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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi: Antichità del territorio Falisco: esposte nel museo nazionale romano a villa Giulia (Parte prima) — 4.1894 (1895)

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Cozza, Adolfo; Pasqui, Angiolo: Monte S. Angelo e la sua necropoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.9314#0027

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41 DEGLI SCAVI DI ANTICHITÀ

molte di quelle famiglie che iu Narce ed in Falerii
costituirono i primi gruppi di abitato, e che in quegli
antichi sepolcreti con tombe a cremazione trovarono
poi riposo, per mezzo di scavi avremmo potuto poi
indagare quando questa probabile discesa fosse avve-
nuta, argomentando dal tempo a cui ci avrebbero potuto
riportare gli oggetti meno antichi che lassù avremmo
potuto scoprire.

Ma indipendentemente da ciò, le reliquie delle
antiche precinzioni di Monte s. Angelo ci portavano in
un nuovo ordine di scoperte, mostrandosi in intimo rap-
porto con altre che in condizioni anche più conservate
avevamo avuto opportunità di riconoscere in cima ad
altri colli, in vicinanza di laghi, come il nostro, e
nell'agro medesimo dell'Etruria inferiore. È tutto uno
strato archeologico nuovo, di cui per quanto è a nostra
notizia, nessuno finora nella bassa Etruria si è occu-
pato ; ed è necessario che se ne dica, non tanto per la
migliore intelligenza del nostro tema, relativo alle anti-
chità del territorio falisco, quanto per la grande luce
che se ne spande sopra le antichità dei territori vicini.
Trattasi di un periodo ben determinato, che riguarda
l'età in cui su quelle alture della bassa Etruria
vissero famiglie, presso le quali non era diventato
ancora comune l'uso del ferro come istrumento di la-
voro; ossia l'età in cui quelle genti non sapevano an-
cora costruirsi i robusti muri a picco con sassi poli-
gonali o con opera quadrata. E che quelle genti fossero
di origine italica è dimostrato dalle tombe a crema-
zione con ossuari di puro tipo Villanova, rinvenuti
presso uno di questi recinti di maniera primitiva, cioè
sull'alto di Monte s. Angelo, secondo che più volte
abbiamo detto.

3.

Essendo nuovo il tema, perciocché si fecero da noi
queste scoperte mentre attendevamo alle ricerche per
la carta archeologica dell'Etruria meridionale, e mo-
strandosi ora maggiormente la importanza delle sco-
perte stesse, dopo le indagini sul Monte s. Angelo, ed
i rapporti di questo con le antichità dei grandi centri
di Narce e di Falerii da un lato, e dall'altro con le
antichissime stazioni italiche sulle alture circostanti o
prossime; ci sembra necessario che di queste sedi

NEI, TERRITORIO FALISCO 42

italiche brevemente si dica, indicando almeno le più
vicine, o quelle che per la loro stessa posizione
hanno più stretto legame col nostro argomento. Pri-
ma però di enumerarle sarà conveniente che si dieno
alcune notizie sui caratteri principali per cui tali
luoghi si distinguono, e pei quali è facile di rico-
noscerli.

Si sceglievano innanzi tutto delle alture, non sol-
tanto per la difesa a cui naturalmente si prestavano,
ma anche e specialmente perchè vi si potevano scor-
gere altre sommità abitate dalla stessa gente, e sco-
prire il maggior tratto possibile di terreno per preve-
nire attacchi e sorprese di nemici. Così dall'alto di
Monte s. Angelo si scorgono le località italiche di Monte
Lucchetti e di Monte Calvi, non che quelle più lon-
tane del Cimino.

Secondariamente si dava la preferenza a quelle
alture che, almeno per qualche tratto, avessero offerto
delle difese naturali, formate da roccie a picco. Ciò
per altro non sarebbe stato sufficiente, se la som-
mità prescelta fosse stata costituita da uno strato
così duro da rendere impossibile la esecuzione delle
opere, che per l'impianto della sede si richiedevano.
Quindi occorreva puro che la superficie avesse avuto
uno strato poco resistente, ove con gli imperfetti istru-
menti di lavoro, fosse stato agevole spianare le aree
per le abitazioni e per rendere più forti i declivi lungo
il perimetro.

Era parimenti condizione indispensabile che vi fos-
sero delle fonti perenni, o nell'ambito dell'abitato, od
in località vicinissime e protette ; e se mancavano le
acque sorgive, allora occorreva che il terreno si pre-
stasse per scavarvi dei pozzi, ed a tanta profondità da
giungere con essi negli strati di infiltrazione.

Era poi di assoluta necessità lo avere facile il ma-
teriale per costruire mura ed abitazioni ; e questo ma-
teriale doveva consistere in massi di grandezza non so-
verchia, che potessero essere portati dall'uomo, e la cui
estrazione non richiedesse opera sproporzionata ai
mezzi. In alcuni luoghi perciò si adoperarono i blocchi
di eruzione vulcanica che si trovano frammisti ai fanghi
solidificati, come sull'alto di Monte s. Angelo ; in altri
i basalti di struttura disgregabile, che o per agenti
atmosferici, o con mezzi artificiali, applicandovi intorno
dei grandi fuochi, si potevano scomporre in pezzi di
piccolo volume. Così venne praticato in molte località
 
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