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sopra un busto colossale d'alessandro magno trovato a ptolemais

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essere considerata come un tipo schiettamente ideale.
Ora la quistione è decisa dal busto egizio, il quale,
privo come è dell'attributo costante di Helios, non
può rappresentare questo dio. Se ciò è certo per il
busto, il medesimo, s'intende, deve supporsi anche per
la sua replica del Campidoglio. Siccome poi abbiamo
da fare con un tipo raffigurato in un esemplare con
un attributo divino, in un altro senza, ed il quale mal-
grado la sua conformazione ideale accenna ad un ri-
tratto, così il pensiero spontaneamente correrà al co-
stume frequente presso i Greci dai tempi d'Alessan-
dro Magno in poi di onorare di culto i re e di rap-
presentarli con attributi divini. E secondo la mia opi-
nione basta il confronto del tipo in discorso col ri-
tratto più sicuro d'Alessandro, cioè coll'erma pari-
gina autenticata da un'epigrafe ('), per riferire quel
tipo al medesimo personaggio. Comparandolo con quello
rappresentato dall'erma, naturalmente dobbiamo far a
meno di considerare il naso, il quale manca nel busto di
Ptolemais ed è l'istaurato interamente nell'erma parigina,
in parte nella testa capitolina. Fatta astrazione dal
naso, le forme dei due tipi nel loro insieme non offrono
divergenze essenziali. Soltanto nel busto di Ptolemais
e nella testa capitolina esse sono molto maggior-
mente idealizzate e trattate con maggiore morbidezza
che nell'erma. Ma tale diversità in modo molto natu-
rale si spiega dall'epoca diversa, nella quale furono
creati i due tipi. L'erma parigina, che ricorda il fare
artistico di Lisippo, riproduce un ritratto iconico di
Alessandro Magno eseguito mentre il re era ancora
vivente.Inveceil tipo rappresentato dalla testa capitolina,
come giustamente riconobbe il Wolters (2), manifesta
tanto lo spirito quanto lo stile dell'arte ellenistica.
Siccome dunque esso ebbe origine, quando Alessandro
Magno era già morto e venerato come dio, così lo
scultore che lo produsse aveva certamente il diritto

(') Friederichs-Wolters Bamteine a. 1518. Koepp op. cit.
T. I p. 8 ss.

(2) Bamteine n. 1417. L'Overbock Geschichte der griechi-
schen Plastik II4 p. 147 attribuisce l'invenzione di questo
tipo a Lisippo. Non nego che esso tipo offra ancora qualche paren-
tela coll'arte del grande maestro sicionio. Ma l'orgasmo che do-
mina nell'espressione del volto non si osserva in alcun tipo, il
quale con sufficiente certezza può attribuirsi a Lisippo, mentre
s'incontra frequentemente in tipi ellenistici. Oltre a ciò lo stile
di Lisippo, come lo conosciamo dall'Apoxyomenos, è alquanto
più severo di quello del tipo in discorso.

di magnificare le sembianze del personaggio da rap-
presentare e di caratterizzarle in modo corrispondente
alle tendenze artistiche della propria epoca. Quali
nuovi elementi egli adoperò a tale scopo, vedremo ora,
esaminando una testa che fa parte della collezione
Barracco ('), testa, la quale offre col tipo in discorso
una parentela anche maggiore che l'erma parigina.

È chiaro che un artista, il quale all'epoca dei
diadochi, cioè dopo la morte di Alessandro Magno,
fece un' imagine del grande Macedone, doveva tener
conto dei ritratti eseguiti, mentre il re era ancora
in vita. E sembra che lo scultore che creò il tipo el-
lenistico si sia servito come base del tipo rappre-
sentato dalla suddetta testa Barracco. Anche sopra
questa testa la mia opinione differisce da quella
del Koepp. Mentre il Koepp suppone che vi sia rap-
presentato Apolline, io ho cercato di provare che il
marmo Barracco riproduce un ritratto del giovane
Alessandro, ritratto creato da qualche artista della se-
conda scuola attica, e forse la testa della statua chry-
selephantine d'Alessandro eseguita da Leochares per
il Philippeion d'Olimpia (2). Per agevolare il confronto,
sulla nostra tav. Ili ho fatto riprodurre la testa Bar-
racco in due posizioni analoghe a quelle che le nostre
tav. I e II presentano per gli esemplari del tipo elle-
nistico. Vediamo dal confronto che i due profili sono
identici e che anche i volti, veduti a due terzi, of-
frono una somiglianza notevole, mentre tutte le diver-
genze che vi si osservano possono spiegarsi dall'epoca
diversa, nella quale ebbero origine i due tipi. Anche la
testa Barracco mostra forme idealizzate. Ma, per con-
servarle il carattere individuale d'un ritratto, l'artista

(') Barracco et Helbig La collection Barracco pi. LVII,
LVrIIap. 43-45. Koepp Ueber das Bildnis Alexander^ des Grossen
p. 24, 25.

(2) Il Koepp op. cit. p. 16-19 ed il Furtwaengler Meister-
vjerke p. 664 sono disposti ad ammettere che il tipo di Leo-
chares sia riprodotto piuttosto dalla nota statua di Monaco rife-
rita generalmente ad Alessandro Magno. Ma questa congettura
è stata confutata dall'Hauser nel testo che accompagna le ta-
vole 186 e 187 dei Griechische und romische Portràts di Brunn
ed Arndt. Negli soavi di Olimpia cioè si è trovata la base se-
micircolare delle statue lavorate da Leochares per il Philippeion,
e sopra di esse si riconoscono le impronte dei piedi delle me-
desime statue. Le quali impronte escludono la supposizione che
vi sia stata posta una statua simile a quella di Monaco, i cui
piedi si trovano in distanza considerevole l'uno dall'altro, essendo
il piede sinistro posto sulla terra, il destro sopra un rialzo di
roccia.
 
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