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DEGLI SOAVI DI ANTICHITÀ NEL TERRITORIO FALISCO

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artificiale nerastro e del più perfetto tipo originale di
Villanova; e nella suppellettile funebre di queste tombe
si erano raccolte fibule a largo piatto, come le come-
tarie della necropoli vetustissima delle Arcatelle (ta-
vola X, fig. 2). Con un altro cinerario erasi pure trovata
una fibula di filo d'oro massiccio, con l'arco a spirale
continua, conservatissima (tav. X, fig. 4). Da altri
frammenti erasi pure ricomposto un coperchio fittile in
forma di pileo, come i coperchi di alcuni cinerari nelle
tombe a pozzo di Tarquinii.

Opportunissimo adunque appariva quel luogo pel
nuovo ordine delle ricerche ; e le indagini che vi si
iniziarono diedero tosto il desiderato frutto.

Si scoprirono quivi gli ultimi residui di un vetustis-
simo luogo munito, e con un sistema di difesa assai
primordiale, non già con muri a picco formati a blocchi
squadrati di tufo, come in Narce od in Faleri, e nelle
prossime città dell'Etruria, ma con argini composti di
sassi informi e di terra (fig. 4 A, cfr. tav. II). Altri resti
di recinto si riconobbero in una collina sottostante
(fig. 4 C), di facile comunicazione con la prima e di
maggiore estensione, quale poteva convenire al cresciuto
numero delle famiglie ; ed anche questo recinto era for-
mato con argini corrispondenti ad una condizione civile
assai rudimentale, e propria all' età in cui 1' uso del
ferro come istrumento di lavoro pel taglio della pietra
non era ancora diventato comune.

Vi si riconobbe la necropoli consistente in quattro
sepolcreti, ciascuno sopra una piccola collina a sud
dell' abitato (fig. 4 L, M, N, 0 ; cfr. tav. II) ; ed in
questi, se si eccettuano alcune tombe di bassa età ro-
mana, non si trovarono sepolcri a fossa od a camera,
ma tutte tombe a pozzo, e con urne cinerarie che per
impasto e per forma riproducono esattamente il vaso
di Villanova.

Da nessuno di questi pozzi si ebbero vasi d'impasto
artificiale a copertura rossa, simili agli ossuari che pre-
dominano nei pozzetti della prossima Narce e di Faleri ;
il che è un primo documento per attestarci che la nostra
altura era stata già abbandonata quando le sottoposte
città cominciavano a fiorire, cioè verso 1' VIII secolo
avanti l'èra volgare, che è l'età appunto a cui quelle
stoviglie rossastre vanno rimandate.

Sventuratamente questi sepolcri a pozzo di Monte
s. Angelo, costruiti a poca profondità, furono quasi
totalmente distrutti nelle opere agricole, essendo stati

portati via dall'aratro, e rimanendovi per lo più il solo
fondo, con pochi frammenti del cinerario.

Presso le necropoli furono riconosciuti i siti di
alcune abitazioni a pianta rettangolare ; ed altre abi-
tazioni simili, scavate in parte nella rupe, si riconob-
bero nelle pendici del monte verso il bacino di Mar-
tignano (fig. 4 G, H, I). Si vide che erano esse in
relazione con un piccolo recinto ad opera quadrata,
che fu costruito nell'altura sopra una parte degli ar-
gini vetustissimi, nell'età in cui la sottoposta valle
era stata trasformata dalle grandi opere di bonifica,
e la nuova potenza delle grandi città erasi costi-
tuita. Parve doversi in ciò ravvisare un tentativo di
colonizzazione, il quale nondimeno, date le condizioni
del terreno, non poteva riuscire proficuo su quelle al-
ture ; e ciò sarebbe anche dimostrato dallo scarso nu-
mero di quelle abitazioni, e dalla piccola area destinata
al sepolcreto, dove fu esplorata una tomba a camera
con vasi corinzi del VII secolo avanti l'era volgare;
il che conferma l'età a cui il nuovo recinto e le poche
abitazioni vanno attribuite.

Gli scavi non sono ancora compiuti ; ma da quanto
finora si è raccolto chiaro apparisce che ci troviamo
in una sede vetustissima, quale poteva ben convenire
a genti che in una primordiale forma sociale vissero
principalmente dedite alla pastorizia, sede che doveva
di necessità essere abbandonata, quando istituita nelle
campagne sottostanti una nuova vita civile, per l'ese-
cuzione dei grandi lavori di bonifica nei nuovi centri
agricoli le genti prossime erano attratte.

Se queste conclusioni sono giuste, la serie de' nostri
documenti storici diventa non solo ordinata, ma anche
completa ; essendo risoluto il quesito principale intorno
all'origine, e chiaro dimostrandosi che da questa al-
tura di Monte s. Angelo, ove genti di stirpe italica
primieramente si stabilirono, discesero le famiglie che
fondarono Falerii e Narce, circa il tempo medesimo in
cui, secondo la tradizione, dall'alto dei colli Albani di-
scesero gl'italici che fondarono Koma.

E poiché la tradizione ricorda che coli'aggiungersi
di altre genti discese dalla Sabina la nuova potenza
romana si venne accrescendo, così è da ammettere
che non soltanto dall'alto di Monte s. Angelo, ma an-
che dalle alture prossime, che pure conservano residui
e tracce di dimora primitiva, altre famiglie italiche
nelle nuove città di Narce e di Falerii contemporanea-
 
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