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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 8.1898

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Schiaparelli, E.: Di un vaso fenicio rinvenuto in una tomba della necropoli di Tarquinii
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https://doi.org/10.11588/diglit.9302#0056

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DI UN VASO FENICIO

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guenza del puro caso, o giustificato dai più frequenti
rapporti della città di Sais colla Fenicia, si può però
con non minore ragione supporre che derivi dal pro-
posito deliberato di rappresentarvi quella Dea, che
Bocoris riconosceva come sua principale protettrice;
il che ci obbligherebbe a presumere nell'artefice feni-
cio delle cognizioni sulla religione, che a priori,
sarebbe più ragionevole attribuire ad un artefice egi-
ziano.

Per queste considerazioni, si dovrebbe supporre che
il vaso di Corneto possa essere la copia di un origi-
nale egiziano. Però altre considerazioni condurrebbero
a conclusione diversa.

E prima di tutto è da avvertire che non era con-
suetudine degli Egiziani di riunire sopra uno stesso
oggetto rappresentanze sacre e profane. Se si trattava,
per esempio, di vasi destinati al culto, quando erano
ornati di rappresentanze, queste erano esclusivamente
di carattere sacro, combinate eventualmente con fregi
decorativi ; se di uso domestico, o comunque civile, le
rappresentanze, se anche combinate talora con qualche
emblema religioso, erano però esclusivamente profane,
e tratte principalmente dalla pesca, dalla caccia, dalla
vita dei campi ed in genere dalla vita quotidiana, più
sovente, dell' Egitto, ma talvolta anche dei paesi eso-
tici e specialmente del Sudan.

Perciò io non crederei che sopra un medesimo vaso,
modellato da artefice egiziano, potessero trovarsi riunite
le scene raffigurate in entrambe le zone del vaso di
Corneto, a meno che si trattasse di un vaso votivo o
meglio commemorativo, che il Faraone dovesse deporre
nel tempio dopo una vittoria; il che sarebbe da escludersi
nel caso nostro. D'altra parte, se un artefice egiziano
avesse voluto rappresentare una scena commemorativa
di vittorie riportate contro l'Etiopia, lo avrebbe fatto
in modo diverso ; o egli non avrebbe toccato della fauna
e della flora, e in genere, della vita di quei paesi
o, facendolo, le avrebbe rappresentate in modo più
vario, più geniale e più vero.

Altrettanto dicasi dell' iscrizione geroglifica, la
quale, sopra un vaso di fattura egiziana, non si sarebbe
arrestata ad una sola zona, ovvero sarebbe stata sepa-
rata dalla zona inferiore da un fregio un po' largo

o da altra iscrizione che, a guisa di fascia, corresse
orizzontalmente intorno al ventre del vaso. L'iscri-
zione è inoltre incompleta, poiché manca, al principio,
o dell'emblema JJ^, o di alcuna delle espressioni
come « re dell'alto e basso Egitto, 52 signore
delle due regioni, X37 ® autocrate, ^ J dio

benefico, ecc. », che, o da sole, o variamente combi-
nate, sempre precedono il nome del Faraone. Il che
ci è prova che dall' artefice fenicio V iscrizione, che
si proponeva riprodurre, fu intenzionalmente abbre-
viata per contenerla in uno spazio minore di quello
che essa avrebbe dovuto occupare, senza avvedersi che
ne sarebbe risultata una iscrizione monca ed errata.

Per cui, anche sorvolando su altre più minute
considerazioni, io crederei che, se per la forma del
vaso e per la felice armonia dei due fregi, 1' artefice
potè giovarsi di altro consimile vaso egiziano che, per
avventura, presentasse anche le due scene di argo-
mento religioso, dovette almeno aggiungere e comporre
di suo la scena dei prigionieri coi banani e colle
scimmie ; la quale, pure essendo costituita di elementi
che, isolatamente presi, in maniera presso a poco ana-
loga si trovano sui prodotti dell' industria e sui mo-
numenti egiziani, è però composta in modo alieno dal
genio peculiare dei medesimi.

IV.

Del resto, gli artefici fenici avevano il modo
e la consuetudine di comporre, con elementi propri
dell'arte e della industria egiziana od assira, delle
rappresentanze originali; il che emerge specialmente
dalle coppe figurate, precipui documenti che ci sieno
rimasti dell' arte fenicia, e segnatamente da quelle più
celebri di Palestrina ('), e secondariamente da altre
di Caere e di Cipro ecc. ecc.

Nei laboratori industriali dell' Egitto, oltre a mo-
delli originali, sicuramente si avevano vere e proprie
collezioni di disegni, come per es., teste o figure
intere di uomini e di donne, di Faraoni e di regine,
immagini di leoni, di bovi, di gazzelle, di cacciatori,
di soldati e di prigionieri asiatici o negri, di scene

(') Avrebbe, per es., raffigurato semplicemente una serie
di prigionieri inginocchiati.

(') La coppa della « giornata di caccia » e quella di Esmun-
jair figlio di Ast.
 
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