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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi: Antichità del territorio Falisco: esposte nel museo nazionale romano a villa Giulia (Parte prima) — 4.1894 (1895)

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Barnabei, F.: I: Degli scavi di antichità nel territorio falisco
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https://doi.org/10.11588/diglit.9314#0016

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10

DEGLI SCAVI DI ANTICHITÀ NEL TERRITORIO FALISCO

20

Ci si presentava adunque un primo e grave que-
sito, intorno al ceppo da cui si fosse staccato questo
ramo di italici trapiantato sul colle ove ebbe principio
la città di Falerii; ed una nuova indagine ci si pro-
poneva per colmare il vuoto che rimaneva aperto nella
serie ordinata dei nostri documenti.

Nè questo vuoto soltanto si manifestava. Avevamo
veduto come dal gruppo primitivo delle capanne di
Montarano, la città di Falerii avesse occupato 1' al-
tura di Vignale, e poi in un maggiore e rapido ac-
crescimento, avesse occupato quasi la metà dell'alti-
piano ove è la città moderna, e quindi in un ulteriore
ed ultimo ampliamento fosse giunta fin dove fu scavata
la fossa artificiale, e formato l'aggere di difesa, presso
l'attuale fortezza.

Ora, che questo ampliamento fosse avvenuto in modo
rapido, è dimostrato dalla maniera uniforme con cui
fu costruito il maggiore recinto in così vasta cerchia.
11 quale recinto, essendo formato con blocchi paralle-
lepipedi di tufo, regolarmente squadrati, e disposti a
filari in contrasto per testata e lunghezza, ci riconduce
al tempo in cui non solo pel maggiore perfezionamento
nell'uso del ferro, si potevano adoperare istrumenti
adatti per lavorare più facilmente il materiale di co-
struzione; ma ci riporta anche al tempo in cui ave-
vano dovuto esserci relazioni commerciali con altri
popoli più avanzati nella civiltà, e specialmente con
genti di origine greca, dalle quali quella speciale ma-
niera di costruzione avrebbe potuto essere appresa.

degli appennini, ed al di là, fuori dei limiti ove la civiltà etnisca
ebbe a manifestarsi nella Cispadana, un cinerario di puro tipo
Villanova non ritornò ancora alla luce, mentre nella vasta zona
occupata dagli Etruschi i sepolcreti di tombe a cremazione
nel periodo antichissimo presentano quasi costantemente questa
forma di ossuario.

Ma d'altra parte è pure notissimo che questi sepolcreti
primitivi dell'Etruria, oltre le tombe con l'ossuario tipico di Vil-
lanova, ci diedero tombe a pozzo con l'ossuario imitante la forma
della capanna, simile agli ossuari delle tombe a pozzo dei prisci
Latini, la cui origine italica non è impugnata da alcuno.

Se quindi può rimanere sospeso il giudizio pei sepolcreti
arcaici delle città ove si manifestò poi "in tutta la sua potenza
la civiltà degli Etruschi, non devesi esitare nello attribuire a
genti italiche queste primitive tombe a pozzo dell'agro falisco :
tanto più che i Falisci, per quanto la civiltà loro nell'ultimo pe-
riodo della loro storia sia stata modificata dai prossimi Etruschi,
furono sempre considerati come un ramo della gente italica, con
proprio dialetto e propria scrittura, ed in intimo rapporto di ori-
gine coi Latini e coi Sabini (cfr. Deecke, Die Falisker, Strass-
burg, 1888, p. 12 sq.).

E poiché con uguale procedimento furono costruite
le mura negli ampliamenti che ebbero molte città, non
solo nella bassa Etruria, ma anche nel Lazio, e sono
concordi le tradizioni che ricordano arrivi di popoli
orientali e commerci quivi avvenuti tra i secoli Vili
e VII avanti l'èra volgare, necessario è concludere che
nel tempo medesimo questo rapido ampliamento della
città falisca sia avvenuto.

Ed allora ci si poneva subito innanzi un nuovo
quesito, come mai cotanto ampliamento in modo cosi
rapido fosse avvenuto; non potendosi ammettere che
tra i secoli Vili e VJI le poche famiglie che avevano
edificate le loro capanne sull'altura di Montarano,
fossero in un momento tanto cresciute di numero e di
potenza da aver bisogno di occupare tutta quella vasta
area, che nel grande accrescimento della città fu su-
bito occupata. Il quale accrescimento non sarebbe spie-
gabile per annessione di vici o di pagi, che, come
avvenne per Roma, fossero stati compresi nella grande
cerchia, mancando ogni indizio di altri centri abitati
che in prossimità dell'abitato di Montarano, e contem-
poraneamente ad esso si fossero costituiti, prima della
costruzione del grande recinto, entro cui posteriormente
fossero rimasti rinchiusi.

E così anche per questo l'ordine stesso del nostro
procedimento metodico ci imponeva di indagare, se
fuori dell'area ove le nostre ricerche si erano svolte,
ci fosse dato raccogliere elementi tali che le cause di
tale ampliamento valessero a spiegare ; e quindi anche
sotto questo riguardo appariva manifesto come per se-
guire il miglior metodo nell'indagine archeologica non
basti considerare i gruppi delle antichità in rapporto
al complesso di tutti i gruppi vari che in un deter-
minato sito sieno stati scoperti; ma convenga proce-
dere ancora di un grado, e considerare tutto questo
complesso in confronto a tutto l'insieme di altri gruppi
vari che da un prossimo centro archeologico si possano
dissotterrare.

Ed in vero, non ci troviamo in lande deserte, ove
per avvenimenti, intorno ai quali si abbiano i mag-
giori lumi, sia stata costruita in un determinato tempo
una città, delle cui origini e delle cui vicende sto-
riche per mezzo di documenti irrefutabili si possa
argomentare. Siamo invece in un paese disseminato
di antichi resti, dove la dimora dell'uomo lasciò segni
di età varia; dove il sorgere ed il crescere di una
 
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