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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 5.1895

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Caetani-Lovatelli, Ersilia: Di una piccola larva convivale in bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.9299#0014

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di una piccola larva convivale in bronzo

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seguaci delle dotti-ine di Epicuro. E sì queste come
le predette coppe aretine, e il vaso in terra rossa del
Museo di Orléans e i vetri con acclamazioni e lieti au-
gurii, dovettero, al pari delle piccole larve in metallo,
servire al surriferito uso convivale ; vale a dire di vie
maggiormente eccitare a godere e profittare dell'ora pre-
sente ('), mediante il ricordo della inevitabile fine del-
l' uomo. Il qual concetto al tutto epicureo, a noi vien
fatto incontrare, siccome da principio avvertii, e in
molti passi di autori e in monumenti di ogni genere.

Carpe diem ! esclamava il gaio poeta venosino ; ed
in una ben conosciuta epigrafe narbonese si legge: amici
dvm vivimvs vivamvs (2), cui si può opportunamente
comparare tanto quella di un Claudio Proculo, che dice :
vita(to) dvm vives vive (3), quanto l'altra grafita di

(J) (ili antichi dicevano benefacere sibi ed anche semplice-
mente benefacere. [Vegg. E. Le Blant, D'une acception épicu-
riennedu verbe Benefacere nella Revue archéologique, juin 1875J.
Il Le Blant cita nel medesimo articolo il laetari et facere bene
dell'Ecclesiaste III, 12.

(2) C. I. L. XII, 4548. vive hospes dvm licet atqve
vale. Ibid. VI, 21200.

(3) Ibidem, VI, 15232. Vivamus, mea Lesbia, atque amemus.
[Catullo, Carmen V]. I francesi dicono faire la vie, étre viveur.
Mi pare a proposito qui ricordare, ciò che narra Seneca di un tal
Pacuvio, quel medesimo forse che secondo Tacito [Ann. II, 79] fu
spedito come legato in Siria da Senzio : Pacuvius, qui Syriam
usu suam fecit, quum vino et illis funereis epulis sibi parenta-
verat, sic in cubiculum ferebatur a coena, ut inter plausus exo-
letorum hoc ad symphoniam caneretur, pep'uoicu, /3s/?(Wr« /
\Epist. ad Lucilium, XII]. Nei nostri tempi sono abbastanza

Chiusi esprimente le stesso idee materialiste ('). —
Altri esempi potrei ancora allegare in conferma delle
cose da me sin qui discorse, se non lo stimassi affatto
superfluo, sembrandomi che bastino questi brevi cenni
a dichiarare la piccola larva in bronzo, che ho avuto
la ventura di recare a notizia degli eruditi.

E. Caetani Lovatelli.

noti i versi che, alcuni anni addietro, leggcvansi sulla porta
di una taverna di Posilipo a Napoli:

Magnammo, amici mici, e po' vavimmo
Fintanto che nc'è uoglio a la lucerna
Chi sa si a l'auto munno nce vedimmo
Chi sa si a l'auto munno nc'è taverna.

Lidcri, Passegg. per Napoli e cont., 1844-45, voi. I, p. 190.
Ed il prof. L. A. Milani mi narrava un giorno, come avesse letto
sulla porta di una osteria a Kalamata in Grecia, la seguente
iscrizione di un tenore similmente epicureo: Jevrs niv<ti(iei> èyyvg
yÒQ 6 ìhdvatos; e come, con sua grande maraviglia, gli accadesse
di ritrovarla scritta in una bottega di liquorista in Firenze,
nell'antica via degli Speziali.

(') dvm vibes

homo vibe

nam post

mortem ni

hil est om

nia rema
nent et hoc
est homo
qvod vi
des

[Fra le iscrizioni cristiane del cimitero di S. Caterina presso
Chiusi]. C. I. L. XI, pars I, 2547 a.

Fig. 9.
 
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