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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi: Antichità del territorio Falisco: esposte nel museo nazionale romano a villa Giulia (Parte prima) — 4.1894 (1895)

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Barnabei, Felice: Dei fittili scoperti nella necropoli di Narce
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https://doi.org/10.11588/diglit.9314#0119

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DEI FITTILI SCOPERTI NELLA NECROPOLI DI NARCE

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Ma un nuovo esame al quale furono sottoposti al-
cuni puzzi di un fuso in lamina giallognola sottilis-
sima, trovato nella tomba 30 del sepolcreto della Pe-
ttina (fig. 3 A, tav. Ili A; N. XXV, 17), mostrò che
mi sarei ingannato, se non cedendo ai consigli dei
chiarissimi professori Helbig e Pigorini, mi fossi ac-
contentato del solo giudizio dell'uomo pratico, e non
avessi cercato la prova della certezza, che soltanto
dall'analisi chimica si può ottenere.

Questo fuso, proveniente da una tomba a fossa con
loculo pel vasellame, è di colore tendente al giallo ; ed
analizzatone un pezzo nel laboratorio chimico centrale
delle Gabelle, dagli egregi dottori V. Villavecchia ed
0. Severini, risultò essere di bronzo con poca lega
di stagno, cioè con un poco più del 5 % ; mentre altri
frammenti di altri vasi in lamina, provenienti da tombe
dello stesso periodo e del sepolcreto stesso, esaminati
nel laboratorio medesimo, risultarono pure di bronzo
con pochissimo stagno, e con aggiunta di antimonio,
del quale in bronzi simili solo in casi rarissimi si era
finora riscontrata qualche traccia appena (').

E poiché il risultato dell'analisi chimica era in
troppo aperto contrasto con ciò che non solo dal Ea-
velli, ma anche da altri pratici dell'arte del ramaio
costantemente mi veniva affermato, volli sperimentare
se, fatta una lega nelle proporzioni sopra indicate,
ne derivasse un metallo da ridurre in lamina sottilis-
sima e da potersi lavorare nel modo come il fuso, la
situla e gli altri vasi furono lavorati. E qui devo
esprimere la mia gratitudine al cav. Alessandro Nelli,
che compose questa lega, nelle proporzioni indicate
dall'analisi chimica, cioè mettendo rame purissimo
col 5 % di stagno. Ne ebbe una lamina molto sottile
e malleabile, la quale per altro mantiene il colore del
rame, e certamente non arriva alla tinta giallognola

(') L'analisi quantitativa, eseguita sopra una porzione ili
dotto fuso, diede su cento pirti: rame 97,13; stagno 5,27;
piombo 0,97; elementi non dosati (escluso l'oro e l'argento)
0,G3. — L'analisi qualitativa di un pezzo di cerchio di idria, con
parto di manico diede rame, stagno ed antimonio, oltre a pic-
cole quantità di altri elementi, escluso sempre l'oro e l'argento.
L'antimonio contribuisce a dare il colore giallo, come ci ha
confermato il cav. Nelli, l'er notizia poi comunicataci dal La-
boratorio chimico delle Gabelle, sappiamo che dalle miniere
della Spagna si aveva un rame naturalmente unito all'antimonio.
In alcuni campioni di rame spaglinolo l'antimonio, come im-
purezza del rame stesso, giunge fino al 0,70 °/0 .

MONOIFNTI ANTICHI — Voi. IV,

dei nostri vasi. Vero ò che secondo il giudizio del cav.
Nelli, contrariamente a ciò che scrisse il eh. Morlot
(Sur les Mélaux in Mémoires de la Société des anti-
quaires du Nord, nouvelle sèrie 1866-71, p. 39), anche
accrescendo di poco la quantità dello stagno, la dutti-
lità e la malleabilità si manterrebbero ; ma non si
potrebbe accrescere che proprio assai poco, senza che
si possa sempre esser sicuri di giungere a quel colore
aureo, al quale contribuì senza dubbio l'antimonio, che
talvolta comparisce in proporzioni da non potersi cre-
dere accidentali.

Ma quel che più preme al caso nostro si è che,
stando all'avviso del cav. Nelli, non sarebbe possibile,
anche tenendosi alle proporzioni del 5°/0 di stagno,
lo eseguire lavori simili a quelli dei quali ci occu-
piamo, senza una grande perizia nel comporre e nel
preparare il metallo, e senza lunghissima pratica nel
martellarlo e nel rincuocerlo di continuo durante il
lavoro. Oltre a ciò non sarebbe stato possibile otte-
nere questi vasi senza speciali incudini di ferro, e
senza tutti gli altri istrumenti ed attrezzi che il lungo
esercizio industriale ed artistico avrebbe potuto fare
escogitare. Per la qual cosa abbiamo innanzi a noi
un complesso di fatti che dimostrano una condizione
civile assai avanzata, che molto si discosta dalle rozze
produzioni dell'industria locale, mentre è in armonia
con ciò che l'industria dei Penicii ci presentava in quel
tempo, in cui non erano ancora apparsi i segni del
commercio greco.

Questi vasi di sola apparenza e di uso puramente
funebre, eseguiti in lamine sottilissime ed ornati a
punzone, non si prestavano ad essere imitati nelle loro
forme colla rozza tecnica delle figuline locali, cioè col-
l'impasto artificiale nerastro, il quale, consistendo in
terra impura mista a detriti, non poteva essere adatto
pel lavoro fine. Quindi non troviamo vasi dell' indu-
stria locale che fossero eseguiti in una delle forme
più spiccatamente proprie a questa serie di recipienti.

Fa eccezione la forma del vasetto rappresentato
nella fig. 95, che vediamo essere stata spesso ripro-
dotta nella tecnica del luogo, e che nella serie dei
vasi con ornato antichissimo a bulino non sembra sia
stato in uso.

Ma se può esservi controversia intorno agli effetti
che i recipienti di lamina a sbalzo possano aver pro-

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