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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 6.1896

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Patroni, Giovanni: Vasi arcaici delle Puglie nel Museo Nazionale di Napoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.8556#0207

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nel museo nazionale di napoli

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La questione della etnografia e delle origini delle
antiche popolazioni pugliesi si è finora voluta risol-
vere non tenendo conto del materiale archeologico ; e
varie sono state le opinioni dei dotti, particolarmente
complicate dalle inesatte indicazioni dello fonti po-
steriori intorno agli Iapigi; sicché la tradizione ero-
dotea è generalmente oggi in discredito. Io mi accosto

pale, da Stratonikeia, l'antica Idrias (Winter, p. 226, fig. 4)
offre, in riquadri presso l'orlo della bocca, la rappresentanza di
un animale eseguito a macchia, che al Winter pare un uccello
(p. 232) e ricorda ad ogni modo gli animalucci messapici.
E vero che il Winter vuole spiegare questa somiglianza con
una pretesa influenza fenicia comune alla Caria ed all'Italia me-
ridionale. Ma perchè tirare sempre in ballo i Fenici, questo
refuijiwn peccatorum di tutto ciò che non è greco ? Anche am-
messo che sia fenicia la ceramica cipriota ad essi attribuita,
non ne segue che essi abbiano inventato quello stile o non
piuttosto se lo siano appropriato da altri popoli dell'Asia Mi-
nore. Sulle coste di questa, al nord della Caria, a Cuma, a
Pocea, a Mirina, sono stati trovati vasi di antichissima fabbrica
indigena i quali offrono coi cari e cogli appuli somiglianze
stringenti, in quanto che hanno anch'essi sistematicamente una
decorazione listata a colori non lucidi (Rayet, Histoire de la
céramique grecque, p. 44 sg.). Un saggio di questa ceramica
pubblicato dal Ramsay (Journal of hellenic studies 1881,
p. 304) e riprodotto dal Rayet (op. cit, p. 45, fig. 26) ha stretti
rapporti con vari cari, cretesi ed appuli : vi ricorrono le bande
istoriate, con foglie eseguite a macchia e disposte vertical-
mente (cfr. vaso Halbherr), e i riquadri verticali con reticolato.
In ogni modo questa connessione della ceramica cipriota con
quella della Caria e di altri luoghi d'Asia Minore non è senza
significato. Già il Furtwangler aveva manifestata l'opinione che
la ceramica cipriota detta greco-fenicia derivasse dalla « mi-
cenea » (cfr. Arch. Anz. 1891, p. 37; Revue Archcologique 1892,
Chronique d'Orient, p. 93). Io mi accosto a tali vedute, con
questa differenza, che non reputando Micene il solo centro della
civiltà egea, ma credendo invece elio questa e la sua ceramica
speciale ebbero vari centri, ognuno con caratteri propri accanto
ai comuni, non ammetto la necessità di una derivazione da
Micene, bensì tradizioni proprie asiano-cipriote, in cui si per-
siste, e che son comuni anche a qualche fabbrica cretese, come
quella cui si riferiscono la maggior parte dei vasi che pub-
blicherà il prof. Halbherr. Questi caratteri speciali, cioè il si-
stema di una decorazione listata con scomparti in senso verticale
ove possono prender posto elementi decorativi, accompagnato

ad essa ; ma non è questo il luogo per esporre le ra-
gioni che mi vi conducono, riserbandomi di farlo
altrove. Non lascio peraltro la penna senza aver rin-
graziato i professori De Pedra e Barnabei delle age-
volazioni ed aiuti datimi nella preparazione e nella
stampa di questa memoria (').

dalla tendenza a ridurre la forma naturalistica in schema li-
neare (che l'Evans ha rilevato nel passaggio dalla pittografia
alla scrittura egeo-Qretese, e noi abbiamo studiato nell'orna-
mentazione dei vasi messapici) ; questi caratteri adunque si
riscontrano già in vasi classificati dal Furtwangler come pura-
mente micenei. Cfr. p. e. Jlfyk. Vasen I, 4; IV, 25; VI, 31;
XVII, 113; XXIX, 257 e quasi tutti i frammenti e vasi delle
tavv. XXXIII, XXXIV, XXXV. Si avvicina pure a questo gusto
il vaso di Camares Marianitav.IX, fig. 8. Lo studio della ceramica
falsamente detta micenea deve a parer mio rifarsi da capo,
tenendo il più stretto conto dei dati di provenienza e di tecnica,
per giungere a determinarne le varie fabbriche. Cosi io non
credo che un periodo di ceramica con ornati a colori opachi
preceda dappertutto quello che adopera la vernice lucida: gli
Egeoidi appuli non hanno mai conosciuta quest'ultima se non
tardi e dai Greci, e il medesimo fatto si nota in Asia Minore
ed a Cipro.

Se la tradizione erodotea ci fa intravvedere l'arrivo di gente
orientale, anche i dati archeologici ci riconducono verso l'Oriente,
con tappe che passano a sud dell'Egeo, e cui la Grecia conti-
nentale rimane estranea. Bisogna infatti guardarsi dall'abuso
della denominazione di ceramica geometrica, che non significa
nulla, potendo esservi ed essendovi diversi stili geometrici di
gusto ed origine differente. Il geometrico egeo, come l'appulo,
che derivano in massima dalla stilizzazione di forme naturali-
stiche e si rannodano all'Asia ed all'Africa, non ha niente da
fare col geometrico del Dipylon, che si rannoda all'Europa.

(') L'ultima correzione delle bozze trova me stesso en-
trato da pochi giorni a far parte della direzione scientifica del
Museo di Napoli. Spero che, mercè lo zelo intelligente dell'at-
tuale Direttore (non potutosi finora esplicare per varie ragioni
e principalissima la mancanza di braccia) saranno presto tolti
gl'inconvenienti non tanto lamentati quanto risultanti dai fatti
innanzi esposti, come mancanze e lacune d'inventari e di nu-
merazione, dispersione in varie raccolte di materiale unico ecc.
Avverto perciò che le indicazioni qui date sono provvisorie
Siracusa, ottobre 1895.

G. Patroni.

Monumenti antichi. — Voi.. VI.

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