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DEGLI SCAVI DI ANTICHITÀ NEL TERRITORIO FALISCO

308

tav. HIP; N. LXVII, 7), dove si trovarono associate
a vasi precorinzì con pitture a zone di animali ; e se
per questo riguardo ci riportano all'ultimo tempo in
cui durò la produzione dei buccheri fini, per l'argilla
con cui furono fatte e pel modo con cui vennero ese-
guite, ci mostrano essere state lavorate nelle officine
nostrali.

Il che serve a confermare quello che sopra ab-
biamo accennato, cioè che alcuni dei buccheri sottili
mostrano molta perfezione di lavoro industriale, e fa-
cilmente furono introdotti dal di fuori; nella quale
categoria va compreso lo skyphos superiormente rap-
presentato (fig. 154). Altri poi manifestano molta im-
perizia e povertà di arte, e possono essere stati lavo-

servizio per due (cfr. p. 208), essendovi due crateri, due
attingitoi, due oinochoai, due kantharoi ad alte anse,
due tazze su piede, due tazze piane, due grandi sco-
delle ed una piccola ciotola, probabilmente per aromi.
I crateri sono cotti a gran fuoco di fornace, quindi
escono dall'ordine dei buccheri, e ne abbiamo detto
superiormente. Tuttavolta non mancano esempì di cra-
teri anche nerastri, ma sono più rari.

Coi buccheri a.pareti robuste entriamo in un'età
che è assai scarsamente rappresentata nella suppellet-
tile funebre delle tombe di Narce, ossia nell'età in cui
si svolse in tutta la sua potenza il commercio dei vasi
dipinti della Grecia continentale, dei quali esempì mi-
rabili ci furono restituiti dalle tombe di Falerii.

rati sul luogo; al quale numero appartengono l'oinochoe,
che pure è stata rappresentata (fig. 153), e queste
tazze.

Alcuni dei buccheri sottili, che mostrano magistero
maggiore e che ci parvero importati, sono rivestiti di
una copertura in argento. Così fu rivestito tutto il ser-
vizio dei buccheri fini nella tomba 1 del sepolcreto sul-
l'alto della Petrina (fig. 3C, tav. UIC; N. LXII, 28-33).
A quésto servizio argentato appartiene l'oinochoe re-
staurata in antico, di cui sopra abbiamo detto (fig. 153«).

Dei buccheri grossi trovammo alcuni gruppi, nei
quali possiamo riconoscere le forme che costituivano
questo corredo rituale. Uno ne è rappresentato nella
fig. 156, e proviene dalla tomba 7 del sepolcreto di
Monte Soriano (fig. 3 P, tav. Ili P), dove trovammo due
corredi simili (N. LXXVII, 1, 11). Ognuno forma un

Ci basti quindi averne detto sommariamente, ossia
quanto era necessario pel tema di cui qui ci occupiamo.

7.

Dei fittili a copertura vitrea
e dei vasetti di smalto policromo.

Per compiere la rassegna dei fittili secondo le
classi nelle quali furono da noi spartiti, converrebbe
qui dire di quelli della classe quinta (p. 176), cioè
di quelli usciti dalle officine della Grecia continen-
tale; poscia dei vasi etrusco-campani, finalmente delle
figuline con ornamenti a rilievo, e con argentature.
Ma tutto questo vasellame è troppo noto oramai, per
 
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