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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Savignoni, Luigi: Di un bronzetto arcaico dell'acropoli di Atene e di una classe di tripodi di tipo greco-orientale
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0149

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281

E DI UNA CLASSE DI TRIPODI DI TIPO GRECO-ORIENTALE

282

che, per essere molto artificiosamente disposto, nou è
nemmeno chiaro in sè stesso. Si può infatti pensare
che quel gruppo di pieghe simmetriche, che si vedono
discendere di sotto all' avambraccio d., appartenga a
un chitone succinto, che avvolga solo in parte le gambe,
e che poi sul medesimo sia accomodato un mantello
in guisa da essere ripreso attorno al gomito d. e quindi
rigettato siili' avambraccio s., formando così sul davanti
una nuova ricaduta di pieghe. Contuttociò non pare
escluso che l'intero indumento consti soltanto d'un
mantello raddoppiato a mo' d'una diplax, cosi che
tale ricaduta insieme a quella porzione di stoffa che
aderisce alla coscia d., dove una linea obliqua pare ne
contrassegni l'orlo, appartenga all'jaddoppiatura este-
riore del mantello, e che alla interiore spetti appunto
quel primo lembo pieghettato, che continua attorno alle
gambe : tanto più che ivi la guarnizione dell' orlo, seb-
bene corrosa, appare identica a quella di tutto il rima-
nente ('). Ma ammesso anche il vestiario doppio, ciò
non sarebbe decisivo, poiché nello stesso gruppo di
monumenti, con cui il nostro si connette, una tale ric-
chezza di vesti è comune ad ambedue i sessi, come
pure promiscuo è l'uso di chitoni lunghi e corti (2).
Noterò soltanto che nel caso nostro il chitone potrà
sembrare troppo scollato (poiché non arriva più su che
a mezzo petto) e troppo corto per una donna, se spe-
cialmente si badi qui stesso alla sua differenza da
quello.sicuramente muliebre della suonatrice, ed anche
da quello di Dioniso, cui appunto come ^rjlvnoq<pog con-
viene la lunga veste (3). Viene per ultima una quarta
persona (di cui manca la metà superiore) fornita sol-
tanto di una clamide e di stivali con ali di dietro e
gambaletto ricurvo sul davanti. Un particolare degno

(') Davanti all'originale mie parso più probabile questo
secondo panneggio. Pel manto ionico avviluppante tutto il
corpo si può confrontare l'Ermete del rilievo arcaico in Bull,
de corr. hell, 1889, tav. XIV; cf. ivi anche il modo simile
onde l'ultima donzella porta per mano il ragazzo.

(2) Per le vesti corte delle donne in monumenti ionici cf.
Petersen, 1. cit., p. 277, 290, 292 ecc., ed anche il tripode del
nostro elenco V, B 2 (uomo e donna ?) ; per le lunghe degli
uomini cf. le figure maschili del tripode IX, nonché (in contradi-
zione con Petersen, 1. cit., p. 299, nota 1) V Ermete delle lamine
di Bomarzo, Ani. Benkm., I, tav. XXI, i ; del vaso di Monaco
con Io Wiener VorlegebL, 1890-91, tav. XII, 1 (cf. per questo
Studniczka, Jahrb. d. Insl, 1890, p. 143.); e infine del vaso con
Alcioneo, Mm. Gregor., II, tav. XVI, 2 (cf. Dummler, Rum.
Mitth., Ili, 1888, p. 107, n. IV).

(3) Cf. Preller-Robert, Griech. Myth., I, p. 664, n. 3.

di attenzione è poi la punta rivolta in su tanto in
questi come nelle scarpe delle altre figure (').

Nasce ora spontaneo il desiderio d'intendere il signi-
ficato di questa rappresentanza che appartiene certa-
mente al ciclo mitologico, e più specificatamente a
quello dionisiaco. La difficoltà della spiegazione sta
nel nome da dare alla terza figura. Se questa fosse
muliebre, si potrebbe ravvisarvi sia Semele condotta
in Olimpo da suo figlio, sia Arianna, novella conquista
di Bacco, forse meglio la seconda che la prima, a causa
dell' aspetto giovanile e dell'abito, certo poco matro-
nale (2). Se poi si tratta di un giovane condotto via
da Dioniso in mezzo al suo tiaso, qui rappresen-
tato dall' auletria, in tal caso a nessun'altra leggenda
si potrebbe pensare meglio che a quella di Efesto ri-
condotto in Olimpo dal dio del vino. Questo soggetto,
che è uno de' più familiari all'arte greca arcaica (3),
sarebbe qui espresso molto semplicemente secondo i
principi dell'antichissima composizione paratattica, in
modo che le figure ci stiano dinanzi con atteggia-
mento calmo, quasi solenne, e senz' alcun accenno di
comicità o d'ubbriachezza( '). La rappresentazione di
Efesto qual giovine imberbe s'intenderebbe facilmente
dalla relazione del bronzetto con altre opere, dove la
mancanza della barba nelle figure virili è proprio
caratteristica (5). Quanto all' ultimo personaggio cogli
stivali alati, sebbene in parecchi dei tripodi di questa
specie si trovino figure siffatte senza determinato signi-

(') Anche per questo particolare rimando alle osservazioni
del cap. Ili, p. 366.

(2) L'unione di Dioniso con Arianna è già ovvia nell'arte greca
arcaica (cf. Thraemer in Roscher, Lex. d. Myth. I, col. 1147); ma
dell'apoteosi di Semele nessun esempio in quella(ibid., col U IC);
per altro nel trono di Amicle si vedeva davanti a Zeus Ermete
insieme con Dioniso e Semele (apoteosi ?).

(3) Cf. Waentig, De Vulcano in Olympum reducto, e per
ultimo Loeschcke, Athen. Mitth. d. Inst., XIX, 1894, p. 510 segg.

(4) Per l'andare a piedi si avrebbe una somiglianza più colle
rappresentanze del mito nei vasi a f. r., che con quelle dei vasi
a f. n., dove Efesto è sempre a cavallo sul mulo. Nel caso pre-
sente la scelta della formula può dipendere dal sistema para-
tattico usuale in questi tripodi, di cui v. appresso, e dalle con-
dizioni tectoniche, che non ammettevano lo svolgimento d'una
composizione complicata. Per la mancanza di ogni indizio del
difetto fisico di Efesto e de' suoi attributi (la figura del bron-
zetto ha il pugno chiuso senz' aver mai tenuto alcun oggetto,
come pare) basta ricordare che l'arte l'ha espressi, o no, a
piacimento.

(5) Anche per ciò cf. cap. Ili, p. 368. Importa intanto ram-
mentare il vaso « ceretano n di Vienna, citato alla p. 280, nota 1,
dove è Efesto ragazzo, con lunghi capelli, chitone e mantello.
 
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