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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 6.1896

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Orsi, Paolo: Thapsos
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https://doi.org/10.11588/diglit.8556#0080

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THAPSOS

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intrinseco, lo perlette di pastiglili, creduto prodotti del-
l'industria fenicia.

IV. I risultati.

Insisterò brevemente su due questioni, etnologica
una, cronologica l'altra. Non vai la pena di riaprire
la discussione per questa necropoli, come per quelle
di Cozzo Pantano e del Plemmirio, se essa sia fe-
nicia, greca o sicula ('). La forma dei sepolcri, ed il
loro contenuto, che non hanno riscontri nella Grecia
ed in Fenicia, ma invece nella Sicilia, sono il migliore
argomento in favore dei Siculi. Della presunta fattoria
fenicia di Thapsos non resta dunque traccia, non se-
polcri, non reliquie di costruzioni. Mi si dirà la po-
polazione fenicia essere stata in ogni modo scarsa
ed oscillante; nò potersi attendere per ciò sepolcri;
ma la ristretta ed arida isola non poteva al tempo
istesso offrire spazio sufficiente ad una grossa borgata
di indigeni, quale ci ò attestata dalla vasta necropoli,
e ad una fattoria fenicia. Ammessa la quale, dovremmo
anche risentirne più intensamente gli effetti, in quanto
i Siculi di Thapsos dovremmo imaginare ornati alla
foggia orientale, o per lo meno le loro sepolture ab-
bondanti di quelle conterie, che erano gli articoli più
in voga e meno costosi dell'industria fenicia, e che
alterati dall'umido e dall'età non potevano destare le
cupidigie dei violatori ; invece il materiale genuina-
mente fenicio si riduce a poche perle. Esclusa così
la fattoria, si affaccia il problema chi abbia importato
in Thapsos i numerosi vasi ed i bronzi di Micene,
non meno che le perle fenicie. I due ancoraggi a po-
nente dell' isola fornivano eccellente rifugio a navi
mercantili, che vi avessero temporaneamente appog-
giato per scaricare le loro merci, per aprire commerci
di scambio. Ma erano Penici o Micenei (cioè Proto-
greci) quelli che le guidavano ? Non è facile la ri-
sposta, che si complica con altre più vaste questioni
storiche. Si è voluto recentemente negare ai Penici
la conoscenza delle coste orientali della Sicilia prima
del sec. ottavo (2) ; certo è che nella Sicilia orientale

(') Veggasi la discussione in Bull, paletn. ital. 1892,
p. 134 e Necropoli Sicula presso Siracusa ecc., p, 32 e segg.

(2j II Beloch, Griechiiche Geschichte, p. 72-7C, 186-187, e
]iiù diffusamente nel Rheinisches Jl/uscum 1893, p. 111-132, si ò
decisamente pronunciato contro l'alta antichità dei contatti

mancavano fin qui avanzi archeologici con certezza
riferibili ai Penici antichissimi. Le recenti scoperte di
Thapsos modificano in qualche modo lo stato della
questione, per la quale si presenta una doppia solu-
zione. Gli importatori delle conterie fenicie e dei vasi
e bronzi micenei furono o Fenici o Micenei stessi ; per
l'ima e l'altra delle versioni si hanno argomenti del
paro buoni, ed a quale si debba dare la preferenza credo
che nello stato attuale delle nostre ricerche non si
possa decidere. Lasciando da parte tutte le fonti tra-
dizionali sui commerci fenici, questo solo osservo, che
un vaso miceneo si trovò persino nella Spagna ('),
dove non altro che i Fenici possono averlo importato.
D'altro canto come argomenti in contrario ai viaggi
dei Micenei verso Occidente si adduce la poca cono-
scenza della Sicilia nell'epos, dove p. e. non si fa men-
zione dell'Etna, che colla sua mole immane avrebbe
dovuto colpire i navigatori. Ma l'epos è a noi perve-
nuto assai incompleto; l'Iliade p. e. conosce solo le
coste dell'Egeo, ma non parla dei viaggi nelle isole
dell'Egeo, dove nondimeno la coltura micenea era lar-
gamente diffusa, fino a Creta (-') ; ed altri difetti di tal
genere si potrebbero addurre (:!). Che il popolo rap-
presentante codesta coltura sia stato un popolo pure

Fenici colla Sicilia. Altri storici della nuova scuola critica come
il Pais (Storia della Sicilia e della Magna Grecia, voi. I,
p. 149 e 600 segg.) ed il Meyer (Geschichte des Altcrthums,
voi. I, p. 234; voi. II, p. 142 e 476), pur avendo spogliato
la storia della Sicilia antichissima degli elementi pseudosemi-
tici di cui era infarcita, non negano affatto i rapporti commer-
ciali dei Fenici coll'isola nei secoli XV a Vili. Dal canto suo
l'illustre professore dell'Ateneo Romano (Rhein. Mus. 1893,
p. 132) non sapendo spiegarsi, senza l'intervento dei Fenici,
l'esistenza dei materiali micenei sulle coste orientali dell'isola,
pensa che vi sieno pervenuti per commerci terrestri di (Cambio
dalla Messapia lungo le coste della Calabria e della lirettia:
ingegnosa ipotesi, la quale però a tutto oggi difetta di provo
archeologiche, le sole che possano darle consistenza.

(') Furtvvaengler apud Perrot (La Grece primitive, p. 910,
noia ,ri).

(2) Busolt, Griechische Geschichte, II ed., voi I, p. 139.

(3) Se la Sicilia è ricordata soltanto nei canti recenziori
dell'Odissea (come v, 303, o>. 211, 307 &c), nulla toglie che
essa sia stata assai prima, sebbene malamente, conosciuta. Cosi
dell'Egitto si parla solo nella Telemachia (rf. 25), eppure sono
ben più antiche, e di secoli, le relazioni commerciali della
Grecia colla valle del Nilo, come hanno dimostrato le scoperte
del Flinders Petrie da una parte, ed i monumenti egiziani dal-
l'altra, che ricordano persino invasioni di Achei nel sec. XIII
(Tsountas, Mvxijvitiuìv nohri<Tftó<;, p. 252). Così nel Catalogo e
nell'Odissea si dimenticano città, clic come p. e. Calcide e Mc-
gara, dovevano già avere importanza notevole (Colomba, Ar-
chivio Storico Sic. 1889, p. 358).
 
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