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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 6.1896

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Helbig, W.: Sopra un busto colossale di Alessandro Magno trovato a Ptolemais
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https://doi.org/10.11588/diglit.8556#0043
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SOPRA UN BUSTO COLOSSAUE D'ALESSANDRO MAGNO

TROVATO A PTOLEMAIS

Il busto colossale di marmo, riprodotto sulla nostra
tavola I a due terzi e di profilo, fu acquistato ad Ales-
sandria d'Egitto da un mio amico, il quale gentilmente
mi favorì le negative che hanno servito alla nostra
pubblicazione ('). Esso, secondo notizie degne di fedo,
proviene da Menschiye (provincia di Girghe) ossia dal
luogo dove era situata l'antica Ptolemais (2), città
che ebbe il nome dal suo fondatore Tolomeo Soter, e
nella quale si trovava il tempio erettogli dal suo figlio
Tolomeo Filadelfo (3). Come spesso avviene dei marmi
antichi scoperti nell' Egitto, anche questo da mano
moderna è stato pulito con acidi, i quali però vi si
sono adoperati con una certa precauzione ed in modo
da non pregiudicare essenzialmente la precisione delle
forme, ma hanno dato alla superficie uno sgradevole
colore bianco che spicca anche nelle nostre fototipie.

Ho qualificato il nostro marmo per un busto. Tale
forma non si riconosce con sufficiente chiarezza dalle
due vedute riprodotte sulla nostra tav. I, essendo
l'estremità inferiore del collo sul davanti ed ai due lati
danneggiata in parecchi luoghi. Essa invece si argo-
menta con sicurezza dalla parte posteriore del marmo
e dalla sua superficie inferiore, delle quali entrambo
danno una idea sufficiente le due zincografie inserite
nel nostro testo. La parte posteriore (fig. 1) dimostra
che il marmo in tutta la sua circonferenza inferiore
era attorniato da un margine obliquo, diretto verso l'in-

(') Feci già motto di questo busto nei Mélanges d'archéo-
logie et d'histoire publiés par VÉcole francane de Rome XIII
(1893) p. 378 nota 3. Ma allora non ne potetti apprezzare giu-
stamente i particolari stilistici, perchè lo conosceva soltanto
da una fotografia molto mal riuscita.

(2) Comp. Diimichen Geschichtedes altfn Aegyptens p. 162;
Flinders Petrie Illahun, Kahun and Gurob p. 29.

(3) Theoerit. idyll. XV 47. Comp. Beurlier de divinis
honorilus quos acceperunt Alexander et successores ejus (Pari-
siis 1890) p. 65.

terno ed accuratamente levigato, margine questo carat-
teristico per i busti. E come si usava nei busti, la sua
superficie inferiore (fig. 2) è concava, avente sul di-
nanzi una rottura la quale certamente deriva dal pie-
distallo anticamente ivi fissato. Risulta da queste cir-
costanze che abbiamo da fare con un busto appog-
giato su d'un piedistallo stretto anzi che no, e formante
un pezzo solo col resto. Esso busto termina con un prin-
cipio di petto, tagliato in modo d' un segmento di
cerchio molto ristretto, e perciò differisce essenzialmente
dal tipo generalmente adottato verso il principio del
II secolo d. C, tipo che rende le spalle ed il petto
fino sotto i capezzoli ('). Il marmo di Ptolemais dun-
que rappresenta la forma più semplice del busto,
che deve essere perciò la più antica.

A quel che pare, tale forma ebbe origine nei primi

(') Con ciò non voglio escludere che qualche busto della
forma in discorso sia stato lavorato già nel tempo precedente.
Sopra una moneta di Nerone (Cohen Médailles impériales I2
p. 289 n. 141) il ritratto dell'imperatore è un busto che rende
le spalle ed il petto fin sotto i capezzoli. Se questo ritratto,
come pare, ò determinato da un tipo plastico, risulta che tale
tipo risale fino ai tempi di Nerone. Ma vi si tratta di un fatto
isolato. In ogni caso tra i busti imperiali, esposti nei musei di
Roma, questa forma si osserva per la prima volta nei ritratti
di Traiano p. e. in quello del Braccio nuovo (Hclbig-Toutain
Guide dans les musées d'archéologie classique de Rome I n. 24 ;
Bernoulli Rómische Ikonographie II 2 T. XXVI p. 78 n. 17),
in quello della prima stanza dei busti (Bernoulli II 2 p. 78 n. 21)
e nei due esemplari capitolini (Bernoulli II 2 T. XXIV p. 77
n. 14, 15). Tale asserzione non è punto confutata dal ritratto
di Vespasiano esposto nella Villa Albani (Helbig-Toutain II n.723).
La testa vi è inserita nel busto e se ne diversifica tanto pol-
la qualità del marmo, quanto per il carattere dell'esecuzione.
E certo che la testa non appartiene al busto, e sembra perfino
possibile che quest'ultimo sia moderno. Siccome nessun busto
della forma in discorso è stato scoperto nè a Pompei nò ad
Ercolano, cosi possiamo inferirne con certezza che questo tipo
prima del mese d'agosto dell'anno 79 d. C, tempo nel quale le
due città furono sepellite dal Vesuvio, o non si usava o si
usava eccezionalmente.
 
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