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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 5.1895

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Brizio, Edoardo: La necropoli di Novilara
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https://doi.org/10.11588/diglit.9299#0090

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159

Spilloni.

Consistono questi di verghetto di bronzo, lunghe
da diciotto a dieci cm., per lo più artificialmente ri-
piegate verso la sommità. La testa negli esemplari
più antichi (tav. Vili, 7, 8, e 14) termina in un riccio
che può ricordare ancora quello degli spilloni prove-
nienti dalle terremare ('). Negli esemplari di età po-
steriore (tombe 130, 131, 137) la testa è soltanto
ingrossata ed ornata di molte bulinature (tombe 131
e 137), oppure sormontata da una capocchia piatta
a bottone (tombe 130 e 131), ricordando nel com-
plesso gli spilloni che occorrono nelle tombe maschili
del sepolcreto Servici (tav. X, 7, 39 e 40). L' uso
di questi spilloni si può determinare dal posto ch'essi
occupavano sullo scheletro, ii qual posto nel Catalogo
delle tombe è indicato: per alcuni la sinistra del teschio,
per due il femore sinistro, per tre il torace, per due il
bacino, e per uno il braccio destro. Non può essere
dubbio per conseguenza che servivano a fermare i
drappi, i quali avvolgevano la parte superiore del corpo,
puntandoli preferibilmente al lato sinistro. Uno spil-
lone, della tomba 130, nella parte inferiore dell'asti-
cella , cioè in quella parte eh' era introdotta nel
drappo, presenta notevole ingrossatura. Osservandolo
con la lente vi ho riconosciuto ancora tracce sicure
del tessuto che lo spillone attraversava.

Spilloni ad asticella di bronzo leggermente ri-
curva, con testa in alcuni a riccio, in altri a capoc-
chia piatta con bulinature, si rinvennero altresì a Bolo-
gna in arcaiche tombe di uomini del predio Benacci (-).
Ma spilloni del tutto identici a quelli dei sepolcri
Molaroni uscirono pure dalla già ricordata necropoli
di Terni (3).

Rasoi.

Parecchie tombe della zona arcaica (5, 12, 17, 40,
45) contenevano altresì quel noto utensile a lamina
semilunata di bronzo a cui, per ragioni vario e fon-
date, il Gozzadiui, per primo, diede il nome di rasoio,
confermato in seguito da altre scoperte ed ora gene-

(') Strobel, Avanzi preromani, tav. II, n. 20.
{-) Cfr. Gozzadini, Di un sepolcreto etrusco presso Bo-
logna, tav. VII, n. I l, 10, 17 e 19.

(3) Lanzi L., op. cit. tav. I, fig. 14 e 15.

llil)

ralmente accettato dai dotti ('). Il Pigorini ha recen-
temente trattato delle diverse forme assunte da questi
utensili, secondo l'età a cui appartengono (2). A No-
vilara manca il rasoio a doppio taglio, ritenuto proprie
dell'età del bronzo; ma in altre tombe picene delle
Provincie di Ascoli e di Teramo se ne trovarono anche
a lama quasi rettangolare, e due ne possiede il Museo
di Ascoli. Il primo, proveniente da Civitella del Tronto
nella valle del Salino, ha manico lavorato a parte ed
imbullettato come i più antichi di Chiusi (:!), e lama
ornata di quattro circoli incisi: fu raccolto con una
fibula detta a foglia di limone. Nel secondo il ma-
nichette è già fuso insieme con la lama sempre ret-
tangolare, ma sviluppata più in largo che in lungo,
con foro circolare presso la sommità.

Questi due esemplari ascolani confermano quanto
fu già notato dal Pigorini circa i rapporti fra i tipi
dei rasoi della prima età del ferro, e quelli usati
anteriormente. Rasoi a lamina rettangolare uscirono
in buon numero anche dalla necropoli di Torre del
Mordillo (').

Il rasoio semilunato apparso nelle tombe più an-
tiche Molaroni (tav. VIII, 9) perdura altresì in ta-
lune del sepolcreto Servici (tombe 3, 5, 53, tav. X, 5
e tav. XIV, 11), nelle quali però s'introduce contem-
poraneamente un altro tipo di rasoio, pure a lama
ricurva di bronzo, ma allungata, che finisce poi per
occupare il posto del primo. Di questo secondo tipo di
rasoio, del quale tratterò più particolarmente nella de-
scrizione del sepolcreto Servici, non è apparsa traccia
nelle tombe Molaroni, neppure nelle più recenti. Queste
hanno soltanto il rasoio lunato e quello della tomba
137, rotto nella curva interna, era stato restaurato
già nell'antichità stessa con due piastrine, applicate
una per faccia e fermate con chiodi.

Ad ulteriore conferma del nome di rasoio dato a
codesti utensili si potrebbe ancora addurre il fatto
che a Novilara si sono ritrovati esclusivamente in

(') Gozzadini, Di un sepolcreto etrusco presso Bologna,
p. 20, e Scavi Arnoaldi-Veli, pag. 53 o seg.; Helbig, Fine
uralte Gattung von Rasirmessern. ira neuen Eeich. 1875,
]i. 14.; Gsell., Feuilles de Vulci, p. 296 e segg.

H Bull, di palctn. ital. anno XX, p. 6 e tav. I

(3) Gsell., op. cit p. 297; Undsct, Zeitschrift fur Ethnol.
1890, p. 143 fig. 37.

(') Notizie 1888, pag. 577-582 e seg.

NECROPOLI DI NOVILARA
 
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