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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Savignoni, Luigi: Di un bronzetto arcaico dell'acropoli di Atene e di una classe di tripodi di tipo greco-orientale
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0192

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DI UN BRONZETTO ARCAICO DELL' ACROPOLI DI ATENE

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e 1' aspetto stesso di queste, quasi cordoncini plastici
intaccati da incisioni più o meno orizzontali, ci ram-
menta non solo bronzi sicuramonti greci ('), ma anche
opere d'altre materie, non per questo solo rapporto
connesse col nostro soggetto, quali p. e. le arcaiche
stele di Sparta da un lato, e dall'altro le quattro
piastrine d' avorio tarquiniesi, i cui molti e spiccati
ionismi, anche di stile (che tanto le avvicinano alle
lamine di Perugia, oltre che ad altri monumenti greci),
non lasciano ormai dubitare da che parte se ne debba
ricercare l'origine (-). Con queste ultime, come anche
col Tritone di Vettersfelde (3) è da paragonare poi
1' Ermete I B 3 e l'Euristeo IX B 3 per la petti-
natura all' indietro della prolissa chioma, che nel se-
condo mostra quella caratteristica bombatura striata
sulla fronte, comune si a quelle, come a qualcuna
delle figure perugine (''). E sempre nella medesima

(') Cf. in genere i bronzi già spesso menzionati, special-
mente i giovani che fanno da manico in utensili ionico-calci-
desi, p. e., Banner Studiati, p. 176 ; cf. auche De Ridder, Bron-
zes dela soc. arch., n. 151, tav.I; n. 880, tav. Ili, 3; e Petersen,
1. cit., p. 309, n. 56. Cf. sopra cap. I, p. 280.

(*) Monumenti d. Inst., VI, tav. XLVI, n. 1, 2, 3, 4= Mar-
tha, Art étr., p. 306, fig. 206. Già il Martha, p. 304, le considera,
anche per motivo della materia, come opera straniera, forse di
artista ciprioto. Cf. tra l'altro, per la netta espressione della
femminilità dell'animale nel n. 3, Petersen, 1. cit., p. 291, e
per la posiziono del medesimo, anche la pantera a s. nell'anfora
di S. Genesio, Schumacher, Bronzen in Karlsruhe, 527, e Praes-
tinische Ciste, p. 75, dove ricorre anche l'arbusto con flore a ven-
taglio (loto?) ; per la testa del dio marino n. 4 l'Argo del vaso di
Io, Wiener Vorgebl, 1890/91, tav XII (sopra p. 281, nota 2) e
P Alcioneo del Museo Gregor., II, tav. XVI, n. 2 (Diimmler, Róm.
Mitth., A, 1888, p. 167, n. IV); pel suo tipo il Tritone di Vetters-
felde e quello del fregio di Assos. In quest' ultimo è notevole
il riscontro dei banchettanti e del coppiere colla piastrina
n. 1. Nò vi mancano gli altri particolari, di cui appresso. Le
idee di Brunn, Annali d. Inst-, 1860, in proposito sono ormai
antiquate. La finezza del lavoro ricorda i migliori rilievi ionici.

(3) Furtwàngler, Goldfund von Vettersfelde, tav. I, n. 1.

(4) P. e. il Zeus, di cui Petersen, 1. cit., p. 2675, 5 a b c.\ cf.
p. 303, n. 28-31. Cf. anche sopra il manico di Firenze, p. 347.

sfera ritroviamo i segni caratteristici della mancanza
della barba in figure, che altrove ne sono di solito for-
nite, e del profilo obliquo della testa non di rado
molto allungata, come nelle razze dolicocefale ; segni
particolarmente comuni nelle figure di Eracle (l). Dello
sfoggio di ali finalmente ho appena bisogno di par-
lare : non solo la forma, ma quella stessa loro con
giuntura sul davanti, anziché al dorso della persona,
come in V B, e quella frequente apposizione di una
o due alette ai piedi, anche di figure non sovrumane,
sono, com' è noto, proprietà spiccate dell' arte ionica (2).

(') Cf. specialmente F Eracle IX A 1, con quello combattente
con Kyknos nel rilievo di Perugia, Petersen, 1. cit., p. 274 segg.,
e inoltre con quello dell'elmo vulcente, cap. II, p. 289, nota 3.
Eracle imberbe, arcaico, in statue di Cipro citate presso Roscher,
Lexikon, I, col. 2149 e in una delle metope di Selinunte, dove,
come nelle stele spartane, la mancanza della barba è normale.
Figure imberbi ovvie nei vasi calcidesi: per Ermete in modo
speciale v. von Duhn, Annali d. Inst., 1879, p. 146 seg. ; cf. anche
quello del vaso con Alcioneo citato p. 367, nota 2. Il tipo doli-
cocefalo con profilo sfuggente, forse dovuto ad influenza egi-
ziana, ricorre nelle idrie ceretane e nei loro derivati (Diimm-
ler, 1. cit., p. 166 segg.; aggiungasi qui Walters, Calai, of the
vases in British Mus. B 59, tav. II), nonché in bronzi della
Campania, p. e., Monum. d. Inst., XI, tav. VI, 1 ; Annali, 1880,
tav. V, 3 a; per tale profilo ricordo anche la testa muliebre, An-
nali, 1861, tav. E, n. 2 di una metopa del tesoro dei Sifnii a Delfo
(cf. Beri. Phil. Woehenschr., 1895, p. 252). Cf. infine le ci-
tate piastrine tarquiniesi e le lamine di Bomarzo.

(2) Cf. Diimmler, Ròm. Mitth., II, 1887, p. 183 seg.; e per le
alette alle scarpe Studniczka, Jahrb. d. Inst., V, 1890, p. 144 segg.
ed anche per la loro origine Chr. Scherer presso Roscher, Le-
xikon, I, col. 2400 seg., e Knatz, De Persei fabula, p. 42: di
solito sul davanti della scarpa non è un' ala, ma il tirante ripie-
gato, tuttavia talvolta si hanno veramente doppie alette, come
in V B. Per l'abbondanza di ali ricordo pure i due scarabei
antichissimi di Cipro, Murray, Handbook of archaeol., tav. XII,
n. 6, 9, p. 169, e il vaso ionico della Tolfa, Jahrb. d. Inst., IV,
1889, tav. V-VI; per la loro congiuntura sul davanti la lamina
presso Schumacher, Bronzen in Karlsruhe, n. 268, tav. VI, 1, ora
attribuita ad un' officina della Magna Grecia (cf. id., Praen.
Ciste, p. 77) ; e per il loro adattamente ai fianchi il sarcofago di
Clazomene, in Antike Denkm., I, tav. XLIV e l'altro in Bull, de
corr. hell, XIX, 1895, p. 71, fig. 1, e tav. I, cf. p. 82 seg. (Joubin).
 
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