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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Orsi, Paolo: D' una città greca a Terravecchia presso Granmichele in provincia di Catania
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0113

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209

A TERRAVECCHIA PRESSO GRANMICHELE IN PROVINCIA DI CATANIA

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sepoltura ve ne aveva una di bambino. A pochi passi
da questo punto, addossata alle colline di Terravecchia
una piccola macchia si denomina Selva dei Monaci;
presso la casetta rustica vi si vedono ancora pezzi di
tubulature fittili, rottami di un grande pithos, una
« mola versatilis » di lava. Quivi fu raccolta, ed è
conservata in Granmichele dal proprietario, una co-
lonna fìttile, eguale a quella data a fig. 3.

In -\- 3 in fondo ad un angusto vallone, a po-
nente di Occhiolà, si vedono alcuni quadroni di ot-
tima fattura ; data la situazione appartata ed impervia,
credo sieno massi rotolati dall'alto, sebbene mi sia
stato riferito di un sepolcro che colà sarebbe stato
rinvenuto.

Alla Madonna del piano, piccolo santuario alle
falde settentrionali dell' acropoli (-f- 4), sul declive
delle colline, che con rapida china scendono al fiume,
mi si assicura esistano gli avanzi di una piccola terma,
che io però non ebbi modo di esaminare.

Tracce di abitazioni antiche si hanno nei fianchi
della trincea stradale, che corre incassata sul fondo
dell'avvallamento fra l'acropoli ed il Pojo dell'Aquja;
quivi stesso un rudere (-f- 5), squarciato in gran parte
dalla strada, apparteneva ad una fornace, la cui bocca
è formata da un poderoso blocco (m. 1,20 X 0,82)
con basso portello, per accensione del fuoco ; il muro,
un rozzo opus incertum, con la roccia su cui posa, è
tutto cotto dall' ardore della fiamma.

La collina ' Pojo dell'Aquja ' (').

S'erge ad un tiro di moschetto a levante dell'Acro-
poli e ne ha circa la stessa altezza ; di formazione are-
naria finisce in alto in una spianata abbastanza vasta
(parecchi ettari), dalla quale si gode vista incantevole
sopra tutto verso settentrione. Sul margine sud-est di
questa collina (cfr. fig. 1, n. 6) in una terra di certi
fratelli Di Conto avvennero le importanti scoperte,
che diedero argomento agli scavi ed alla presente me-
moria. Quivi nell'inverno e nella primavera del 1894

(') La toponomastica di tutta codesta regione, come in ge-
nere della Sicilia, è molto incerta ed oscillante ; quindi indi-
cazioni doppie e dubbie, a seconda degli informatori. Il nome
stesso di questa collina, variamente pronunciato, secondo gli
uni significa aquila, secondo altri acqua ; io adotto perciò la
forma raccolta dai contadini del sito. D'Amico (op. cit.) dice
che Occhiolà era anche chiamata Aquila, Alvila, Alchila, evi-
dentemente da codesta collina.

s' incominciarono a trovare terrecotte, che a piccoli
lotti si portavano sul mercato antiquario di Siracusa ;
la speranza del guadagno, e più quella di un supposto
tesoro animarono siffattamente i Di Conto, che im-
presero scavi su così vasta scala, che il deposito o
scarico delle terrecotte venne da essi quasi per in-
tero esaurito ; così che quando io dal 25 febbraio al
3 marzo 1895 mi condussi sul posto per eseguire
scavi e studi, ebbi dai primi molto modesti risultati.
Per fortuna però l'intero prodotto degli scavi Di Conto
potè essere assicurato al Museo di Siracusa.

Ma avanti di prendere in esame il materiale ar-
cheologico, è bene che brevemente discorriamo degli
altri avanzi esistenti sulla collina. E dirò subito sem-
brarmi escluso in modo assoluto, che la parte supe-
riore di essa abbia fatto parte dell' abitato antico,
malgrado che e per postura e per estensione fosse la
più acconcia e deliziosa delle varie colline note sotto
il nome complessivo di Terravecchia. Percorrendone in
tutti i sensi i contorni e le pendici, in verun punto
avvertii traccia di mura di cinta ; nò sopra la spia-
nata, per quante dimande io abbia rivolte ai contadini,
ebbi notizia che mai si fossero rinvenuti ruderi, o tracce
di fabbricati ; e d' altronde nelle terre, diligentemente
coltivate, non si avvertono quelle chiazze nerastre co-
sperse di cocci, che sono sempre indizio sicuro di an-
tichi centri abitati.

Solo all'estremità sud-ovest, nel piccolo terreno dei
fratelli Di Conto ci sono gli indizi, senza che per ora
se ne sieno scoperti gli avanzi architettonici, di un
antico santuario. Sopra un' area di m. 60 X 27, ora in
gran parte coltivata a vigna, si vedono delle macchie
di terra nerastra ; ed a fior terra, qua e là, piccoli tratti
di muro di pessima costruzione (ciottoloni, rottami di
laterizi) con avanzi di cattivo intonaco, che in verun
modo possono essere attribuiti ad un santuario an-
tico; anche per ciò che essi si trovano a cm. 30-70
di profondità in mezzo a rottami fittili e tegolo ro-
mane o greco-tarde, con tracce di incendio, mentre le
terrecotte si riconobbero sempre alla profondità di pa-
recchi metri, in letti sabbiosi.

Questi ruderi superficiali appartengono dunque a
casupole di età romana distrutte da un incendio ('),

(') Può servire a prova di ciò un denaro, alterato dal fuoco,
della famiglia Afrania quivi raccolto.

Monumenti antichi. — Voi. VII.

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