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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 6.1896

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Patroni, Giovanni: Vasi arcaici delle Puglie nel Museo Nazionale di Napoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.8556#0206

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399

VASI ARCAICI DELLE PUGLIE

400

mano raggiera solo all'indietro ; le mani, come si
desume da quella visibile, sono anche qui palmate,
ma il braccio ha una forma propria, non si distacca
dalla metà del corpo in modo rudimentale. In so-
stanza, da quel che si vede nel frammento Mariani,
sembra che vi sia un maggior avvicinamento alla na-
tura; e quindi la forma rimasta stereotipa in Mes-
sapia risale ad un periodo anche più primitivo ; certo
però non si può negare la stretta parentela del modo
con cui è stilizzata la figura, a differenza di altre
figure umane che ricorrono su ceramiche di altre lo-
calità egee. Figure umane assai analoghe, palmipedi
e palmimani, ricorrono invece nello primitive pitto-
grafie cretesi ed egee studiate dall'Evans ('), su pietre
incise specialmente. Queste offrono anche col disegno
dogli animalucci messapici, che paiono capro, qualche
riscontro (2) e una stretta concordanza nel modo di
disegnare il rametto a barbe e di raddoppiarlo (3).

Abbiamo dunque un notevole gruppo di analogie,
e specialmente decisiva quella del modo particolare
di disegnar la figura umana, modo che troviamo tanto
nella ceramica egeoido messapica, che in quella egeo-
crotese. Forse un archeologo potrebbe già argomentare
dal solo studio del materiale, sia senza il sussidio
della tradizione, sia anche contro di essa, un rapporto
fra Creta e la Messapia. Ma la genuina e più antica
tradizione fa venire i Messapì proprio dall' isola di
Creta.

Erodoto dice infatti che gente cretese reduce dalla
spedizione a Camico in Sicilia (alla quale avevano preso
parto tutti gì' isolani tranne i Presi e i Policniti)
fondò Uria nel Sallentino e si stabilì in quella re-
gione mutandosi da Cretesi in Iapigi Messapì (*).
Dalla frase àvrl [lèv KQtjiwv yevtcsttai 'Irjjtvyag Mstì-
(Tarciovg si rileva che la terra avesse precedentemente
nome Iapigia, e però i Cretesi divennero « quegli Ia-
pigi (senso geografico) che hanno nome Messapì (senso
etnico) » ossia fecero parte del popolo Iapigio, con-
servando un carattere distinto. Questi Cretesi non

(') Journal of hollenic studies 1894, p. 270 sgg. (A. J.
Evans, Primitive pictographs and a prae-phoenician script
from Crete and the Peloponneso); cfr. p. e. fig. 57 « (mani),
59 b (piedi).

(2) Cfr. fig. 33 c.

(3) Cfr. fig. 28 è, 29 c.
(■') Herod. VII, 170.

erano Greci, ma genti preelleniche (Pelasgi), giacché
in Creta, fatta deserta dalla migrazione verso occidente,
come raccontavano i Presi ad Erodoto, vennero ad
abitare nuove genti, e soltanto fra queste nuove erano
gli Elioni: èg ók rijv I{Qijrì]v SQTjfiùodsTaav, oig Xiyovdi
Jlqaiaioi, sdoixi^saOm aXXovg re àv&Qumovg xcà fict-
Xitiva " EXXrjvag.

Lasciamo pure andare la spedizione navale in Si-
cilia che qui non ci riguarda, e può tanto avere un
fondo di realtà, quanto essere una leggenda etiologica,
nata per spiegare come mai gente che prima abitava
l'isola di Creta si trovasse tanto ad occidente. La so-
stanza pertanto di quello che afferma Erodoto è che
da Creta fosse partita verso l'occidente una migrazione
di Pelasgi, gente non greca e preellenica, e che avesse
preso dimora nella Iapigia, mentre una porzione di
quella gente restava in Creta, p. e. a Praesos, e il
resto dell'isola veniva occupato da nuove genti, fra cui
gli Elleni. Or bene, gli avanzi dell'epigrafia di Praesos
ci dicono che quella gente era veramente estranea alla
stirpe greca, e scriveva una lingua che noi non inten-
diamo ; quindi dovevano veramente essere residui pe-
lasgici, e conservare la tradizione genuina fedelmente
raccolta da Erodoto sulla loro bocca: d'altra parte
la suppellettile areheologica messapica ha attinenza
con la cretese, e i Messapì scrivono pur essi una lingua
òhe non intendiamo. 0 perchè non si dovrebbe con-
venire che Erodoto dice il vero, e che i Messapì sono
stirpe pelasgica venuta da Creta ? La storia, i monu-
menti epigrafici, la linguistica (quest'ultima per lo meno
con l'uguaglianza del risultato negativo) sembrano con-
fermare la conclusione cui giungevamo con la sola
analisi della suppellettile figulina: i Messapì appar-
terrebbero ad una grande famiglia che abitò l'Egeo
nell'epoca preellenica, fu in possesso dell'arto ceramica
falsamente detta « micenea » e fu per sangue, per
civiltà e per lingua diversa dalle stirpi greche. E
d'altra parte tutto questo conferma, se ce ne fosse
bisogno, l'attribuzione di quegli speciali caratteri
d'arte ceramografica all'epos messapico (').

(') Abbiamo già notato fra i nostri vasi un gruppo che ba
per caratteristica una decorazione listata con predilezione di
scompartì verticali. Orbene, la maggiore affinità con questo
stilo l'offrono appunto vasi della Caria pubblicati dal Winter, cfr.
Athenische Mitlhcilungcn 1887, p. 223 sgg., con figuro e la
tav. VI). Un altro vaso proveniente, come l'esemplare princi-
 
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