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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi: Antichità del territorio Falisco: esposte nel museo nazionale romano a villa Giulia (Parte prima) — 4.1894 (1895)

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Gamurrini, Gian F.: Dei fittili iscritti scoperti nella necropoli di Narce
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https://doi.org/10.11588/diglit.9314#0175

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I

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DEI FITTILI ISCRITTI SCOPERTI NELLA NECROPOLI DI NARCE

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posteriore, al modo inverso. E citando un altro esem-
pio, in Chiusi, città la più interna, si riscontra la
stessa variazione: che i suoi alfabeti vetustissimi e la
epigrafe della ben nota fibula d'oro, opera etrusco-fe-
nicia del secolo VII-VI av. Cr. ('), ce lo palesano,
mentre successivamente nelle numerose iscrizioni do-
mina il modo orientale da destra a sinistra. Questo
modo fu accolto dalla vicina Umbria; onde deduciamo,
che non vi è penetrata la scrittura dal-
l'Etruria, che dopo il secolo sesto, se non
vogliamo dire più propriamente verso la
metà del quinto. Ma il fatto mi sembra assai dif-
ficile a spiegare, e non posso supporvi altro che un
predominio sacerdotale nel popolo etrusco : dove i sa-
cerdoti, essendo ancora i maestri della scuola, ed attin-
gendo le loro astruse discipline dai libri orientali, ab-
biano stimato loro debito di ricondurre la scrittura in
quel sistema. D'altra parte pensare a nuove colonie
dall' oriente nelle rive tirrene in tempo così tardo, e
che arrechino diverso metodo di scrittura, che venga
poi adottato generalmente, sarebbe poco probabile ed
alieno da ogni storica tradizione.

Anche la punteggiatura, che distingue le parole, è
indizio di relativa antichità. Nello sette epigrafi di Narce
due sole sono punteggiate, nelle altre seguitano le let-
tere di continuo. Non v'ha dubbio che questo è il modo
più antico; e la separazione delle parole costituiva poi
un grande progresso. Ora la punteggiatura, che vediamo
nella seconda tazza, consiste di tre punti segnati verti-
calmente. E da osservare che siffatta maniera non si
riscontra in Etruria, che in un'antichissima epigrafe
di Vulci (Fabr., o. e, n. 2171), ma trova esempì nel
Piceno e nell'Italia superiore. Se non che più che in
altro luogo la vediamo usata nella vetusta epigrafia
dell'Àrgolide, della Laconia, e dell'Attica nel sesto
secolo av. Cr. Il che ci dà qualche lume per argo-
mentare, che il perfezionamento dello scrivere, cioè
tale punteggiatura, provenisse in Italia dai greci mer-
catanti o dell'Attica o dell'Argolide. Ai tre punti suc-
cessero ben presto i due, che quasi costantemente si
mantennero nell'etnisca scrittura. Ma questo sistema
dei due punti si scorge come nel suo inizio o primo

(') Fabretti, Corp. Inzer. Rai., n. 806, Mi Arathia Vela-
vesnas etc.

Monumenti antichi.

Voi. IV.

tentativo assai incerto nell' iscrizione settima, incìsa
nel piede di una tazza, e che è la più recente di
quelle avute finora dalla necropoli: dove i due punti
non sono di fronte e dopo il fine delle parole, ma
posti uno sopra ed uno sotto alla lettera o ultima o
anche iniziale : e vi sono due esempì di un solo punto
in mezzo alla lettera a : manifesto segno, che la pun-
teggiatura regolare non si era, nello scrivere, ancora
stabilita.

L'età dell'alfabeto e dell'iscrizioni di Narce resulta
dai sepolcri, donde furono tratti i vasi scritti. Questa
è determinata dalla presenza dei primitivi vasi co-
rinzi, che vi si trovarono uniti. Colle mercanzie en-
trava l'ellenica cultura, e noi osservando la raccolta
delle antichità di Falerii nella Villa Giulia, che è
proseguimento e complemento di quella di Narce,
godiamo dello spettacolo di tanta mirabile trasfor-
mazione. La tradizione che pare attinta dalle storie
etnische, la quale designava Damarato da Corinto,
padre di Tarquinio Prisco, come quello che avesse
recato la scrittura in Etruria, acquista dallo studio
nostro una probabilità maggiore così per il tempo come
per il luogo, tralasciando la persona, che poco importa.

Qui pertanto succede curiosa ed importante la
ricerca, se i Falisci, e in ispecie Falerii loro princi-
pale città, abbiano ricevuto l'alfabeto da Narce, cioè
per quella via. Le ragioni topografiche c'inducono ad
ammetterlo. In prima Narce si palesa una città più
antica di Falerii, e inoltre è contermine al territorio
falisco. Poi è da ricordare, che nei tempi italici (in-
tendo per italici quelli anteriori al secolo sesto) era
una ed eguale la civiltà nel bacino del Tevere, e
non sussisteva una tale divisione di popolo e di ter-
ritorio, che venne poi per politiche vicende a deter-
minarsi. Breve inoltre e facile la comunicazione fra
le due città, e naturale lungo il torrente Treia. Narce
infine era situata nella parte superiore del fiume, e
Falerii in basso più internamente non lungi dalla
foce, ove nel Tevere si confonde. La sua postura per-
tanto costituiva Narce non solo come intermediaria
con l'Etruria marittima, ma via e cagione di commer-
cio e di progredito costume. Tutto questo conduce a
credere, che una vita simile si svolgesse fra le due
città vicine ; e che ancora il linguaggio, se non fosse
da prima lo stesso, almeno non molto differisse. Venne
il tempo che i Veientani, nella cui dizione dovette

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