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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 6.1896

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Orsi, Paolo: Thapsos
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https://doi.org/10.11588/diglit.8556#0052

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THAPSOS

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semitico, fece ben presto sorgere e trovar credito l'opi-
nione, che Thapsos fosse antica fattoria e colonia fe-
nicia. Quanto solido fondamento avesse codesta cre-
denza nissuno curò poi di indagare anche fra i più
autorevoli storici (').

Intanto tutto quello che gli antichi lasciarono scritto
su questo umile scoglio si riduce a ben poco : le leg-
gende sulle xtfasig d'occidente, raccolte da Tucidide,
dicono che i Megaresi di Lamis vi passarono alcun
tempo, dopo aver ramingato da Trotilo a Leontinoi,
e prima di stabilirsi nel 729 circa a Megara Hyblaea ;
in Thapsos sarebbe anche morto Lamis (*). Per quanto
trattisi di un periodo di grande oscurità storica, dove
i lumi dell'archeologia hanno maggior peso dei dati
tradizionali, il racconto può avere un fondo di verità,
ove si consideri che la posizione di Thapsos si pre-
stava egregiamente ad una solida occupazione tempo-
ranea, e che i coloni greci avevano appunto bisogno di
assicurarsi contro eventuali offese degli indigeni. Che
poi di una occupazione fatta colà in epoca così lon-
tana, e di breve durata, non sia rimasta traccia, non
è a far meraviglia. Non dice Tucidide che i Greci vi
trovassero Fenici e Siculi, ma il suo stesso silenzio
nulla dimostra. Certo è che ben prima dei Greci una
grossa borgata di Siculi doveva sorgere su quello
scoglio; che essi sieno stati espulsi dai Greci può a
tutta prima sorridere, ma non siamo in grado di affer-
marlo con ogni certezza.

D'allora in poi la penisoletta deve esser rimasta
presso che disabitata ; non se ne fa più menzione sino
al 414, quando venne occupata dagli Ateniesi prima

(>) Movere, Die Phoenizier., II Theil. 2, p. 329. - Dunker,
Geschichte des Alterthums 5, voi. II, p. 61 « die Stadt (?) Thap-
sos, deren Name ihre Grunder erkennen lasst ; Tipsach bedeutet
Uebergang.hierden Uebergang zum Festlande ».— Kiepert, Lehr-
buch der alt. Geographie, p. 465. — Schubring, Umwanderung
des megar. Meerbuwns, p. 443. — Holm, Storia della Sicilia
(ed. ital.), p. 184. Tutti codesti, e dubitativamente persino il Pais
(Storia della Sicilia e della Magna Grecia, I, p. 607), vedono
in Thapsos un nome ed una stazione fenicia. Ma giustamente
contro l'abuso dei radicali semiti hanno sollevati dubbi e riserve
il Preeman (History of Sicily, I, p. 214, 563), il Meyer (Ge-
schichte des Alterthums, I, p. 338 e II, p. 142) e più caloro-
samente di tutti il Beloch (Rhein. Museum, 1893, p 125). Il
nome a me sembra invece o prettamente greco od iberico (Thap-
sus e Thapsa in Africa).

(2) VI, 4, AauiG..... Ottipov oixLGug avtàs fièt' ano&vijffXH, ol

(f rc'Mtu ex rijg Sàipov ùvuoiuvisg......Méyagéctg uixiaav. In-
torno a questo passo vedi Orsi, Megara Hyblaea, p. 1-3, e Pais,
o. e, I, p. 188 e segg.

di stabilirsi colla flotta nel porto grande di Siracusa
(Tucid. VI, 96) ; in quell'occasione la fanteria marina
fortificò l'istmo, e la fiotta stette qualche tempo sul-
l'ancore nei due seni di ponente. La ricordano poi Ver-
gilio (Aen. Ili, 689 « Thapsus iacens »), Ovidio {Fasti,
IV, 477), l'Itinerarium Antonini (ed. Parthey e Pinder,
p. 253 : « insulae Arethusa et Tapsus ; distat ab op-
pido Megera (Megara) id est castello Syracusanorum
stadia XI ») e Stefano di Bisanzio.

Le leggende sacre, sulle quali si è venuta costi-
tuendo la più antica storia ecclesiastica di Siracusa,
vogliono che in Thapsos sia morto nel 356 il vescovo
Germano di Siracusa, colà esigliato dall' imperatore
Costanzo (').

Chi per primo rivolse a Thapsos l'occhio scruta-
tore dell'archeologo fu il benemerito prof. F. S. Caval-
lari ; visitata l'isola, intuì subito l'importanza della
vasta necropoli che racchiudeva, ne divinò l'alta an-
tichità e la pertinenza etnica; se i brevi scavi che
vi condusse non gli permisero di orientarsi sulla ci-
viltà dei sepolcri (2), io devo però ai suoi consigli l'aver
risoluta anche questa fra le tante incognite archeolo-
giche della Sicilia. Difficoltà varie, e sopratutto diffi-
denze e cupidigie per imaginari tesori, impedirono
come al Cavallari anche a me, sino al 1894, l'esplo-
razione sistematica del sito; ma vinte da ultimo le
riluttanze del proprietario dalla fine aprile ai primi giu-
gno del 1894 vi diressi personalmente gli scavi, por-
tando ad esaurimento lo studio dell' intera necropoli.
Al quale sopratutto due cose ardentemente mi spin-
gevano : la miglior conoscenza della coltura sicula nel
suo secondo periodo, e la ricerca dei presunti elementi
fenici.

*

Lungo tutta la costa settentrionale e per un buon
tratto della orientale sono distribuite le belle tombe
siculo, il maggior numero delle quali si addensa at-
torno alla punta nord dell'isola, in vicinanza del faro;

(1 ) Rocco Pirri, Sicilia Sacra (Palermo, 1733, voi. I, p. 603).—
Privitera, Storia di Siracusa, I, p. 555.

(2) Ne riferì poi in un articoletto edito nell'Archivio sto-
rico siciliano del 1890 intitolato: Thapsos. Appendice alla Me-
moria: Le opere di escavazione in Sicilia anteriori ai Greci
(pp. 19 con tavola). I pochi avanzi ceramici scavati dal Caval-
lari sono ancora inediti nel Museo di Palermo ; e già prima di
iniziare gli scavi mi bastò il loro esame, per riconoscere che
rappresentavano tutti forme del 2° periodo siculo
 
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