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DI UN VASO FENICIO RINVENUTO IN UNA TOMBA

DELLA NECROPOLI DI TARQUINII

I.

Il raro vaso che offre argomento a questa mia nota,
del quale è qui rappresentata la forma a due terzi
dal vero (tav. II), e sono raffigurati i rilievi alla gran-
dezza dell' originale (tav. Ili, IV), fu scoperto il 3 di
aprile dell'anno 1895 in una tomba della necropoli
tarquiniese, ed è ora conservato nel museo munici-
pale di Corneto-Tarquinia (').

La superficie esterna di esso può, per rispetto
alle sue decorazioni, dividersi in quattro sezioni o
zone orizzontali, l'una all' altra sovrapposta. La
prima, che gira presso l'orlo del vaso, e l'ultima,
che ne copre l'estremità del piede, sono occupate da
un fregio composto con elementi decorativi, che assai
sovente si vedono dipinti, tracciati a graffito o scol-
piti sui mobili egiziani, e che dell'arte industriale
egiziana sono caratteristici. Le due zone intermedie
sono invece amendue coperte di figure in leggiero
rilievo, e meritano perciò speciale attenzione.

(') È d'impasto quarzoso coperto di rivestitura vitrea, ossia
della classe dei fittili che ordinariamente si indicano col nome
di " porcellane egizie » (cfr. Perrot, Hist- de V art, I, 820; Dres-
sel, Ann. Inst., 1882, p. 5-58, tav. AB, C, D, EF; Barnabei
in Mon. Aut., IV, col. 308 sg.). Per quanto concerne le circo-
stanze del rinvenimento veggasi il rapporto del eh. prof. W. Hel-
big, pubblicato nelle Notizie degli Scavi del 1895, p. 14 sg.
Il vaso facea parte della suppellettile funebre di una tomba
a camera col tetto a schiena, riconosciuta al di sopra della
tomba detta « dei vasi dipinti n e dell' altra detta « del vecchio »
a 150 metri dallo stradello che traversa i Monterozzi. La
tomba appariva non frugata, perchè la copertura si trovò
intatta; ma poi si riconobbe che era stata violata, essendovi
entrati i visitatori da un buco praticato nella volta. Ma non
venne spogliata del tutto ; che anzi vi si lasciarono oggetti di
molto valore, e perfino parecchi in oro. Si vede che i visitatori

La prima, cioè la superiore, è come divisa in due
campi da un' iscrizione geroglifica, di cui dirò, e che è
disposta in colonna lungo l'intera altezza della zona.
A destra ed a sinistra della iscrizione sono rappre-
sentate due scene, entrambe di carattere religioso,
separate l'una dall' altra alla estremità opposta da
quattro fiori sbocciati della pianta del loto e del papiro.

Nella scena, che è a destra dell' iscrizione, è rap-
presentato un Faraone collo silenti reale sui fianchi,
le fasce nemes sul capo e l'ureo sulla fronte, che
rende omaggio al dio Oro, raffigurato con corpo umano
e testa di sparviero, vestito esso pure dello silenti,
collo scettro j uas nella destra e 1' emblema any,
nella sinistra. Il Faraone, nell' adempimento di tale
atto di omaggio, è assistito dalla dea Neit, vestita
col consueto abito delle deità femminili, col diadema
del basso Egitto sul capo e 1' emblema in entrambe
le mani. La dea Neit solleva il braccio sinistro dietro
il capo del Faraone, quasi per proteggerlo coli' em-
blema che essa tiene in mano; fra la dea ed il

agirono colla massima fretta portando via subito tutto quello
che poterono, e riuscendosene pel buco della volta. Il eh. prof.
Helbig descrisse gli ori, tra i quali il pezzo più importante
consiste in una lamina, ove è rilevata a sbalzo una donna
tra due leoni alati con teste umane di stile orientale. Tra i
bronzi si notano fibule con arco in forma di quadrupede, che
talvolta è cavalcato da una scimmia. Tra i fittili abbiamo vasi
d'argilla figulina, altri di impasto rozzo; insomma il solito
corredo che si trova nelle tombe falischc a fossa, con grande
loculo sepolcrale e nelle più antiche tombe a camera. È il
corredo medesimo della tomba Bernardini di Palestrina, dove
si rinvennero pure vasi d'impasto quarzoso a copertura vitrea,
e delle altre tombe, attribuite al VII secolo av. Cristo, età
che viene ora irrefutabilmente comprovata dall'insigne vaso
cornetano che è forse il più prezioso tra quanti di tal genere
si conoscono.
 
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