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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Savignoni, Luigi: Di un bronzetto arcaico dell'acropoli di Atene e di una classe di tripodi di tipo greco-orientale
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0153

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289

K DI DNA CLASSE DI TRIPODI DI TIPO GRECO-ORIENTALE

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italica, che prima erano ritenute come prodotti locali (').
Essendo pertanto scossa anche la base del giudizio
stilistico, non rimane altro, in sul momento, che esa-
minare e ponderare, volta per volta, i diritti che
sopra un dato oggetto può vantare l'una o l'altra
cerchia artistica. E nel caso presente la già notata

attinenza del bronzetto dell'Acropoli ad un gruppo di
tripodi ben determinato ci rende impossibile il distac-
care quest'esame da quello del gruppo intero, e c'im-
pone il dovere di considerarlo in un contesto più
largo, proseguendo innanzi tutto, per quanto si può, lo
sviluppo e la storia del tipo stesso.

IL

I TRIPODI A VERGHETTE

E IL PROGRESSIVO SVILUPPO DI QUESTO TIPO.

I tripodi a verghette (2) ed a ricca decorazione,
fino a noi pervenuti, ai quali va ora unito il fram-
mento dell'Acropoli di Atene, furono trovati tutti, tranne
quello e i frammenti di tre altri (nn. II, Vili e XI del-
l' elenco che segue) negli scavi fatti nell' antico ter-
ritorio di Vulci nel terzo decennio di questo secolo ;
e però li designerò qui col nome, convenzionale benin-
teso, di tripodi vulcenti.

Notizie particolareggiate intorno alle circostanze
di travamento mancano disgraziatamente per gli esem-
plari scoperti a Vulci, ad eccezione, credo, di uno solo,
indeterminato, pel quale siamo informati del genere
della tomba e di una parte almeno degli oggetti che
erano con quello associati (3). Anche per il frammento

di Atene nulla di più sappiamo fuor che fu rinvenuto
nei recenti scavi dell'Acropoli insieme a tanti altri

(1) Cf. von Duhn, Annali d. Inst. 1879, pag. 119 segg. e 1883,
pag. 184 segg. Holbig, ibid. 1880, pag. 223 segg. Furtwangler,
Olympia, IV, p. 145, e Bronzefunde, p. 75. Diimmler, Ròm. Mitth.
II, 1887, p. 171 segg. e III, 1888, p. 159 segg. Pottier, Bull. corr.
hell. 1892, p. 240 segg. Studniczka. Jahrb. d.Inst., V, 1890, p. 142
segg. Diimmler, testo ad Antiko Denkm.I,tav. XXI (lamine di Bo-
marzo). Schumacher, Ueber eine praenestinische Giste, p. 74 seg.
G. Kòrte, Ueber eine altgriechische Statuette der Aphrodile
aus der Nekropole von Volsinii (Orvieto), in archaeol. Stu-
dien H. Brunn dargebracht, p. 1 segg. Poterseli, Bronzen von
Perugia, Ròm. Mitth.,IX, 1894, p. 253 segg. Invece Gsell, 1. cit.
nella nota precedente, ritiene che si debba assegnare una gran-
dissima parte alla fabbricazione italiana.

(2) Così designo la specie detta dai Tedeschi « Stabdrei-
fiisse ».

(3) Domenico Campanari nel Bull. d.Insl., 1835, p. 203 segg.
(cf. De Luynes, Nouvelles Annales, I, 1836, p. 51 seg.) dà no-
tizia di una tomba vulcente intatta, a due camere. Nella prima,
fra la suppellettile attorno allo scheletro di un guerriero,

Monumenti antichi. — Vol. VII.

era anche «un tripode ornato di bassirilievi », che non può
essere che un tripode del tipo stesso di cui si tratta, dato il
luogo e il tempo del ritrovamento e l'epoca stessa della tomba,
quale si desume dagli altri oggetti di questa. Fra essi rilbvo
« un vaso elegantissimo (« amphore », De Luynes) di bronzo or-
nato di gentili meandri graffiti e ricoperti di argento, con due
umane figure (« figures viriles nues », De Luynes) in luogo di
manichi di bella e finita scultura (dunque del tipo delle anfore
ionico-calcidesi, di cui si dirà a p. 329 segg.), un altro vaso rotto
di metallo, ricco delle più fini incisioni», e precipuamente sopra
il teschio « un elmo fluissimo intarsiato d'argento con elegante
bassorilievo » rappresentante la contesa tra Ercole e Apollo per
la cerva, pubblicato in Monumenti inédits, tav. III, A (cf. Nouv.
Annales, 1. cit.; la detta contesa anche presso Overbeck, Kunst-
rnythologie, Apollon, p. 418, fig. 23), il quale, a giudicare dal di-
segno pubblicatone, ora, dopo lo studio citato del Petersen in-
torno i bronzi di Perugia, non può pel suo stile considerarsi
altrimenti, che come lavoro prettamente greco-ionico e dei più
fini ; come greca è pure la forma stessa dell' elmo (per Overbeck,
1. cit., lavoro etrusco; anche per Furtwangler presso Koscher,
Lexik. d. Myth.,I, col. 2200, lin. 48 « archaisch-etruskischen
Stiles »). Questo è ora a Parigi nella Biblioteca nazionale (cf.
Babelon et Blaucbet, Catalogue des bronzes ant. de la libi, nat.,
n. 2013, dove pure è detto « casque grec »). Alla stessa arte
sembrano appartenere anche i vasi citati, per quanto lo si può
desumere dalla descrizione (« tous ces Objets analogues entre
eux par leur richesse et leur travail ampie et sevère envi-
ronnaient le guerrier étrusque», De Luynes; il quale, eviden-
temente dietro autopsia degli oggetti, insiste a p. 52, nota 1,
sulle loro somiglianze di stilo e li suppone fatti in Etruria da
artisti di scuola dorica), nonché le collane, gli anelli e gli altri
ornamenti trovati presso il cadavere di donna nella seconda ca-
mera, pubbl. in Mon. d. Inst., II, tav. VII (la relativa citazione di
Campanari è errata). In questa era pure « un vaso a calice di bel
disegno a figure rosse rappresentante il ratto di Proserpina [?],
un' idria con quadrighe in corso e due olpi di volgare argu-

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