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IV.

TOPOGRAFIA DI NARCE E DELLA SUA NECROPOLI

L.

L'agro falisco è quasi intieramente compreso nel
bacino formato dalla giuntura dei coni eruttivi Cimino
e Sabatino, verso la valle del Tevere, ed ha per punto
culminante l'altura di Monte s. Angelo, ad est del
lago di Bracciano, a 376 metri sopra il livello del mare
(v. tav. I).

Per quanto le condizioni altimetriclie dei versanti

10 comportano, i corsi fluviali di questi due sistemi
verso la valle tiberina si raccolgono a mano a mano
nel Treia, fino all'altezza di Civitacastellana, donde

11 fiume prosegue senza altri incrementi notevoli pel
tratto di cinque chilometri, e va a perdere nel Tevere
le acque ed il nome.

La maggior parte delle acque sorgive, fornite a
questo collettore, proviene dalle falde dei crateri mi-
nori, che fiancheggiano a nord-est il lago Sabatino.

Queste acque copiose, appena superati alcuni strati
basaltici nella contrada Morra (tav. I), si sprofondano
rapidamente, per un'altezza di 100 ed anche di 150
metri, scalzando le basi degli strati tufacei formate
da argille eoceniche.

Per tale azione costante gli squarci in qualche
punto sono tanto grandi da misurare più di un chilo-
metro in larghezza.

L'eTetto che ne risulta pei massi enormi, distac-
cati dalle alte rupi, ed accavalcati in mille combi-
nazioni sui fianchi e nel fondo dei burroni, è sempre
nuovo, e produce bellezza e varietà di vedute in mezzo
alla uniformità del sistema geologico.

Nel tratto di massima corrosione, che è più vicino
alla sorgente, si innalza una roccia isolata, formata
negli strati superiori da un banco di tufo litoide ; negli
strati inferiori da un banco di trachite (cfr. tav. I
e III, e tìg. 3 a).

Dal centro della detta roccia alle mura meridio-
nali di Falerii la distanza in linea retta è di nove
chilometri; ma l'antica via per accidentalità del ter-
reno non avrebbe potuto svolgersi in un percorso mi-
nore di 14 chilometri circa.

Questo gigante di lava, con le sue balze a sca-
glioni, che divennero maggiormente inaccessibili per
grandiose opere di difesa, chiamasi Narce; il quale
nome è probabilmente quello che ebbe in antico, quando
e per natura e per mano dell'uomo divenne il mag-
giore centro fortificato di quella contrada. Perocché
difese e protesso altre roceie vicine, di maggior o mi-
nore ampiezza, anch'esse validamente munite, sullo
quali si venne formando un considerevole centro abi-
tato (•).

2.

Narce, di cui è data la planimetria nella tav. Ili,
ed una veduta nella fig. 1 della tav. IV, ha forma
quasi triangolare, ed una volta era divisa, mediante
tre recinti in tre ripiani (fig. 31). Il più alto di questi
avrebbe avuto lo spazio per pochissime abitazioni sol-

('J Mentre era in corso dì stampa questo lavoro sulle an-
tichità di Narce, il eh. prof. Elia Lattea dell'Accademia scien-
tifico-letteraria di Milano, avuta notizia delle nostre scoperte,
ricordò che « nelle tavole di (iuhbio otto volte si menziona il
Nahareum numen (lat. Narrum nomerì), come uno dei popoli
stranieri che dovevansi mandar fuori dal confine urbano in occa-
sione di certi riti locali, e cui si imprecava a prò'di Gubbio;
e si menziona preceduto sempre e congiunto col Tuscuin nomen,
vale a dire gli Etruschi. Ricordate quindi, a tacere di altre
analogie etrusco-falische, le parole di Plinio (N. II. Ili, 5, 51)
colonia falisca quac dicitur Etruscorum, opini», potersi senza
esitazione riconoscere nell'umbro Naharcurn, per la cui dichia-
razione nulla di meglio soppesi addurre finora che il confronto
col fiume Nar, l'odierno Narce » (v. il giornale la Perseveranza,
anno XXXV, 12118,5 luglio 1893).
 
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