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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [2]: l'ornamentazione geometrica
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0101

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STUDIATA SPECIALMENTE IN EST E

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miera di ottone sopra una piastra di piombo, con
questi punzoni, mediante una o due martellate, si ot-
tiene una borchietta (ossia, ben inteso, una semisfera).
Volendo metter doppia la lamiera, se ne possono otte-

nere 2 ed anche, mettendola tripla, 3 ; ma in tal caso
i bordi non riescono molto bene.

« Applicati tutti questi dischetti, la pasta intorno
ad essi presenta un incavo circolare, il quale bisogna
far scomparire, anche perchè altrimenti i dischetti si
staccherebbero da sè molto facilmente. Per otturare
tali incavi è d'uopo dar sopra a tutte le pareti deco-
rate un leggero strato di creta da applicare col pen-
nello : strato, che, quando si è un po' asciugato, bisogna
ben distendere con una pezzuola o con un finissimo
guanto a maglia. Con questa operazione si rimettono a
nudo i dischetti, cioè si ottiene la pulitura di quelle
loro parti, che erano state dalle pennellate coperte
dallo straterello di creta. Il vaso poi va cotto entro
un altro vaso cilindrico, cioè entro una casa da sto-
vigliaio ; ma le borchie escono invariabilmente ossidate,
e quindi bisogna (e con infinita pazienza) lucidarle ;
dopo di che si dà l'encausto al vaso. Perchè non si
ossidassero bisognerebbe che la casa fosse di ghisa
con chiusura ermetica e che dentro all' aria comune

che contiene ossigeno fosse sostituito gaz carbonio puro ;
quindi tale casa dovrebbe esser munita di due rubi-
netti, ecc., e verrebbe a costare piuttosto cara. Ag-
giunga la fattura delle borchie e della loro applica-
zione, e vedrà che un vaso borchiato viene a costar
quasi quanto uno di Sèvres ».

Poco appresso, il 28 dello stesso mese, il Corde-
nons, rispondendo cortesemente a taluni quesiti che
io gli ponevo innanzi, mi scriveva:

« Le borchiette le ho messe ad una ad una, e
così credo sia stato sempre fatto anche anticamente.
Siccome poi i vasi antichi non mostrano i cerchi in-
cavati che si producono attorno alle borchie, essi de-
vono esser stati otturati con creta fresca, e quindi con
un metodo analogo al mio. Resta a sapere se cono-
scevano ed adoperavano le case, come è ancora incerto
se aveano forni o cuocevano i vasi a fuoco libero... »

I dati raccolti dal Cordenons sono, come si vede,
della maggiore importanza per la questione concernente
i processi tecnici seguiti nella fabbrica de' vasi imbul-
lettati, perchè sono dati basati sulla esperienza. Egli
è fuor di dubbio, a ogni modo, che non tutti cotesti
processi è necessario supporre per 1' antichità, poten-
dosi ammettere che in certi particolari gli stovigliai
veneti si regolassero altrimenti.

Io dubito, ad esempio, so essi usassero quella nuova
spalmatura di creta, che il Cordenons diede al suo vaso,
dopo affisse le borchie per agguagliarne la superficie,
e toglier le cavità circolari formatesi intorno alle bor-
chie stesse. Le borchie d' ottone adoperate dal Corde-
nons erano, credo, di spessore maggiore dalle antiche,
e la pressione alquanto forte esercitata su di esse nel
fissarle all' argilla umida contribuì a produrre intorno
le cavità, che il Cordenons dovette poi togliere con
una nuova mano d' argilla. Ma le borchie antiche, di
sottilissima lamina e quasi di foglia, potevano, dove-
vano anzi essere affisse più leggermente, evitandosi, per
avventura, la formazione di quelle cavità esterne. La
sovrapposizione d'un nuovo strato di creta, che poi
avrebbe dovuto esser tolto dallo parti delle borchie
rimaste imbrattate, avrebbe esposte queste ultime, at-
tesa la loro esilità, a rompersi o cadere.

Quanto alla casa da stovigliaio, essa è certamente
da escludere per la maggior parte de'vasi borchiati
atestini, cioè per quelli del secondo periodo ; ma forse
anche per il minor numero appartenente al terzo. I
 
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