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DI UNA TESTA D'AFRODITE

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marmo greggio a rinforzo del medesimo ('). Tutto ciò
contrasta colla fattura diligente della faccia, sulla
quale l'artista sembra avere concentrato tutto il suo
studio, direi quasi tutte le carezze de' suoi strumenti
per darle vita e morbidezza. Ciò che infatti costituisce
tutta l'attrattiva di quest'opera è la fusione armoniosa
della forma esteriore colla vita dello spirito, della flo-
rida beltà della giovinezza con un sentimento delicato
e piacevole, che si esprime nella languida inclinazione
del capo e nello sguardo trasognato degli occhi a man-
dorla, volti in su nella lontananza, come in persona
che si abbandoni colla mente dietro a pensieri soavi
d' amore.

Nessun dubbio che questa testa appartenga ad una
rappresentanza di Afrodite. Le sue concordanze col-
F ideale di questa dea, quale ci è rappresentato in
genere nelle opere attiche del IV secolo a. Cr., sono
visibili a colpo d'occhio. E se la si considera in rap-
porto coli' arte dei due più grandi maestri di quel
tempo, tosto il pensiero si fissa sopra Prassitele e la
sua Cnidia. Perocché, se nell' espressione essa ci si
presenta quasi come una variante di un motivo pre-
diletto non solo da Prassitele, ma da Scopa altresì,
come ci fa supporre la bella testa di dea scoperta in
Atene sul declivio meridionale dell'Acropoli (2), non
possiamo tuttavia tardare a riconoscerne il divario
dalle teste più energiche e più ispirate del secondo, e le
somiglianze invece colle teste più delicate e più aggra-
ziate, che seppe creare la mano del primo. Nelle curve
gentili dei contorni, nello schema triangolare della fronte,
nella modellatura pastosa del volto e del collo, nel-
1' aspetto totale insomma è troppo manifesta l'impronta
prassitelica. Ma più che altrove questa ci si rivela nella
conformazione degli occhi. Il contorno degli archi so-

(') È ovvio pensare che questi difetti in parte saranno stati
resi invisibili dalla collocazione della statua, in parte dalla poli-
cromia, della quale peraltro adesso non si distinguono tracce. La
stephane sarà stata dorata come p. es. nella statuetta citata
alla p. 86, nota 1. Per l'occipite liscio si possono ricordare
alcune delle teste dei frontoni d' Olimpia, la Hera Ludovisi ecc.

(2) Athen. Mitth. des ìnstituts, I, 1876, tav. XIII; Brunn-
Bruckmann, Denkmàler, fase. 35, n. 174 a; cfr. Graef, Ròm.
Mitth., IV, 1889, p. 216. Vedi anche Furtwangler, Meisterwerke,
p. 533 ; Collignon, Ilisioire de la sculpture grecque, II,
p. 248. Per la Cnidia rimando a Michaelis in Journal of hell.
studies, Vili, 1887, p. 324 sgg., e specialmente p. 350 sgg., ed a
Furtwangler, op. cit., p. 551. La miglior copia della testa è sem-
pre l'esemplare Kaufmann, Antike Denkm., I, tav. XLI; Brunn-
Bruckmann, fase. 33, n. 161; Collignon, op. cit., II, p. 278.

pracciliari, assai bassi, segue una linea curva, che da
ciascuna parte del naso va digradando in dolci ondu-
lazioni, determinate dai rialzi dell' osso frontale, l'uno
mediano, che si continua nel naso, gli altri presso le
tempie; e qui la curva si prolunga in guisa che tra
essa e gli zigomi formasi un sensibile incavo, che dà
al taglio, un po' obliquo, degli occhi un effetto di
lunghezza ancor maggiore di quella che risulta già dal
cercato ravvicinamento delle palpebre. In queste poi
ritroviamo tutte le note caratteristiche delle teste
prassiteliche, quali sono il peculiare andamento della
palpebra superiore, il rigonfiamento della pelle presso
1' angolo esterno, il rilievo debolissimo, quasi sfuggente,
della palpebra inferiore sopra il bulbo degli occhi, la
cui forma appiattita ben si presta, insieme col sotto-
stante infossamento della pelle, a quella espressione
di fantasticheria che la caratterizza, e che va d'accordo
cogli altri segni un po' voluttuosi della <pilo[i[isiórjz,
cioè la boccuccia tumida e socchiusa, il mento riton-
detto e marcato. E così noi vediamo avere anche questa
testa « %à [lèv àiicpì rrjv xóixrjv xcà [ittconov òcpQvmv
ts rò £vyQcc/.ifiov. . ùìGtvsq ó UQCc'giTt'fajc sTtoirjds, xcà
roòv 0(p-d,ctXfiwv óè TÒ vyqòv àixa (paiÓQcp xcà xs-

%C<Ql(f[lil'O) i (').

Queste parole sì di sovente ripetute ancor bene si
adattano alla testa di Gortyna, in quanto che non è
essa una semplice reminiscenza o un rifacimento del
tipo della Cnidia, secondo un gusto più recente, qual' è,
a mio modo di vedere, la nota testina di Olimpia,
in cui il carattere prassitelico appare già di molto
offuscato e portato alla maniera (2) ; ma è una manife-
stazione artistica originale e parallela alle immagini
d'Afrodite create da Prassitele, nella quale un siffatto
carattere si mantiene puro e limpido così nella con-
cezione come nello stile. Per queste proprietà e per la

(!) Lucian, Imagines 6= Overbeck, Schriftquellen, n. 1231.
Per le caratteristiche delle teste Prassiteliche in paragone
con quelle dell' arte di Scopa cfr. Treu, Athen. Mitth., VI, 1881,
p. 393 sgg. ; Graef, Ròm. Mitth., IV, 1889, p. 201 sgg. ; e il rias-
sunto dell'Amelung, Die Basis des Praxiteles aus Mantinea,
p. 73 sgg.

(2) Olympia, III, tav. LIV, e nel testo ibid., p. 206, fìg.235;
Ba,-amn\s,ter,Denkmàler, II, fig.1294. Il Michaelis, 1. cit., la credette
copia della testa della Cnidia stessa. Contro il Furtwangler, il
quale, op. cit., p. 551 e 642, la giudica opera affrettata e decora-
tiva, il Treu in Olympia, III, p. 208 ne esalta il maggior pregio
in confronto colle copie della testa della Cnidia e la crede
una « kongeniale selbstàndige Weiterbildung der knidischen
Aphrodite, wahrscheinlie.h durch den Meister selbst ri !
 
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