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317

ANTICHITÀ CRETESI

318

Questo bell'albero, ora divenuto raro in Creta, do-
veva in autico essere più comune; così lo vediamo
rappresentato come impresa di Hierapytna e di Prian-
sos sulle monete (1).

Una strada al nord conduce da Itanos al tempio
di Atbena Sammonia, i cui resti, sostruzioni in paral-
lelepipedi regolari, si veggono sommersi all' estremità
di Capo Sidero nel golfo ad est del faro, detto di
s. Giovanni (2). I blocchi erano uniti con staffe a coda
di rondine metallica, quindi 1' edificio di cui restano
gli avanzi non è anteriore al IV se'colo a. C.

A mezza strada nel luogo detto 'g rò fifQveydói,
presso il golfo di Tenda, si mostrano incise sulle rocce
le iscrizioni dei cavatori di pietra e dei devoti pel-
legrini che si recavano al santuario (3).

Un altro luogo di città antica è al sud di Vai,
Ilalai'xaGTQov (4). Quivi si dovrà mettere l'altra pic-
cola città conosciuta dagli autori e dalle iscrizioni:
JqayfJióg 0 rqàfiiuov (5).

Ora io credo che realmente a Palecastro debba si-
tuarsi Dragmós o Grammion. Dalla grande iscrizione
di Toplù sappiamo infatti che tale città doveva tro-
varsi tra Itanos, Praesos, e il tempio di Giove Dicteo.
Il Kiepert nella sua carta mette Grammion a Pale-
castro, fondandosi sopra un passo di Skylax (47), rqàvog
àxQ(OTì']Qiov Kqrjtvfi nsqòg rjhov ccritìxovrcc, in cui sup-
pone essere indicato un po' corrotto il nome di rqd/i-
fiiov ; ma il Bursian preferisce la correzione di I. Voss.,
che cambia rqàvog in "Iravog; però ora che abbiamo
riconosciuto con certezza che Itanos sta ad Erimupolis,
il promontorio Itanos deve essere uguale al 2a/i/j,wviov
axQov, cioè il Capo Sidero e quindi mqòg ftoqiiav ;
il promontorio che guarda levante è proprio quello di
Palecastro == Capo Plaka (C. Salomone), quindi la cor-
rezione del Voss è giusta e torna possibile l'ipotesi
del Kiepert.

Quanto alla derivazione etimologica di Grammion
da Dragmós è possibile ; infatti rqdfifiiov è diminu-
tivo di rqàfi^og (rqàvog di Skyl.) che, per assimi-
lazione, può provenire da rqàà/wg, derivato per me-
tatesi da Jqayfióg. Non escludo però la possibilità

(') Svoronos, I, pag. 183 seg. e 293.

(2) Halbherr, né\V Antiquari/, novembre 1891.

(3) Ivi, dee. 1891 ; Museo it., Ili, pag. 596 seg.

(4) Spratt, I, pag. 206. Halbherr, Antiquari/, marzo 1892.

(5) Stavraki, pag. 68.

che i due luoghi siano diversi, tanto più che, come
vedremo, a Palecastro esistono due distinti luoghi di
rovine: una città e una fortezza.

Sul picco caratteristico che sembra una formazione
vulcanica, ma che non è altro che una terrazza di ero-
sione, spingentesi nel mare, esistono avanzi di costru-
zioni antiche, che si possono attribuire al forte di ve-
detta che difendeva al sud il porto di Palecastro.

Al nord invece è la pianura ove scorre un fiumi-
cello; quivi i campi, difesi alle spalle da una piccola
elevazione che poteva essere l'acropoli della città, sono
cosparsi di cocci e fino al tempo della visita dell' Halb-
herr esistevano anche molte rovine di mura poligo-
nali, disposte col medesimo sistema di difesa che ab-
biamo incontrato ad Itanos ('). Parte della città è
sommersa sott' acqua, ove appariscono delle mura per
trasparenza. Da questo luogo sono provenuti vari og-
getti di alta antichità specialmente pietre insulari,
armi di bronzo votive, Xaqvaxsg ecc.

16. La parte centrale meridionale.
II Paese dei Pelasgi.

Tornando a traversare la massa orientale del Diete,
si può, discendendo verso la costa meridionale, en-
trare nel paese più propriamente attribuito come sede
ai Pelasgi: io lo percorsi dall' una all' altra Larisa, da
Hierapytna cioè a Gortyna, ma in questa regione le
mie osservazioni possono recare poche novità alla co-
gnizione di luoghi già descritti diffusamente (2).

Prima di giungere a Hierapytna, a metà dello
stretto istmo che divide i due mari è Messeleii (M«r-
(Ssliqì) ove, mezzo miglio a est, l'Halbherr riconobbe,
senza dubbio il sito di "QXeqog (:!). I resti di questa
città sono pochi, non doveva avere una grande esten-
sione, quantunque la favorevole posizione elevata la
rendesse un luogo naturalmente munito. Essa è di-
sposta in una specie di cavea di teatro, circondata
da collinette e prospiciente a sud il mare. I campi sono
seminati di cocci e cosparsi qua e là di pietre pa-
rallelepipede.

L'iscrizione pubblicata dall'Halbherr, in cui si
parla del tempio di Athena Oleria, è stata trovata

(') V. Halbherr, 1. c.

(2) Halbherr na\V Antiquari), 1893, pag. 10 seg.

(3) Museo it., Ili, pag. 639.
 
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