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degli scavi di antichità nel territorio palisco

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dei vasetti, e come vedesi nell' esempio che qui se
ne offre (fig. 1(32). Proviene dalla tomba 09 del sepol-
creto a nord di Monte le Croci (N. LXXIX, 2), cioè-dalla
tomba medesima che ci restituì l'anforetta di smalto
policromo superiormente rappresentata (fig. 159).

Non avendo visto gli oggetti non posso esprimere
giudizio sul procedimento tecnico onde furono eseguite
alcune tazze di vetro, scoperte nella necropoli di
s. Lucia presso Tolmino, e riprodotte dal eh. Marche-
setti nel suo accurato lavoro che abbiamo già avuto
l'occasione di citare (Scavi nella necropoli di s. Lucia,
1885-1892, tav. Vili, 1, 2; IX. 1, 2). Sono tazze a
larghissima apertura, le quali, se non si ottennero col-
l'aiuto di forma, avrebbero dovuto essere compiute per
mezzo di riattaccatura di canna al piede, il che ci
riporterebbe ad un progresso industriale, e quindi a
tempo meno antico.

Fig. 163 l:l

Ma non so se le ondulazioni fossero quivi otte-
nute per mezzo di fili vitrei, fatti aggirare sul vetro
mentre questo era incandescente, il che mi sembra
assai difficile, ovvero gli ornati fossero stati ottenuti
a colori minerali, dipinti poi sul vetro e quivi fer-
mati mediante nuova cottura.

Certo è che di quest'arte di ornare il vetro, dipin-
gendolo a colori minerali, ci vennero esempì anche dalle

nostre tombe di Narce e di Falerii. Furono così la-
vorati alcuni rivestimenti di fibule, sicché ne risul-
tasse una materia ad imitazione delle agate. L'esempio
che qui riproduciamo (fig. 163) proviene dalla tomba 18
del sepolcreto di Monte lo Greco (fig. Ili D, tav. Ili D ;
N. XXXII). Un altro esempio ne abbiamo
nella fibula della tomba XVIII di Monta-
rono superiormente rappresentata (fig. 99 f).
Un altro saggio di vetro dipinto ci fu
offerto da una tomba dello stesso sepol-
creto di Montarono ; e consiste in un glo-
betto turchino con occhietti dipinti di giallo,
il quale si trovò infilato all'ago crinale
di bronzo, nel modo che vedesi qui rappre-
sentato (fig. 164).

Ma tanto i vasetti fittili con invetria-
tura quanto questi vetri dipinti furono ra-
rissimi, e non oltrepassarono il tempo del
puro commercio fenicio; mentre i vasetti
di smalto policromo, in forma di aryballoi.
di alabastro, di anforette rodie e di piccole
oinochoai, durarono non solo in tutto il
tempo in cui durò il commercio dei vasi
greci, ma anche nel periodo successivo, e
sempre con la forma stessa. Ciò sappiamo
dai numerosi esempì che se ne ebbero dalle
tombe di Falerii e dalle tombe di Cor-
chiano, dove in maggior numero si raccolsero, sovente
uniti ai vasi dipinti di arte locale, ed uniti talvolta
anche a vasi argentati; il che dimostra che l'uso di
essi continuò nel nostro territorio sino al terzo secolo
avanti l'èra volgare.

F. Barnabei.

Fig. 161.

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