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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Pasqui, Angiolo: La villa pompeiana della Pisanella presso Boscoreale
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0260

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503

LA VILLA POMPEIANA DELLA PISANELLA

504

ferro forata, che determinasse 1' apertura superiore (').
Un pernio {clavus) trasversale, e passante per la co-
luraella, teneva fermo il congegno in modo che per
nessuna causa sobbalzasse e procurasse quindi l'attrito
delle ruote nell' orlo del catillus. Le ruote (orbes)
avevano nel mezzo una buca quadrata, nella quale era
incastrato ed impiombato il mozzo (modiolus) di ferro,
che aveva il foro circolare nel centro (fìg. 70 a), tanto
largo quanto occorreva perchè vi girasse liberamente
la cupa Ai piedi pure del trapeto si trovarono
quattro armille di ferro, fiorate in senso diametral-
mente opposto. Queste dovevano costringere le ruote
nella stanga, affinchè, come ammonisce Catone, i perni
che tenevano le ruote alla dovuta distanza non aves-
sero attrito colla cupa (3). La fìg. 70 c dimostra la
disposizione di un' armilla addossata al modiolus qua-
drato di una ruota, e fissata col clavus alla cupa.

Chiuderemo questa illustrazione del trapeto, sco-
perto nella villa rustica della Pisanella, col dire che
mentre le ruote erano state smontate e trasportate
altrove, la stanga coi suoi accessori era stata deposta
nell' angolo della stanza più vicino al trapeto. Qui
infatti erano rimaste quasi in piedi le fasciature cir-
colari (imbrices ferreae), che rafforzavano tutta quella
parte della stanga compresa tra ruota e ruota.

Inoltre la columella, per difenderla dalla polvere
e dall' ossido, fu coperta con un vaso cilindrico a ver-
nice corallina rimboccato sul miliarium. Questo vaso,
la cui bocca era molto ristretta e chiusa internamente
da battente, proveniva da fabbriche aretine e trovava
riscontro nei vasi usati per conserve, come i moderni
barattoli, i quali furono pure adoperati nei sepolcri
come olle cinerarie in tutto il primo secolo dell' im-
pero

Altri utensili necessari alla manipolazione dell' olio
erano disposti attorno al mortariurn, o caduti lungo
le pareti dalle impalcature sostenute da mensole. Con-
sistevano essi in urceoli, anforette e piccole olle di

0) Sublaminas polulas minutas supponito, eas inter se con-
figito, ne foramina malora fiant. Cato, XXI.

(2) Modiolos in orbis olea facito, et eos circumplumbato,
caveto ne laxi sient. Id., XX.

(3) Armillas quatuor facito, quas circum orbem indas, ne
cupa et clavus conterantur intrinsecus. Id., XXI.

(4) Fabroni, St. degli antichi vasi fìttili aretini, p. 34.
tav. IV, 1. Il Museo aretino conserva tre esemplari di simili
vasi, che provengono dalle tombe scoperte una ventina di anni
addietro alla Bagnaia presso Arezzo.

terracotta grezza, ed in due attingitoi di lamina, con
manichi fusi, ornati sopra da una foglia arricciata ed
in basso da una protome femminile.

Infine lungo la parete che stava di fronte alla porta
si trovarono molte anfore vinarie ed altre olearie, ma
vuote, ben pulite, e quindi là messe come in depo-
sito, belle e apparecchiate per la nuova raccolta. Al-
cune di esse avevano segni numerali od iscrizioni
fatte coli' atramente o colla tinta rossa (cfr. Catalogo
n. 244, 245, 251, 253, 254, 255).

Nubilarium et area (Tav. XIV, V, Z).

Nella parete sinistra della cella vinaria era una
porta che metteva in una grande stanza di pianta ret-
tangolare, bene intonacata e con quattro finestre a
feritoia, aperte sulla parete lunga di fronte all' in-
gresso. Questo ambiente con un lato breve trovavasi a
contatto del torcularium da olive, ma non aveva con
esso alcuna comunicazione; coll'altro lato formava l'an-
golo sud della villa. Altra porta più grande della
prima, situata in faccia a questa, metteva all'aperto
sopra un' area pavimentata e circuita da muro basso.
Questa porta, essendo all' esterno, richiedeva solida
difesa, e infatti per rinforzo dei suoi stipiti di legno
furono collocati ai lati della soglia due pezzi di ba-
salte con profondi incastri. La vicinanza di questo
ambiente ad un' area scoperta e l'ammasso di biade e
di fieno ivi trovato, fanno riconoscere in esso il nu-
bilarium, cioè quel luogo coperto, nel quale si ripo-
nevano le messi prima della trebbiatura, e fanno pa-
rimenti conoscere nell' area stessa il piano su cui la
trebbiatura si faceva (1).

E ben si addice al nubilarium la grande porta
esterna pel passaggio dei carri, dei quali si riconob-
bero gli avanzi entro il medesimo e per la comodità
del trasporto delle manne di grano o di fieno.

Un ammasso di strami, cioè di fieno, misto a ceci

(') Aedificium facete oportet, sub quod tecturn totani funài
subiicere possit messem, quod vocant quidam nubilarium. Id
secundum aream faciundum, ubi triturus sis frumentum, ma-
gnitudine prò modo fundi ex una parte apertum, et id ab
area, quo et in trituram proruere facile possis, et si nubilare
coeperit, inde ut rursus celeriter reiicere. Varrò, I, 13, 5;
cfr. Colum. I, 6, 24: « (Areae) nubilarium applicaridebet ma-
ximeque in Italia, propter inconstantiam coeli, quo collata se-
mitrita frumenta protegantur si subitaneus imber incesserit.
 
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