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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi: Antichità del territorio Falisco: esposte nel museo nazionale romano a villa Giulia (Parte prima) — 4.1894 (1895)

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Barnabei, F.: I: Degli scavi di antichità nel territorio falisco
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https://doi.org/10.11588/diglit.9314#0015

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17

DEGLI SCAVI DI ANTICHITÀ NEL TERRITORIO FALISCO

18

4.

Tale era il frutto delle nostre cure quando l'È. V.
fu prescelta a dirigere la pubblica istruzione. Del la-
voro compiuto dovevamo essere contenti, perocché ri-
maneva dimostrato quanto al progresso della cultura
storica giovi il buon metodo.

Ci pareva in somma confermato dai fatti che nella
indagine archeologica bisogna muovere dallo studio
di topografia, e procedere coordinando tutto in modo
che uno possa considerare in ogni oggetto non solo
i pregi che esso abbia in sè e per sè, ma quelli che
acquista in rapporto al luogo ove fu rinvenuto ed al
gruppo degli altri oggetti che unitamente si rinven-
nero; e possa inoltre esaminare in ciascuno di questi
gruppi non soltanto ciò che li rende notevoli, confron-
tati con gruppi simili rinvenuti in altre città od in
altre necropoli, ma ciò per cui acquistano importanza
maggiore, considerati in rapporto a tutto il complesso
dei gruppi vari, rimessi a luce nel medesimo sito.

Non già che in questi scavi dell'antica Falerii
siasi avuto il primo esempio del vantaggio che si ot-
tiene procedendo con lavoro graduale ed ordinato.
Sono oramai trascorsi vari anni dacché, abbandonato
il sistema della vecchia scuola, fu provata la neces-
sità dei criteri scientifici, coi quali conviene condurre

10 scavo, e provata la convenienza del metodo com-
parativo che deve servire di guida nello esame delle
cose scoperte. Ma per nessuna città deU'Etruria e del
Lazio era stato finora dimostrato quanto maggiore pro-
fitto derivi allo studio, se l'indagine archeologica sia
per ogni rispetto completa, e non si limiti ad una
categoria speciale di antichità, come in molti luoghi
si è fatto.

Per questo riguardo, senza tema di errare, può
affermarsi che l'amministrazione pubblica ha compiuto

11 dovere suo, ed ha anche prodotto un avanzamento
nella cultura storica, col mettere innanzi allo studioso
una serie ordinata di fatti, ove il graduato succe-
dersi delle vicende storiche di una città o pago, per
molte manifestazioni della vita civile, si possa rico-
stituire.

Ma volendo contribuire maggiormente al progresso
della cultura il procedimento metodico con queste nostre
indagini non poteva dirsi compiuto. Rimaneva a pro-

MONUMENTI ANTICHI. — Voi. IV.

vare se questa serie di fatti relativi alla storia di Fa-
lerii fosse non solo ordinata ma anche completa, ossia
non lasciasse delle lacune, per le quali il succedersi
delle vicende storiche rimanesse interrotto.

E veramente, così considerata, la nostra serie dei
documenti falisci, raccolti con la esplorazione metodica,
presenta interruzioni, e non poche; e ad eliminarle non
sarebbero stati sufficienti nuovi studi sul luogo e nuovi
scavi. L'area sopra cui era stata edificata la città, e dove
trovarono riposo i suoi antichi abitanti non ci nascon-
deva altri segreti ; e però era inutile chiedere ad essa
la risoluzione di molti quesiti che imperiosamente ci
venivano proposti dalla stessa serie ordinata delle
cose raccolte.

Avevamo veduto la città sorgere da piccoli prin-
cipi sul colle di Montarano, presso cui era il piccolo
sepolcreto, ove tra le tombe a fossa o ad inumazione,
notavansi vari gruppi di tombe a pozzo, che ci richia-
mavano il costumo più antico della cremazione; e
queste tombe a pozzo, sia pel loro rito stesso, sia per
altri riguardi, ci mostravano intimo rapporto con quelle
del periodo detto di Villanova e con quelle delle più
vetuste necropoli di Vetulonia, Bisenzio e Tarquinii,
per citare le più vicine. Ora, se queste tombe a pozzo
di Montarano hanno relazione con quelle di Villanova,
ed appartengono a famiglie di stirpe italica, è chiaro
che queste famiglie vennero a stabilirsi su quel colle
in un' età relativamente tarda, non essendosi quivi
trovata nessuna tomba che ci avesse presentate le
forme primordiali del cinerario di Villanova e di
Poggio Renzo, né essendosi trovati altri segni che
ci riportassero al primo apparire della civiltà italica
tra noi (')•

(') Come è ben noto, per quanto riguarda la gente a cui
debbansi riferire le antichità comprese nel così detto strato ar-
cheologico del periodo di Villanova, dotti autorevoli vennero
a conclusioni diverse, altri dicendole dei primitivi Etruschi, altri
degli Italici, e del tempo che precedette l'immigrazione etni-
sca fra noi (cfr. Helbig, Ann. Inst. 1884, p. 108 sq.; Undset,
ib. 1885, p. 5 sq.; Milani, Museo di antichità classiche,!, p. 290;
Pigorini, Bull, di Paletnolog. ital. t. Vili, p. 115 seq. ; t. XIV,
p. 85 sq. ; Martha, L'Art Étrusque, p. 37 sq. ; Brizio, Atti e Me-
morie della deputazione di Storia patria per la Romagna, se-
rie 3a,tom. Ili, 1885, p. 119 sq.; Von Duhn, Banner studien R.Ke-
kulé gewidmet, p. 21 sq. ; Gsell, Fouilles dans la nécropole de
Vulci, p. 315 sq.). E senza dubbio a favore dei primi sta sempre
il fatto che fino ad oggi fuori deU'Etruria propria al di qua

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