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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 8.1898

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Schiaparelli, E.: Di un vaso fenicio rinvenuto in una tomba della necropoli di Tarquinii
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https://doi.org/10.11588/diglit.9302#0054

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91

DI UN VASO FENICIO

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Faraone è ima tavola di offerte, sulla quale si vedono
due pezzi di carne, una focaccia, un'oca già prepa-
rata ed il vaso rituale, da cui esce la fiamma pro-
fumata di incenso.

Nell'altra scena, a sinistra, lo stesso Faraone è
rappresentato fra il dio Oro ed il dio Thot, che lo
hanno preso per mano. Oro, raffigurato come nella
scena precedente, volge il viso al Faraone come per
confortarlo ad andare con lui; il Faraone si muove,
e Thot, raffigurato con corpo umano e testa di ibis,
li segue. Sulle dette figure si librano due sparvieri,
gli sparvieri di Ilut ('), stringendo negli artigli 1' em-
blema Q, simbolo di eternità.

Sullo sfondo di entrambe le scene, vedonsi disse-
minati vari fiori di loto.

L'iscrizione, di cui feci cenno, dice :

Ut

« Ua li kara,

figlio del sole,

Bokenranf,

A Y largitore ài vita

^1 in eterno »

O

per cui non vi può essere dubbio che nel Faraone
raffigurato nelle scene sopra descritte 1' artefice abbia
inteso rappresentare Bokenranf, solo Faraone della
XXIVa dinastia, con residenza in Sais, la città della
dea Neit, e che regnò sali' Egitto per poco tempo,
approssimativamente fra gli anni 734-728 avanti l'èra
cristiana.

II.

Sul Faraone Bokenranf assai poche indica-
zioni dirette possono aversi dai monumenti egiziani;
ma varie notizie attendibili ci sono date sopra di lui

da Diodoro e da altri scrittori greci ('), dai quali è
designato col nome di BóxxoQig; delle quali notizie
giovandoci e mettendole in relazione con quanto dai
monumenti si sa sul periodo che precedette e che
seguì il di lui regno, si può abbastanza bene rico-
struire il momento storico, nel quale Bocoris esercitò
la sua sovranità sull' Egitto.

Incominciata coi successori di Bamesse III la ra-
pida decadenza dell' impero egiziano, succeduti ai
Ramessidi i grandi sacerdoti di Ammone, e costretti
questi a ritirarsi nella Nubia perdenti di fronte ai
principi di Tanis, i quali furono alla loro volta sopraf-
fatti dai Bubastiti, nel principio dell'ottavo secolo
avanti l'èra cristiana l'Egitto si trovava in preda
all' anarchia e alla guerra civile, promossa e tenuta
viva da molti piccoli principi, che si disputavano fra
di loro, e coi Faraoni di Bubasti impotenti a domi-
narli, la sovranità di una od altra piccola parte del
suolo egiziano. In tali circostanze incominciò ad ac-
quistare rinomanza ed autorità Tafnekt, principe di
Sais nel basso Egitto, uomo per capacità, per energia,
per ardire, assai superiore ai suoi numerosi rivali; il
quale, per tali sue attitudini, riuscì progressivamente
ad imporre la sua sovranità a pressoché tutte le Pro-
vincie del Delta e dell' Eptanomide, facendo rinascere
la speranza che, mercè sua, potesse ricostituirsi l'unità
dell' Egitto.

Ma, assalito allora dal Faraone etiope Pian chi,
che regnava a Napata e che di là si era mosso con
numerosissimo esercito, Tafnekt, vinto in parecchi
scontri, dovette riconoscere, almeno di nome, la supre-
mazia dell' Etiopia, e perdere parecchie delle provincie
prima acquistate nell' alto e medio Egitto. Senonchè
Pia neh i non era forse ancora ritornato coli'esercito a
Napata, che Tafnekt, con indomita energia, ricomin-
ciava la lotta, riguadagnando a poco a poco il terreno
perduto, senza trovare di fronte alla sua ambizione
alcuna forte resistenza. Tafnekt morì bensì senza aver
conseguito pienamente l'intento di assicurare alla sua
famiglia la sovranità dell' Egitto ; ma 1' opera sua fu
con non minore energia proseguita dal figlio Boken-
ranf; il quale, debellati i Taniti, i Bubastiti e altri

(') Apollinopolis Magna, la moderna Edfu.

(') Diodoro, I, cap. 45, 65, 79, 94; Eliano, Hist. Anirn.
XI, 1 e XII, 3; Manetone, Plutarco ecc. — Vegg. Wiedemann,
j-Egypt. Gesch., II, pag. 578 e Meyer E., ^gypt. Gesch.,
pag. 343 ecc.
 
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