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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Orsi, Paolo: D' una città greca a Terravecchia presso Granmichele in provincia di Catania
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0131

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245

A TERRA VECCHI A PRESSO GRAN.MICHE LE IN PROVINCIA DI CATANIA

246

sotto la rupe Atenea, sulla quale vien collocato il tempio
di Persefone. Ora nel Museo di Siracusa. Sono tra i
più insigni di tutta la serie, e saranno in breve più
diffusamente illustrati.

In questa rassegna io ho tenuto conto soltanto degli
esemplari di grandi dimensioni, prossimi al vero; do-
vrebbonsi aggiungere ad essi altri mezzani (a. cm. 20-30)
e piccoli, di eguale stile dei maggiori, colla sola dif-
ferenza che il kalathos è talvolta adorno di fiori ; essi
derivano, per lo più, da quelle stesse città che hanno
dato esemplari grandi ; ne conosco di Granmichele
(Museo Siracusa), di Akrai (M. Palermo e Siracusa),
Siracusa (ex collez. Borgia), Gela (M. Sirac.) ed Agri-
gento (M. Sirac.) ; non v' è dubbio che anch' essi rap-
presentino la stessa divinità degli esemplari mag-
giori. Qui ne riproduco uno inedito del Museo di Sira-
cusa, proveniente forse da Granmichele, quantunque
manchino dati certi (tig. 34).

Fio. 34.

Stilisticamente queste teste ci riportano a circa un
secolo e mezzo di vita artistica, e così esso possono
raggrupparsi intorno ai tipi più salienti : arcaismo raf-
finato (n. 1-2); arte perfetta del finire del V secolo
(n. 19-24); arte nobile coi primi accenni sensualistici
dei primi lustri del IV sec. (n. 9-13); arte del pieno
sec. IV (vari esemplari).

Il'fatto che fuori della Sicilia sembra sconosciuto
questo tipo plastico (piccoli esemplari di Napoli, ter-

recotte n. 6752-59) ('), l'unità dei caratteri fondamen-
tali conservati attraverso il succedersi dei vari stili,
sembrano argomenti di peso per far credere che si tratti di
un tipo plastico e ieratico, peculiare all' arte siceliota,
nato e sviluppato nell' isola, in servizio di un culto
che vi aveva grande diffusione (ì). Per ora ci manca
il modo di stabilire il prototipo, il quale però deve
datare dal 500 circa; il motivo plastico accettato per
rappresentare le divinità di Eleusi, chè non altro rap-
presentano le nostre teste, era tanto diffuso, gradito
ed ammirato dalle popolazioni greche dell' isola, che
negli ultimi lustri del V secolo se ne impadronirono
anche i celebrati incisori Cimone ed Eveneto, e con
migliorie ed adattamenti lo immortalarono nei loro de-
cadrammi; essi consacrarono solennemente in un
grande ricordo nazionale un tipo ieratico che aveva
già incontrato il favore di tutti i Sicelioti (3). L' arte
greco-sicula, che ha tanti contatti colla pelopounesiaca,
non li smentisce nemmeno qui, e sopratutto negli esem-
plari più antichi della serie ; in fatto le due teste più

(') Le maschere-busti della necropoli di Myrina (Reinach,
Myrina, tav. XXVII, 2, Archaeol. Anzciger, 1896, pag. 221),
rappresentano bensì la stessa divinità funebre, spettano alla
seconda metà del V secolo, ma ne ò diverso lo schema organico.

(2) La terracotta siciliana della coli. Gréau, ora Berlinese
(Frohner, Cateti, des tcrrescuites grecques, 1891, n. 130. —
Archaeol. Anzciger, 1892, pag. 104), rappresenta una donzella
seduta sopra una roccia, nella quale ò aperta una nicchia, con-
tenente tre busti minuscoli, che ripetono esattamente i nostri.
La stessa rappresentanza si ha sopra una moneta di incerta città
siciliana (Imhoof-Blumer, Monnaies grecques, tav. B, 24, 25)
ed in questi monumenti si volle vedere, non so con quanta ra-
gione, una rappresentanza delle Charitcs o di Ninfe. Però essi
sono por lo meno una prova ulteriore della peculiarità di co-
desto tipo plastico nell'isola, e perciò appunto io propongo
di vedervi Ge, Dcmeter e Core, oppure la tricorporea Hekate.

(3) Non è qui il posto di una minuta analisi comparativa
fra le teste fittili e le monetali per stabilire i contatti e le
differenze che fra loro intercedono. Il Pottier (Les statuette*
en tcrrecuite dans Vantiquité, pag. 202) ha giustamente rav-
visato il nesso fra le teste monetali e le fìttili; ed ora dopo
la scoperta di altri esemplari, sopratutto degli agrigentini, io
devo ricredermi dalle riserve altra volta espresse {Notizie degli
scavi, 1891, pag. 380, nota 1) sul riguardo. Già l'Evans, che
ha magistralmente illustrato Cimone ed Eveneto (Syracusan
medaillons and their engravers in the Ughi of recent finds,
pag. 39 e segg. Orsi, Rivista di storia antica, I, pag. 09),
crede di aver scoperto un artista anonimo, più antico dei pre-
cedenti, al quale dovrebbesi attribuire l'archetipo dei medaglioni;
con ciò l'originalità di Cimone ed Eveneto, come creatori della
testo, vien messa in forse. Per la cronologia tengasi presente
che le primo teste di Cimone datano dal 412, le prime di
Eveneto dal 406, e che il tipo di Aretusa e Persefone fissato
dai due maestri, dura sino alla metà del IV secolo.
 
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