai, come vediamo usato in più
altri paesi greci1) e a Roma; la redazione delle
leggi per la colonia cretese di cui si parla in
Platone Leg. (Ili) p. 702 viene commessa da quei
di Knossos ad un comitato di dieci.

La Grande Iscrizione e gli altri grandi corpi di
leggi di quest'epoca devono appartenere, a mio cre-
dere, ai primi decenni del VI secolo. Ciò si desume,
non tanto dalla paleografia di queste epigrafi, che
può abbracciare termini più larghi, quanto dalla
evidente prossimità alla legislazione scritta del-
l'epoca anteriore, di cui questa non è che una
continuazione, riformata però e ripresa con nuovo
piano e concetto più largo e sintetico. Confrontate
poi colle iscrizioni cretesi non arcaiche dal IV se-
colo in poi, queste si veggono ad una distanza
nel linguaggio, nello stile e nella natura stessa
delle istituzioni, uguale, se non superiore, a quella
che si vede fra le leggi soloniane e gli atti pub-
blici ateniesi posteuclidei.

Il dialetto ò qui di una purezza mirabile quale
non s'incontra mai in alcuna delle epigrafi po-
steriori, neppure in quelle che possono riferirsi
al IV secolo, quale quella di Dreros p. es., tutte
contaminate in maggiore o minor misura con
forme di linguaggio comune, totalmente estranee
alle iscrizioni di quest'epoca. Considerevole è il
numero delle voci e delle forme che qui trovansi
costantemente usate, come fiioXév, ànccxov, (laTrvg,
Xceyàacti, Imi, ìàxxai, nwvév, vvvdxat, ógo/isvg, svxoim-
xai, vaevet, (fw/isXs'g, xeXrjxai, àrtéxaiQog, àmavxóg,
àfiTTarxin, xccvafeXfiévmv e cento altre da noi ri-
levate nel commento, che non ricorrono mai nelle
iscrizioni posteriori o rado si trovano in quelle

<) Ved. le testimonianze epigrafiche raccolte presso

---1., IV. ____ -1. T7-„7/...I-----~ O'J.^ n»r»

tìwoboda Dio griech. Volkubcachl. p. 235 sgg

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