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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi: Antichità del territorio Falisco: esposte nel museo nazionale romano a villa Giulia (Parte prima) — 4.1894 (1895)

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Cozza, Adolfo; Pasqui, Angiolo: Monte S. Angelo e la sua necropoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.9314#0036

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DEGLI SCAVI DI ANTICHITÀ NEL TERRITORIO PALISCO

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guasta, cioè discendente senza risalto fino al piano
del focolare; e ciò pel lungo attrito, essendo rilevata
in una specie di tufo molto friabile, che in origine
poteva elevarsi di circa m. 0,30 sul piano ove era
incavato il focolare. Questa panchina, larga circa m. 1,00,
corre in giro uniformemente, descrivendo cioè il pe-
rimetro rettangolare; ed è limitata da una piccola
arginatura posata sul terreno vergine. Tale arginatura,
isolata da noi con grande precauzione, risultò formata
di terra compressa e di pietre basaltiche, talune delle
quali grandi, e disposte a distanze.

Nel luogo rispondente alla fronte, l'argine si al-
largava con una branca ad angolo molto aperto, a
scopo evidente di allontanare dall'entrata il corso del-
l'acqua. L'interno di questa abitazione poteva misurare
m. 5,20 di larghezza per m. 5,90 di lunghezza, e l'in-
gresso, che internavasi dal basso con breve solco,
avrebbe circa m. 0,80 di larghezza.

Degni parimenti di speciale nota sono i due fondi
di case che si scoprirono nel piano sottostante alla col-
lina verso oriente (tav. II, fìg. 1 F r). Uno, assai con-
servato e più vicino alla rupe, presenta delle partico-
larità che meritano di essere conosciute, per cui ne
riproduciamo qui la pianta e lo spaccato (fìg. 14 e
14 bit).

Qui pure, a ridosso dell'incavo rettangolare, eleva-
vasi sul nudo terreno un'arginatura di sabbia battuta
sopra un allineamento di molti ciottoli di tufo e di ba-
salte. Ed anche qui verso l'entrata l'argine si allargava
con una branca ad angolo molto aperto, per impedire
che le acque piovane si riversassero sul davanti, ove
si stendeva un' area, nella quale certamente sorgevano
delle costruzioni che dovevano far parte integrante
della dimora.

Il fondo, tagliato nel terreno vergine, affinchè risul-
tasse pianeggiante, mostrava ancora le tracce di un
pavimento a piccoli ciottoli, o meglio a detriti di
basalte. Una specie di conca, scavata nel mezzo di
detto ripiano, costituiva il focolare, largo circa un metro,
ripieno di strati di cenere e di carboni, con frammenti
di ossa e pezzi di vasellame primitivo.

È notevole la disposizione di due grandi pietre
basaltiche, molto danneggiate dal calore, sugli orli
di detto focolare, in senso rispondente all'asse che pas-
sava per la porta. Esse dovevano compiere l'ufficio
di alari, in quanto che si riconobbe che a bella posta

furono incavate nel terreno vergine, ed in modo da
presentare superiormente la faccia meno scabrosa. Dette
pietre in forma di grandi cippi si innalzavano sull'orlo
del focolare per m. 0,58. Non è per altro improbabile
che avessero servito di base a due legni per dritto,
che si opponevano all'inflessione del colmareccio, come
si usa anche modernamente nelle nostre capanne di pa-
stori nella bassa Etruria. Nell'interno di questo fondo
si raccolsero tra le ceneri ed i carboni soltanto poche
ossa di animali combuste.

Nondimeno fu notevolissimo un fatto, che può darci
qualche lume intorno al modo con cui il resto della
capanna era costruito. Su quella specie di pavimento
intorno al focolare si trovarono pezzi di un grosso
intonaco, composto a sfaldature di pozzolana molto
resistenti, nella cui parte scabrosa erano visibilissime
le impronte del rivestimento vegetale delle pareti della
capanna.

Al rivestimento terroso dell'argine si trovarono
commisti in grandissima quantità frantumi di fittili;
ed altri frantumi simili si notarono addossati all'esterno
lungo l'argine stesso. Non vi è apparso nessun pezzo
caratteristico, il quale ci potesse offrire elementi per
proficui confronti. Vari frammenti hanno l'ansa ordi-
naria ad arco semplice, ed appartengono a grandi doli.
Accennano, come è probabile, ai luoghi delle provvi-
ste i quali dovevano essere costruiti lateralmente ad
una specie di rozzo portico, che prolungavasi sul da-
vanti della vera e propria abitazione, nell'area di cui
sopra si è detto.

Altri pezzi di questi fittili accennano a conche
semiovoidali di impasto un poco più depurato ; ovvero
a grandi coppe munite di anse, ed a recipienti più
piccoli, e di lavoro trascuratissimo.

I grandi doli erano formati con creta mescolata a
detriti vulcanici ; il quale impasto era superficialmente
rivestito di terra più fina, per uno spessore notevole così
esternamente come internamente. I vasi piccoli poi ci
sembrarono costituiti di materiale più duro, fatto con
mescolanza di feldespati e con particelle di mica.

Si distinguono dai vasi cinerari per l'impasto, che è
meno permeabile, e poi per assoluta trascuratezza di
pulitura e di lucido ; le quali sono caratteristiche spe-
ciali dei più antichi ossuari di tipo Villanova.

Per quanto concerne la loro decorazione questi vasi
dei fondi delle nostre case portavano poco sotto all'orlo
 
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