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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 6.1896

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Orsi, Paolo: Thapsos
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https://doi.org/10.11588/diglit.8556#0076

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139

THAPSOS

140

conosciamo alcuni tipi di rozze murature, nelle ma-
cerie colle quali si precludeva l'accesso ai sepolcri, dopo
che erano stati definitivamente chiusi (') ; ma la strut-
tura di codeste macerie è di assai inferiore così a quella
dei muri interni di sostegno, come, e di gran lunga
più, a quella dei prospetti architettonici. Se in Sicilia
ci mancano adunque così i parallelli come i precedenti
di quest'arte, vediamo cosa ci abbiano dato le regioni
limitrofe. A Malta esistono gli avanzi di una singolare
e vasta costruzione, conosciuta sotto il nome di San-
tuario di Hagiar-Kim, ed altre dette Gigantia sono
a Gaulos (2). Il carattere di tali muri presenta note
completamente diverse dai nostri ; la precinzione è una
rozza maceria di pezzi senza assise ben determinate;
i muri dei vani interni ricordano piuttosto le pietre
fitte dei dolmens ; solo qualche tratto è ad opera ret-
tangolare ed a filari regolari ; soltanto le soglie di certi
ingressi presentano note comuni con taluni ingressi dei
nostri sepolcri. Però si conviene nello attribuire ai Fe-
nici tali costruzioni, e data anche l'età piuttosto
bassa di esse, cade l'opportunità di istituire confronti
fra i due gruppi di monumenti. I Sesi di Pantelleria sono
costruiti in pietre brutte, non distribuite in filate ri-
gorose ; essi formano un gruppo isolato, ancora mala-
mente conosciuto, che in ogni modo, nulla ha di co-
mune colle nostre murature (3). Se passiamo oltre,
arrivando sino alle isole Baleari, vi troviamo bensì a
Minorca le Navetas, i Covas, i Talayots, e persino grotte

(') I più bei saggi si ebbero a Castelluccio nei sepolcri 31
e 32 (o. e, pag. 69 e 75) ; questo sistema di rozza muratura
isodoma continua anche nel secondo e terzo periodo (Finoc-
chito, o. e, tav. II, sep. 66), ma sempre con carattere molto
primitivo. Ma ciò che mi sorprende, e che mi dà sempre a pen-
sare, è la mancanza di cinte di fortificazioni presso un popolo
che, come il Siculo, sapeva magistralmente attaccare e scavare
le roccie, nelle quali lasciò migliaia di sepolcri. Fin qui non
si conosce un solo avanzo di muri di cinta che con sicurezza
assoluta si possa dire Siculo.

(2) Caruana, Excavations on the megalithic antiquitìes of
Agiar Kim, Malia, executed 1885 ; Perrot & Chipiez, IH-
stoire de l'art dans l'antiquité, voi. Ili, flg. 222-225. Così il
Perrot come il Caruana non esitano ad attribuire tali opere ai
Fenici.

(3) Per i Sesi si consultino le tre rare memorie, che li illu-
strano: G. della Rosa, Una gita all'isola dì Pantelleria, Fi-
renze 1872 {Archivio per VAntropologia) ; Cavallari, Coro-
grafia di un castello ciclopico e particolari dei Sesi di
Pantelleria (in Bull, della Com. di Antichità e Belle Arti in
Sicilia, 1874, n. VII con tavole) ; Vayssié, Les monuments
primitifs de Pantelleria, nella Revue Tunisienne 189-1, p. 101
e segg.

sepolcrali che nel modo il più deciso ricordano quelle
siculo ; molti argomenti fanno pensare ad una lontana
parentela fra quelle popolazioni iberiche ed i Siculi ; ma
per rispetti tectonici sono abbastanza profonde le diffe-
renze, perchè si possa concludere che i Siculi avessero
appreso la tecnica speciale e raffinata, che si studia nei
sepolcri di Thapsos, dalle genti delle Baleari, dalle
quali in ogni caso essi si sarebbero staccati in epoca
remota, ed assai anteriore alla nostra necropoli ; di più
osservo che quelle costruzioni sono tutte megalitiche,
mentre a Thapsos nulla abbiamo di megalitico (').

Nello stato attuale della ricerca sicula convien dun-
que credere che questa tectonica si sia svolta in paese da
modesti principi, i cui precedenti si potranno tutto al più
rintracciare nelle rozze macerie di chiusa ai sepolcri. Ma
la spinta ad un notevole miglioramento, e la introduzione
di veri elementi architettonici deve esser venuta da
fuori ; malgrado tutti i dubbi che possano ancora sol-
levarsi, malgrado le difficoltà storiche di vario genere
a cui andiamo incontro, nella corrente micenea, che così
fortemente agiva su Thapsos, io vedo anche la via per
la quale si introdussero le innovazioni tectoniche. L'in-
fluenza artistica di Micene è indiscutibile nelle scol-
ture di Castelluccio (Bull, paletti, ital, 1892, tav. VI),
perchè nel patrimonio ornamentale siculo mancano
affatto quelle forme di circoli e di spirali ; esse si spie-
gano soltanto per via di suggestioni agenti col mezzo
di piccoli oggetti (vasi, bronzi). Ma a Thapsos l'azione
micenea dinventa intensissima, nè sarebbe a meravigliare
per ciò, che cogli articoli di commercio vi sieno giunti
anche artefici, apportatori della nuova tecnica. La cor-
niciatura ad orecchioni del sep. 28, ed il pilastro sa-
gomato ci portano verso l'Oriente (2); nulla di eguale

(') Cartliailhac, Ages préhistoriques de VEspagne et du Por-
tugal, p. 143. Per i monumenti delle Baleari si consultino le
numerose tavole dell'opera dello stesso autore: Monuments pri-
mitifs des iles Baleares (Tolosa 1892). Più procedono le mie
esplorazioni siculo, e più mi vengo convincendo che i Siculi non
appartengono alla famiglia italica, ma alla grande famiglia ibe-
rica; se ciò ò esatto, si intenderà anche come vi abbiano taluni
punti comuni nella civiltà dei Siculi e delle primitive popola-
zioni della Spagna.

(2) Le porte ad orecchioni, quando in muratura, quando scol-
pite nelle roccie si hanno in Egitto già nel sec. XV a. C, e
dal medio impero continuano nel nuovo (Durm, Die Haukunst
der Etrusker und Roemer, fig. 59 ; Perrot & Chipiez, Ilistoire
de l'art, voi. I, flg. 188 e 193). Esse ricordano il grande archi-
trave, aggettante sulle soglie, che vediamo impiegato iu molti
ingressi micenei, a cominciare dalla porta dei leoni a quella
delle tholoi; sopratutto istruttivo quello di Orchomenos. Micenea
 
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